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Risposta al Sig. Marco Rapo

Novembre 11
15:06 2009

La ringrazio egregio lettore per avermi dato la possibilità di chiarire il punto da lei contestato nella lettera sul mio articolo, “L’immigrazione latina americana in Italia”, in pagina 5 del numero di Controluce del mese d’ottobre.
Rettifico e mi scuso per la definizione di guerra civile nella definizione di guerra civile passiva, eseguita sommariamente e arbitrariamente nei confronti dei popoli indigeni, come testimonia l’ultimo episodio segnalato nella riserva di Gran Rosario nel municipio di Tumaco, per merito di gruppi armati, con lo scopo di eliminare inermi testimoni di precedenti atrocità.

Le missioni ONU del luglio 2009 hanno definito disastrosa la situazione del popolo indigeno AWA, denunciando la violazione di tutti i diritti umani. Vittime di uccisioni e massacri durante pesanti combattimenti tra eserciti colombiani, guerriglia e gruppi paramilitari che invadono e distruggono la loro terra. I cittadini che non si sentono difesi da un debole Governo, giungono alla decisione di difendersi da soli, minacciando la stabilità istituzionale e producendo martiri civili di questa trama, che seppur non dichiarata guerra civile, di fatto, lo è, ma non evidente forse, come la classica per antonomasia… quella tra il popolo che si affronta diviso in due fazioni. Chiaramente non tutti sono mafiosi, non tutti sono guerriglieri… ma molti… sono miti e amorevoli. È chiaro, quindi, che qualsivoglia abuso contro la persona, equivale ad un’offesa contro la dignità e la difesa della vita civile. È proprio per questa voglia di migliorare del suo adottivo paese, di cui lei ben parla egregio lettore, che le persone non possono essere selezionate dal “piombo” delle bande armate, governative o non governative che siano. Certamente, ahinoi, questi corretti sviluppi che lei evidenzia possono essere mortificati dalle guerre intestine, sono dei piccoli bagliori che spero non si affievoliscano, ma illuminino il percorso e la partecipazione ai nuovi beni comuni in atto, ora e dopo, di tutti, della Colombia tutta. Con l’auspicio di veder costituire al più presto gli Stati Uniti dell’America Latina, rinnovo la mia presenza anche quest’anno alla manifestazione promossa dall’Ambasciata Colombiana contro la droga in Piazza del Popolo in Roma, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle conseguenze del consumo della cocaina, nel concerto “Vita senza droga, un impegno globale”.

 

Cordiali saluti, Sandro Angeletti

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