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Salviamo i delfini

Salviamo i delfini
Novembre 16
13:53 2010

delfiniNon si arresta la periodica strage dei delfini nella baia di Taiji. Nella giornata mondiale contro la mattanza dei delfini in Giappone, indetta lo scorso 14 ottobre, anche l’Ente Nazionale per la Protezione Animali (ENPA) ha fatto sentire la propria voce. Undicimila attivisti dell’ENPA si sono riuniti davanti all’ambasciata giapponese a Roma, coi volti dipinti di rosso – per rappresentare il sangue dei cetacei – e numerosi cartelli inneggianti «Giappone Vergogna». La protesta è proseguita nel pomeriggio con un corteo che si è diretto al Lettere Caffè di via San Francesco a Ripa dove, in collaborazione con la Feltrinelli, è avvenuta la proiezione gratuita di The Cove, il documentario dello statunitense Ric O’Barry, vincitore dell’Oscar 2009 e promotore dell’iniziativa a livello mondiale, che un anno fa ebbe il merito di porre all’attenzione dell’opinione pubblica una questione spinosa e a lungo occultata dal governo nipponico. Le immagini del filmato mostrano come ogni anno, da settembre a marzo, migliaia di delfini vengano attratti all’interno della baia per mezzo di tecniche capaci di confondere i loro sensi. Qui poi, intrappolati da alcune reti, muoiono in un’agonia atroce. Gli esemplari più piccoli invece solitamente vengono ripescati e venduti dai mercanti ai delfinari di tutto il mondo per 170 mila dollari. Dopo la cattura, i cuccioli sono sottoposti a un regime di deprivazione alimentare per prepararli all’addestramento e abituarli ad eseguire gli esercizi richiesti durante gli spettacoli, in cambio di cibo. «Il sorriso dei delfini è un’illusione, perché ci fa credere che essi siano sempre felici» commenta Ilaria Ferri, responsabile scientifico dell’ENPA, che considera la video-inchiesta di O’Barry uno strumento utilissimo per la divulgazione della verità sulla sorte dei cetacei nei mari del paese del Sol Levante. L’ENPA, d’altra parte, ha assunto un atteggiamento vigile e critico rispetto al trattamento degli animali in stato di cattività che, in Italia come in Europa, è regolato da alcune norme che fissano criteri ed eccezioni, oltre i quali si profila il reato di maltrattamento: l’ultima denuncia è arrivata nei confronti dell’acquario di Genova che non ha adeguato lo spazio delle vasche all’ingresso di 15 nuovi delfini provenienti da un delfinario belga di proprietà di una multinazionale del divertimento spagnola, da tempo al centro di critiche a livello europeo. Il fatto ha causato un’interrogazione parlamentare lo scorso 28 settembre. Tuttavia, lo scenario giapponese è completamente diverso dal nostro: «I delfini vengono uccisi perché, alla stregua delle balene, sono considerati dei competitori nella pesca», spiega ancora Ferri, la quale, perentoriamente dichiara: «È infatti giunto il tempo di dire basta a questi crimini contro la natura! Proprio nell’anno internazionale della biodiversità vorremo festeggiare la conclusione di queste pratiche incivili e inaccettabili. Balene e delfini appartengono al mare e il compito di tutti noi è garantir loro la libertà!». Infatti, nonostante il Giappone sia membro dell’IWC, la commissione baleniera internazionale che lotta per la salvaguardia delle specie marine più a rischio e del loro ambiente naturale, come Islanda e Norvegia, giustifica la pesca di delfini, balene, capodogli e altri cetacei adducendo “ragioni scientifiche”, per aggirare i limiti fissati alla pesca degli esemplari a livello internazionale. Tra le iniziative della giornata contro le mattanze di delfini in Giappone va inoltre segnalata una lettera indirizzata al ministro Frattini affinché si renda portavoce dello sdegno degli animalisti italiani presso il governo giapponese. The Cove sebbene ricalchi i contorni delle spy-story per assecondare gusti e meccanismi hollywoodiani, contiene e descrive immagini raccapriccianti ma assolutamente riprese dalla realtà, attraverso una ricostruzione giornalistica durata molti anni. O’ Barry, divenuto famoso come addestratore di delfini per il telefilm americano Flipper, ha poi abbandonato l’industria dello spettacolo per diventare un convinto animalista. Attualmente, è a capo di un network televisivo americano e per realizzare il suo documentario ha riunito un’equipe di tecnici, subacquei, scienziati ed esperti di fauna marina. La video-denuncia, rifiutata al Tokyo Film Festival 2009, ha costretto il governo giapponese a imporre dei limiti ai pescatori della baia di Taiji, sulla scia delle reazioni innescate nell’opinione pubblica mondiale. Tuttavia, il provvedimento non è stato sufficiente a fermare la strage di cetacei, ricominciata già con la successiva stagione di pesca. Oggi, allo stato delle cose, la questione giapponese e il documentario che l’accompagna, suscitano notevoli perplessità. Non mancano continui tentativi di censura e accuse di sensazionalismo rivolte contro O’Barry, a causa dei diversi interessi, politici ed economici, che l’inchiesta ha portato alla luce. Per quel che riguarda l’Italia, la distribuzione del film è stata affidata alla FeltrinelliReal Cinema che lo vende in DVD, allegato al libro Il grido del mare.

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