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Si è concluso Palcoscenico Extra-Urbano # 06

Dicembre 02
16:27 2009

0_9555__DSC1607_per_giornaliSi è concluso Palcoscenico Extra-Urbano # 06 attività teatrali del Lazio oltre l’Urbe 2009 Venerdì 27 Novembre 2009 al Teatro Di Terra in Velletri. Dopo la prova di autore ed interprete di Settimio Petrucci che si è esibito Mercoledì 25 in Tragedia e Giovedì 26 in Pace Venerdì 27 la rassegna si è conclusa con il testo “Didone Abbandonata” dall’Eneide di Virgilio, versione integrale del IV libro. Uno degli obiettivi principali di Artemista è stato negli anni l’avvio al lavoro di giovani menti interessate al teatro. Purtroppo la precarietà di questo settore ha anche costretto alcuni elementi validissimi a lasciare a malincuore l’attività teatrale che , soprattutto nella provincia sembra essere appannaggio di compagini dilettantistico-amatoriali – almeno così è nel comune credere. La compagnia Artemista al contrario, dalla sua nascita, si è battuta appassionatamente contro questo pregiudizio culturale, sostenendo che anche in provincia i giovani possono avere occasioni di occupazione in questo settore specifico. Assolutamente imprescindibile però l’aiuto e il contributo economico da parte delle istituzioni che più o meno sembrano dirottare la loro attenzione verso altri obiettivi. Il giovane Petrucci, che ha iniziato la sua attività con Artemista quasi 10 anni fa, dopo aver lavorato con il teatro delle Briciole di Parma ed essersi diplomato alla Scuola del Circo a Vapore di Roma, sta sviluppando una propria linea personale drammaturgica degna di attenzione e di approfondimento. Il terzo spettacolo in rassegna “Didone Abbandonata” è il risultato di un lungo lavoro con un gruppo di giovani ai quali il regista Luigi Onorato ha dedicato la massima attenzione, insegnando loro il rigore e la disciplina che è la sostanza del mestiere attoriale. Bella prova di alcune giovani attrici, quali Daniela Sistopaolo e Manuela Fanelli, rispettivamente nei ruoli di Anna – sorella di Didone e Venere, cresciute negli anni grazie prima ai laboratori didattici, tenuti sia presso il Teatro di Terra che decentrati in varie altre sedi istituzionali, e poi alle esperienze lavorative avute con Artemista. E ancora un plauso agli attori allievi, componenti del coro: Michele Laurenti, Agostino Schiavone (ultimo “acquisto” della compagnia), Cristina ed Alice Paupini, Veronica Brandizzi, Lara Pennacchini che ha deciso di approfondire il mestiere teatrale, Francesco Mocerino e Vladimiro Rago. Ricordiamo infine – last but not the least – Carla Petrella un possente Giove, e la rigorosa puntualità dell’interpretazione di Alba Raggiaschi nel ruolo di capocoro. La messinscena mira a rappresentare il testo virgiliano in chiave ottocentesca: Didone un’eroina ottocentesca che ricorda alcuni personaggi femminili cecoviani. Indubbiamente la messinscena così impostata presenta delle difficoltà innanzitutto di natura recitativa: rendere le battute di un testo, che naturalmente porterebbe verso una recitazione di tipo aulico ed altisonante, dirette, immediate e dal significato moderno. Due borghesi, Enea e Didone che discutono della propria separazione e il dramma di una “grande” donna abbandonata dal proprio uomo, la quale alla fine preferisce la morte. Parliamo di “grande” donna perché fondatrice di una città, alla quale forse manca solo il potere immenso che conferisce la maternità: argomento fugacemente toccato nella discussione con Enea. Forse non è esatto parlare di scelta nel suicidio di Didone, essa infatti viene piuttosto condotta a questo passo dal sopravvenire della follia che l’abbandono crea. “E come il dolore la vinse, e la follia divampò” dice la protagonista prima di ricorrere alle arti magiche, ma sopraggiunge “e decretò di morire” : quindi regina anche in questo decreta la sua morte. Attentissimo il pubblico intervenuto, palpitante insieme alla giovane eroina, la segue trepidante nella sua corsa folle e dopo aver sobbalzato per lo sparo finale, empaticamente ascolta le battute finali del coro e la chiusa di Iride, mandata da Giunone pietosa del lungo patire, che strappa il capello della vita e libera l’anima di Didone. Scroscianti applausi sulle belle musiche di Ugo Laurenti.

 

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