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RIFLESSIONI INTORNO AD UN’EPIGRAFE ORIENTALE A CIAMPINO

RIFLESSIONI INTORNO AD UN’EPIGRAFE ORIENTALE A CIAMPINO
Marzo 01
12:03 2017

Nella tarda repubblica romana sembra avvenire l’integrazione del culto di Iside e Serapide nel pantheon romano, ma, in prevalenza, ancora nella sfera dei sacra privata, piuttosto che dei sacra publica. Questo ci documenta la ricorrente disapprovazione da parte del potere politico rappresentato dal Senato con il decreto di scioglimento dei collegia di cui facevano parte le comunità di culto.
La possibilità di praticare culti egizi con Augusto e Agrippa è ammessa solo fuori dal pomerio nella dimensione rappresentata dai santuari privati dove era possibile manifestare la propria devozione. Tuttavia queste forme di religiosità penetreranno così a fondo nella coscienza religiosa, da fondersi in ambito domestico con le pratiche religiose tradizionali di carattere prettamente famigliare: ciò comporterà l’associazione di Iside, Osiride, Anubis, alle figure preposte alla tutela della famiglia: i Penati e i Lari. Lungo il tracciato della via Castrimoniensis, l’antica strada che portava a Marino, la testimonianza più significativa è rappresentata dal sacello della villa di Q. Voconio Pollione presso la località Marcandreola, scoperta negli anni ottanta dell’Ottocento e nota solo da disegni dell’epoca. L’ambiente che si affacciava al giardino era probabilmente dedicato al culto di Iside e Serapide. Al sacello apparteneva anche un’iscrizione dedicatoria (fig. 1) contenente anche il nome del proprietario della villa, probabilmente di rango senatorio.
Si tratta di una lastra rettangolare marmorea ricomposta da quattro frammenti contigui mancante della parte sinistra, del margine superiore e inferiore.
Interpunzione regolare, presenza di apices e di una soprallineatura sulla lettera N.
Luogo di conservazione: Museo Nazionale Romano, misure: cm 27,5 x 68 x 4; h. lettere 4,5. Datazione: prima metà del II secolo d.C.

IDI ET ISIDI / LLIO N EXTRUXIT
[Serap]idi et Isidi / [Po]llio n (oster) extruxit/…

A Serapide e Iside. Il nostro Pollione costruì. L’iscrizione celebra, la costruzione di un edificio di culto dedicato a Serapide e Iside, il verbo exstruhere, viene impiegato con il significato di costruire. Manca stranamente la tipologia dell’edificio costruito (monumentum, templum, porticum, thermos, ecc) che di solito segue il verbo. Forse l’edificio era di piccole dimensioni ornato probabilmente da decorazioni di matrice egizia. Il culto di Iside conobbe ampia fortuna nel mondo romano, mentre minori sono le attestazioni di quello di Serapide. Il dio ebbe maggior seguito nelle aree di forte influsso greco-orientale come nel basso Lazio e nell’alta Campania. Rare sono anche le dediche congiunte di entrambe le divinità. L’iscrizione in esame è l’unica proveniente dalla zona dei Colli Albani, mentre sono note dediche alla sola Iside dal centro di Tusculum. Nonostante il testo sia lacunoso, l’identificazione del dedicante con Q. Voconio Pollione sembra piuttosto verosimile. Di dubbia interpretazione è la N soprallineata sciolta con l’aggettivo noster.
Al sacello erano pertinenti anche una serie di antefisse rinvenute negli scavi del Lanciani nel 1882 che riproducono una coppia di urei ai lati di un fiore di loto sormontato da un disco solare, simbolo, rievocante la corona faraonica atef.
La presenza di Serapide accanto a Iside nel sacello probabilmente è dovuta alla sua identificazione con Osiride sposo di Iside e alla sua venerazione nel mondo greco – romano come Serapide-Helios.
Se si considera la tipologia di questi culti, in rapporto alla loro collocazione cronologica, si evidenzia come tra il I e il II d.C. si condensi la documentazione archeologica relativa a queste divinità. Per di più i reperti della villa e altre situazioni nel suburbio, permettono di ipotizzare la presenza effettiva di culti privati al di là del gusto esotico che permeava la suppellettile dell’epoca.

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