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Sinfonia per Borromini

Sinfonia per  Borromini
Giugno 28
14:27 2014

RM  8436E’ stato dedicato alla Città Eterna il concerto inaugurale dell’Estate 2014 dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che ha avuto quale ospite d’eccezione Sir Peter Maxwell Davies. Del musicista britannico, tra i più originali, sensibili e significativi interpreti delle vicende musicali legate al nostro tempo, Sir Antonio Pappano – sul podio dell’Orchestra e del Coro di Santa Cecilia – ha diretto il 27 giugno (Sala Santa Cecilia), in prima italiana, la Decima Sinfonia “Alla ricerca di Borromini”.

La Sinfonia era stata eseguita in prima mondiale – sempre diretta da Pappano – il 2 febbraio scorso al Barbican di Londra dalla London Symphony Orchestra, committente dell’opera insieme all’Accademia di Santa Cecilia e alla Čajkovskij Symphony Orchestra.

La composizione, come recita il titolo, è dedicata alla vita di Francesco Borromini. “Adoro Borromini – ci racconta Maxwell Davies – amo le sue architetture fin da quando ero studente qui a Roma nel 1957, le illusioni ottiche degli spazi, il gioco di prospettive che riesce a creare con le sue opere”.

Suddivisa in quattro parti, la Sinfonia X non si può assimilare ad alcun archetipo formale, presente, invece, negli altri lavori sinfonici di Maxwell Davies. Essa si struttura in maniera completamente diversa rispetto alla produzione precedente del musicista inglese dove si alternano movimenti puramente strumentali a parti testuali e vocali, inclusa la presenza del coro. “Avevo il desiderio di creare una parte per il coro nella mia sinfonia, e di avere anche la voce di un baritono (in questo caso Markus Butter ndr.) che interpretasse il ruolo del Borromini stesso. Desiderio pienamente avallato da Antonio Pappano”.

La prima parte, tutta strumentale, è essenzialmente una esposizione di tutta l’opera, dove la musica si muove a mo’ di ritornello su un’orchestrazione soprattutto per fiati e percussioni, con una struttura che idealmente riprende un progetto architettonico che, come ci suggerisce Sir Peter, vuole “realizzare attraverso i suoni le architetture di una chiesa borrominiana”.

Nella seconda parte Maxwell Davies utilizza un testo di un anonimo (attribuito probabilmente al Bernini, acerrimo rivale del sommo artista) dai toni decisamente scurrili indirizzato al Borromini, in cui lo si paragona a un semplice manovale. Al dileggio fa seguito una sorta di autodifesa del Borromini con un brano tratto dal suo Opus Architectonicum che descrive con grande enfasi la propria dimestichezza nella progettazione di spazi dedicati alla musica e ai musicisti nell’ambito del progetto per l’Oratorio del Filippini. Nella terza parte si torna in un ambito puramente strumentale.

Nella quarta parte Maxwell Davies usa il sonetto leopardiano A se stesso, il cui tono struggente fa eco alla drammaticità delle ultime ore di vita del Borromini, morto due giorni dopo il tentato suicidio.

La Decima Sinfonia può considerarsi per molti versi una summa dell’opera dell’autore. Maxwell Davies la scrive durante la sua lotta contro la leucemia. “Ero determinato: volevo continuare a scrivere, avevo già cominciato il pezzo e pensavo che mi avrebbe aiutato a riprendermi. Ed è successo davvero, ma non riesco ancora a credere di essere vivo”.

“A volte la musica sa qualcosa che tu non sai” conclude l’Autore.

L’omaggio a Roma del concerto del 27 giugno e poi continuato nella seconda parte con i due poemi sinfonici Fontane di Roma e Pini di Roma di Ottorino Respighi.

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