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Dicembre 09
10:27 2010

martini-presepe-napoletanoUna nazione in crisi vive una conflittualità tra istituzione e cittadinanza. Una condizione che porta i diversi schieramenti a giustificare o evidenziare meriti e demeriti dell’una o dell’atra parte. In questo vortice di parole la vittima è l’interesse sociale. Resta difficile individuare le mancanze come azione politica di un partito, in considerazione che i partiti, in Italia, sono soggiogati dalle individualità e personalismi. Non a caso le organizzazioni politiche hanno nomi di singoli individui. Non è casuale che lo scontro politico si sia trasferito dal Parlamento alla televisione, ormai riconosciuta “terza Camera”. La mediaticità con cui è proposta l’azione politica non è mirata alla capacità legislativa, bensì alla capacità comunicativa. Il cosiddetto “fare”, non è un’azione sul campo, quanto convincere i cittadini che ciò che si dice è la realtà del fare.
A questo proposito vengono in mente le visite di Mussolini in Italia, dove assisteva a schieramenti di carri armati e fucili, sempre gli stessi spostati nei luoghi di visita. È così che si è organizzata l’informatica delle scuole, scrivendo una legge che informatizzava le scuole, ad oggi senza fondi e senza computer. Non si mettono le mani nelle tasche dei cittadini con nuove tasse, semplicemente si riducono le prestazioni sociali, i servizi pubblici, costringendo i cittadini a pagare le necessità giornaliere di vita o salute. In pratica (molti di noi ricordano), i cento cerini presenti in una scatola (allora monopolio) non subirono un aumento, allo stesso costo vennero ridotti ad ottanta.
Se la situazione dei rifiuti a Napoli è risolta – è stato dichiarato – pulite la piazza e quattro strade del centro, militarizzato le discariche, perché giornali e telegiornali mostrano l’immondizia per le strade? Il 6 ed il 7 sono stato personalmente a Napoli (non per l’immondizia, bensì per i presepi di San Gregorio Armeno), e non regnava certo la pulizia, ciò anche dovuto alla cattiva gestione dei rifiuti non differenziati. Eppure Bertolaso e Berlusconi avevano emulato nostro Signore, “in tre giorni ricostruirò il tempio”. Dove sono state rubate le immagini dell’immondizia? Perché la Commissione Europea riscontra iniquità nel trattamento dei rifiuti negli ultimi anni? E poi, perché il ministro La Russa non chiede altro che schierare i militari per i problemi sociali italiani? Sarebbe bello avere delle risposte.
La televisione, padrona delle nostre idee (informazione) e dei nostri tempi (programmazione, fiction), è ormai integrante del nucleo familiare. La libertà di scelta è indiscutibile, passare programmi di veline, reality show, talent show, per programmi culturali ci spinge ad una riflessione accurata. Liberalizzare l’etere era fondamentale (da ragazzo ascoltavo le radio pirata che trasmettevano musica dalle navi o durante le ore notturne), ma che l’etere diventasse la pattumiera dell’irriverenza delle persone e della società non era certo l’obiettivo. Soldi facili, dove ragazzine sono merce esposta (spesso con il consenso dei genitori), programmazioni dove il trasgredire o l’esuberanza sono la regola, illusione del successo e popolarità che come limoni sono spremuti per l’attuazione dello show (particolarmente giovanile). Questa divulgazione mediatica è stata classificata come libertà di scelta, e qualcuno è anche convinto che non la paga.
Non da meno gli approfondimenti della politica, che trovano nei dibattiti un palcoscenico teatrale, dove più che dire o proporre, si utilizza il palco per denigrare l’avversario. La crisi del Governo è interna alla maggioranza, ma stranamente in un gioco dialettico si dichiara: o la fiducia o il ricorso alle urne. Qualcuno dimentica che le regole, in Italia, non le detta il comandante, bensì sono scandite dalle leggi (giuste o sbagliate che siano). Qualcuno dimentica che non sta governando con il 51% dei consensi, bensì con un 38% (quindi minoranza dei cittadini) che per un escamotage della legge elettorale regala, con un premio di maggioranza relativa, la maggioranza dei rappresentanti alle Camere. Come sempre da noi le leggi valgono per i cittadini e sono interpretate dai politici (il cui compito è stranamente di scriverle ed approvarle).
Nella manifestazione degli studenti i signori parlamentari si sono sentiti minacciati, in fin dei conti i cittadini chiedevano solo di entrare nella loro casa, il Parlamento. In questa grande bagarre nazionale ognuno tenta di alzare una mano per farsi vedere, senza accorgersi, così come ci dice il Governo, che “non serve, tutto va bene”.

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