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Viterbo – Quando il sale non era l’unico fiore

Viterbo – Quando il sale non era l’unico fiore
Settembre 27
13:48 2016

29-30 SETTEMBRE
VITERBO // CHIESA DI S.EGIDIO // ORE 21
Quando il sale non era l’unico fiore
di Joele Anastasi
riscrittura di Lilleskogen di Jon Jesper Halle
studio a cura di Benedetto Sicca
con Francesco Aricò, Giorgia Cipolla, PierGiuseppe Di Tanno, Gaia Insenga, Mauro Lamantia, Lucia Marinsalta, Rocco Rizzo, Libero Stelluti
regista assistente Gaia Saitta
progettazione spazio e costumi Giuliana Rienzi
Progetto Hybrid Plays in collaborazione con Allianz Kulturstiftung.

Vulnerabilità violata, promesse non mantenute, incomunicabilità. Questi i temi affrontati nella riscrittura ad opera del siciliano Joele Anastasi – drammaturgo e regista di Vuccirìa Teatro, compagnia da sempre attenta ad indagare l’oscurità che si nasconde dietro il quotidiano – a partire dal celebre Lilleskogen di Jon Jesper Halle, tra i maggiori drammaturghi norvegesi, considerato con Jon Fosse continuatore della tradizione ibseniana.

Il testo di Halle è uno “spazio” della memoria, dove adulti/bambini o bambini/adulti giocano con essa. Un dramma poetico dove il bene e il male si mescolano in un mondo senza confini per descrivere le fantasie infantili per l’ignoto.

Joele Anastasi con la sua riscrittura indaga il confine tra queste due memorie: ciascuno di noi forse diventa adulto in un momento preciso e l’innocenza diventa fragilità. Adesso che tutti i fiori sono di sale c’è la possibilità di guardarsi allo specchio e vedere non solo l’adulto che siamo diventati, ma anche il momento in cui saltando il solco dell’infanzia siamo inciampati, forse ci siamo fratturati, ma poi ce ne siamo dimenticati. Le relazioni profonde all’interno di una famiglia rendono, a volte, il confine tra purezza e brutalità molto sottile. I bambini possono essere molto brutali. Ma ai bambini può essere raccontata ogni storia. Si affideranno ad essa con tutta la loro forza.

“Ogni pomeriggio andavamo a giocare al vecchio lido abbandonato anche se ci era proibito. Mia nonna ci raccontava sempre che suo padre la portava lì tutte le estati quando ancora era l’unico lido della città e il porto in espansione non lo aveva reso un posto abbandonato. Quando ancora il mare era pulito anche a due passi dal molo e si poteva fare il bagno dappertutto. Quando non c’erano ancora le sirene delle navi che suonavano a morto perché i pescatori avevano raccolto con le loro reti soltanto chilogrammi di speranza. E i corpi non venivano ammassati lungo la banchina. Quando ancora il sale non era l’unico fiore poggiato su di loro e non si sapeva neppure che cosa volesse dire la parola profughi e tutti erano soltanto uomini.” [Joele Anastasi]

INFO E PRENOTAZIONI ufficiostampaquartieridellarte@gmail.com – www.quartieridellarte.it

UFFICIO STAMPA: Roma Marzia Spanu: 335.6947068 | spanumar@gmail.com – Francesco Caruso

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