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Riforme in corso: così cambierà la scuola

Riforme in corso: così cambierà la scuola
Ottobre 04
23:00 2008

Il ministro Mariastella GelminiVia libera al piano del neo Ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini: niente più debiti formativi per i ragazzi delle scuole superiori, rivalutazione del voto in condotta – che concorrerà a determinare, insieme al rendimento scolastico complessivo, la promozione o la bocciatura dell’allievo – e dello studio dell’educazione civica e stradale; previsto anche il ritorno del maestro unico nelle scuole elementari. Questi i principali punti su cui verterà il piano di riforma della scuola tracciato, al termine della precedente legislatura, dalla trentacinquenne avvocatessa di origine bresciana. Coordinatrice nazionale di Forza Italia in Lombardia, eletta alla Camera dei deputati per la prima volta nel 2006, il Ministro Gelmini ha ritenuto opportuno eliminare i debiti formativi a favore di un ritorno agli esami di riparazione da svolgersi nel mese di settembre, prima dell’inizio delle lezioni, mediante una prova nazionale che accomuni tutte le scuole d’Italia. Tale decisione è stata presa valutando la preparazione generale degli studenti, palesemente inadeguata: il 42% di essi ha almeno un’insufficienza. Il sistema dei debiti formativi ha portato in questi anni alla promozione di 9 milioni di impreparati. Si ipotizza anche la liberalizzazione della professione docente con reclutamento degli insegnanti affidato ai presidi dei vari istituti e un periodo di prova della durata di due anni, propedeutici all’assunzione a tempo indeterminato. Vi è anche la prospettiva che i docenti migliori vengano pagati di più in base alla loro professionalità e bravura, portando alla ribalta la meritocrazia. Vita dura anche per i bulli: “Il comportamento scolastico deve concorrere alla valutazione complessiva dello studente. Valutare il comportamento significa rafforzare nella comunità scolastica l’importanza del rispetto delle regole, e, dunque, la capacità dello studente, cittadino di domani, di saper stare con gli altri, di esercitare correttamente i propri diritti e di adempiere i propri doveri. Questo provvedimento – spiega il Ministro – vuole essere uno strumento per responsabilizzare gli studenti e i docenti”. E per rafforzare il raggiungimento di tale obbiettivo, dal prossimo anno scolastico gli studenti andranno a lezione di “Cittadinanza e Costituzione”, insegnamento che si svolgerà nell’arco di 33 ore annuali di lezione. Non mancano le iniziative volte ad agevolare l’accesso ad esperienze di carattere culturale. Da settembre verrà distribuita ai due milioni e mezzo di studenti delle scuole medie secondarie la “Carta dello studente”, grazie alla quale gli alunni avranno: accesso gratuito alle aree archeologiche, ai complessi monumentali e ai siti Unesco; agevolazioni per i trasporti pubblici, in particolare alle tratte interessate dal pendolarismo studentesco; biglietti ridotti per l’ingresso a cinema e teatri e sconti sui libri di testo. A questo riguardo il Ministro ha garantito che continuerà la battaglia contro il caro-libri aiutando le famiglie a combattere questo problema; i libri saranno rieditati solo se necessario poiché, sostiene la Gelmini, “i contenuti di discipline come italiano e matematica non cambiano da un anno all’altro”. Per un periodo di tre, quattro o cinque anni, dunque, i libri di testo resteranno invariati. Sul fronte delle scuole elementari si prevede il ritorno del maestro unico, depositario della conoscenza di tutte le discipline. “Il provvedimento sarà contenuto nel piano programmatico per la scuola presente nella Finanziaria e su cui stiamo lavorando con il Ministro Tremonti”. Questa prospettiva, però, non è molto allettante: la Flg Cgil fa notare che tornare al maestro unico comporterebbe la riduzione di due terzi dell’organico docente, che, in numero di posti, ammonta a 250mila unità. Si prevede un duro scontro su questo versante. Sul piede di guerra anche gli studenti, i quali si oppongono al voto di condotta perché “crediamo in una scuola che si basi sulla partecipazione degli studenti, non in una scuola che, con un balzo all’indietro ai “decreti regi” sa rispondere alla violenza e al bullismo solo con la repressione”, si legge in un comunicato dell’Unione degli Studenti. “Ci vediamo in piazza”, promettono. Qualsiasi sia l’esito di queste riforme, resta il fatto che nel nostro Paese l’apprendimento delle discipline, in particolare quelle scientifiche nelle quali primeggiano gli asiatici – presenti negli atenei pubblici italiani in quantità massicce – come rilevato da indagini internazionali, non risulta soddisfacente. Si riuscirà a vincere la sfida più grande migliorando l’offerta formativa ovviando all’impreparazione culturale degli studenti?

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