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Roma e i Castelli tra l’Unità d’Italia e le due guerre

Novembre 11
02:00 2007

Durante la seconda metà dell’Ottocento gli scambi commerciali tra la città di Roma e i paesi che compongono i Castelli Romani avvengono principalmente grazie ai collegamenti stradali. Per i commercianti, gli artigiani e tutti gli abitanti castellani le strade costituiscono un bene comune che deve essere preservato e adeguatamente conservato. Basti ricordare che nel 1871 gli scalpellini di Marino fanno istanza al Comune di appartenenza affinché intervenga nella sistemazione di una porzione di percorso che collega il paese a Roma, poiché il suo stato fa si che non si possa “più transitare con le carrozze di materiale”, con conseguente danno al “lucroso commercio del peperino”. Le fragole, i fiori e la frutta di Nemi, così come i broccoli di Albano viaggiano su carri e carretti che spesso si muovono a notte inoltrata per far si che la merce giunga ai mercati dei paesi prima del sorgere del sole. Tipici del commercio dei Castelli Romani sono i cosiddetti carretti da vino trainati da animali e condotti da un contadino che trascorre il viaggio sdraiato sotto il suo baldacchino fatto di pelle di pecora.
Come ricorda Charles Dickens e tanta letteratura del XIX secolo molti erano coloro che si muovevano verso Roma con i loro carri e le loro merci, che affrontavano lentamente il viaggio sulla Via Appia o che si posizionavano in fila davanti alla cinta daziaria di Roma. Cosa che stupisce è che negli anni Trenta del Novecento gli spostamenti avvengono prevalentemente ancora con le stesse modalità, fatta eccezione per coloro che adottano i primi autocarri.
Durante la realizzazione dei Mercati Generali di Roma sembra esistere l’intenzione di collegare la città con la tramvia allo scopo di facilitare l’arrivo dei prodotti ortofrutticoli dei Castelli verso la vendita ed il consumo di Roma. Ma la tranvia non viene utilizzata e tanto meno la ferrovia: entrambe vengono considerate scomode e soprattutto poco consone per il trasporto delle merci. Solo in alcuni casi vengono impiegate per far giungere i prodotti dalla città più che per inviarli e anche per agevolare lo spostamento di materiali e merci di consistenti dimensioni.
In questa storia dei commerci e del trasporto riemerge la figura del carrettiere che è il protagonista indiscusso degli spostamenti giornalieri sia che provenga dalla città, sia che risieda sui Colli. Durante i viaggi i carrettieri, che trovano ospitalità presso le osterie, attraversano i paesi dai quali assorbono usi e costumi.
Sulla scena del commercio si distinguono, inoltre, coloro che sono conosciuti con il nome di mediatori tra i quali spiccano tre categorie. Nella prima vi sono gli incettatori che si occupano di prenotare i prodotti, prima che avvenga la fase di raccolta. Nella seconda vi sono i noti bagarini di campagna che allo spuntar del sole si muovono verso i contadini che si riversano sulla città per proporsi come mediatori per la compravendita. In ultimo troviamo gli speculatori che agiscono sulla piazza del mercato nel ruolo di intermediari e che operano a scapito dei produttori che pur di non vedere invenduta la propria merce sottostanno a qualsiasi sopruso.

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