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Transition years

Gennaio 10
23:00 2011

Non finisco di mandar giù il primo caffè del mattino, che già leggo la mail inviatami da un’associazione che in sostanza dice: «Sta finendo l’anno, tiriamo le somme», frase che anche interpretandola al meglio suona un po’ perentoria. Per migliorare la situazione attuale del commercio progettano turismo enogastronomico coinvolgendo anche i centri commerciali naturali, che naturalmente le persone, ormai, snobbano quando è freddo o solo cattivo tempo, come spesso accade a Natale durante i nostri, seppure miti, inverni. Turismo enogastronomico: dopo anni m’accorgo che questo eno-gastro è cacofonico, e nemmeno poco, e che tirare in ballo tutto ‘sto gastro fra personcine che “al massimo degustano” e non mangiano mai è veramente pesante. Lo so che non si dice, ma se io non fossi nata ai Castelli, qua non ci verrei in vacanza, oppure magari, potrei capitarci una volta e mai più. I centri storici colano cemento dai cocuzzoli fino a valle, le strade lasciano molto a desiderare. Nei laghi ci fai il bagno a tuo rischio e pericolo. Il marciapiedi/passeggiata del lago di Albano ha reso la spiaggia troppo “guardata”, non c’è più quel senso stretto fra noi e la natura che si respirava solo venti anni fa; in una decadenza così fa meno fatica pensare di abitarci più che venirci in vacanza. Ma non è che prima si stesse meglio: adesso c’è più lavoro, più movimento, difficile che in 500 metri, da queste parti, sparisca una ragazza alle 18 di sera, perché sarebbero i 500 metri più frequentati del pianeta dopo Mumbai e New York. Insomma di che lamentarsi? È il solito crogiolarsi di noi occidentali attorno a non-questioni, “falsi problemi” come dicono quelli preparati. Eppure dando uno sguardo a uno di quei programmacci di denuncia di Rai Tre senti parlare di transition town, (al nord oltre la Lega c’è di più); di comunità intere che lavorano alacremente attorno al loro futuro, al nord, che producono abitazioni, quartieri, e vite meno tossiche per se stessi e per gli altri. Gente che addirittura abbandona l’alterigia del consumista vecchia maniera – faccio tutto da solo tanto basta che ho i soldi e mi compro tutte le cosine belle che mi piacciono e poi mi chiudo dentro casa, da solo – per riallacciare rapporti di buon vicinato così da potersi aiutare – tipo: tu sai fare questo, io t’aiuto su quell’altro – e di mezzo ci scappa pure una cenetta e una chiacchierata sincera. Anche a non volerlo sentire il malessere che serpeggia per questi, una volta piccoli, comuni dalle economie disinvolte a cavallo tra piccola impresa e spaccio (che va, lo sappiamo, dove c’è tanta gente) una botta di “savianite” ti viene e vorresti non fare altro che denunciare. Poi ti stanca da morire anche quello perché ormai denunciare o diventa un lavoro o è difficile coniugarlo con l’esigenza di andarsi a guadagnare uno stipendio per campare, riposarsi, e svolgere tutta quella routine che ti permette di vivere. Denunciare bisognerebbe farlo tutti i giorni, da quando incontri il tizio neghittoso allo sportello del servizio pubblico cui augurare: «Spero che nella vita ti capitino tanti altri come te, al vicino abusivo, ai cittadini che vedo scaricare la risulta di intere ristrutturazioni edili ai bordi delle strade del Parco dei Castelli Romani, da chi percorre sensi unici contromano, a chi avvelena gli alberi per farli morire perché gli impicciano». Società liquida teorizza Bauman, società distratta ai limiti del delinquenziale e perciò brutta a vedersi e a viversi, dico. Ma non è tutto così, gli stessi che ne combinano, ovvero, noi tutti che ne combiniamo una dopo l’altra ci riscattiamo con la partecipazione ai cortei “no inceneritore”, andiamo alle serate di poesia e al concerto di musica sacra, alla serata di beneficenza per… dimenticare tutto questo, dieci minuti dopo che l’abbiamo fatto. Eh ma diamine, troppi stimoli per le nostre testoline già stimolate! Anni di transizione sono questi: sì, ma verso cosa? Il caos genera stelle danzanti, non statue di sale! Perciò meglio esserci e condividere facendo partecipare di tanto in tanto anche il bistrattato amico buonsenso: che le agende 2011 siano varie e fantasiose, neanche a dirlo, ma ricche, ricche, ricche di buonsenso e altruismo!

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