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Velletri2030 – Italia in Antartide

Velletri2030 – Italia in Antartide
Ottobre 24
09:30 2016

Impervio, sconosciuto, remoto. Non ci si aspetterebbe che l’Antartide abbia qualche importanza nella vita di tutti i giorni. Ma non è esattamente così. E’ perciò positivo che il Parlamento italiano abbia votato, alla metà degli anni ottanta, una legge per dare inizio ad un programma pluriennale di ricerche in Antartide.
L’Associazione Velletri2030 ha organizzato il 14 ottobre una conferenza divulgativa sul tema, corredata da una mostra multimediale che si è protratta per il periodo 10-21 ottobre . Le scarne, prestigiose mura della Casa delle Culture e della Musica non avevano probabilmente ancora udito quelle cifre record che fanno dell’Antartide un continente speciale: il freddo più intenso mai registrato sulla Terra, una superficie più estesa dell’Europa (14 milioni di km quadrati) e tutta coperta di ghiaccio, una riserva di acqua dolce che supera i laghi, i fiumi, i ghiacciai del mondo messi insieme, il continente mediamente più alto.
Protagonisti della conferenza sono stati due veterani dell’Antartide, che hanno illustrato in un paio d’ore i tanti motivi per cui non ci si può disinteressare dell’Antartide raccontando quello che l’Italia fa in questo campo.
Va subito detto che l’Italia ha due stazioni scientifiche in Antartide: Mario Zucchelli, costiera; e Concordia, sull’altopiano glaciale, quest’ultima in condominio con i francesi.
Tra i numerosi punti toccati dai due veterani Roberto Azzolini e Roberto Cervellati, eccone tre.
Il “nastro trasportatore” oceanico. La differenza di insolazione tra zone polari e zone temperate mantiene in continuo movimento correnti marine profonde e superficiali che ridistribuiscono il calore. Una qualunque alterazione dei ghiacci dell’Antartide si risentirebbe a distanza quanto al livello del mare e al regime delle temperature.
Il riscaldamento globale. Una perforazione della calotta a Concordia ha portato in luce campioni di ghiaccio antichi fino a 800.000 anni fa. Se ne è dedotta una stretta correlazione tra la concentrazione di CO2 (l’anidride carbonica) nell’atmosfera e l’inizio delle fasi interglaciali (calde). Oggi la CO2 mostra un aumento mai registrato prima in conseguenza del grande consumo di combustibili fossili: cosa ci riserva dunque il clima del prossimo secolo ?
L’ozono. Sono state le misure in Antartide quelle che hanno messo in evidenza il fenomeno del buco dell’ozono. Questo gas è prezioso in alta quota perché agisce come un potente filtro contro le radiazioni ultraviolette dannose. E’ stato necessario individuare urgentemente le cause probabili di questo assottigliamento e bandire l’uso di una serie di sostanze chimiche (Protocollo di Montreal).
Un intervento al termine della conferenza ha rimarcato che ben prima del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) erano partite dall’Italia numerose missioni alla volta del lontano continente, una di queste proprio da Anzio, e tutte servirono a preparare il clima per la successiva azione governativa.
L’impegno dell’Italia continua. Proprio mentre a Velletri si teneva la conferenza, era in partenza verso l’Antartide un primo nucleo di tecnici che va ad iniziare la 32-esima spedizione. Ne ha dato gli ultimi aggiornamenti Enzo Cincotti che dirige l’Unità ENEA responsabile dell’organizzazione. L’ENEA e il CNR sono i due Enti preposti all’attuazione del PNRA.
Questo per quanto riguarda il passato; e il presente. Cosa vorrà fare l’Italia in futuro? Il tema è politico, esce dall’ambito strettamente scientifico, riguarda tutti. Ecco perché sono pregevoli le iniziative di parlarne con tutti e tra tutti.

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