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61° FESTIVAL PONTINO DI MUSICA

61° FESTIVAL PONTINO DI MUSICA
Giugno 25
12:34 2025

Fondazione Campus Internazionale di Musica

61° FESTIVAL PONTINO DI MUSICA 

Incontri Internazionali di Musica Contemporanea

15 luglio ore 19

Sermoneta, Scuderie Catello Caetani

Toshio Hosokawa, Small Chant (2012) per violoncello (4’)
Noemi Conti, e ballavano come se non ci fosse nessuno a guardarli (2025) per violoncello (6’) *

Federico Gardella, Consolation (2024). Versione per violoncello (4’) *

Luciano Berio, Sequenza XIV (2002) per violoncello (11’)

Georges Aperghis, Obstinate (2022) per violoncello (6’)

* Prima esecuzione assoluta

Michele Marco Rossi, violoncello

 

Toshio Hosokawa, Small Chant

“Sono alla ricerca di una nuova forma di cultura spirituale e di musica giapponese”, ha scritto il compositore, “che mi permetta di rimanere fedele a me stesso e alle mie origini”. Questo breve brano, scritto per celebrare il 70° compleanno del violoncellista Tsuyoshi Tsutsumi, esemplifica l’ulteriore affermazione del compositore: “La musica è calligrafia che utilizza suoni dipinti sulla tela del silenzio. Non c’è una sola nota nella musica […] che non sia continuamente modificata come una pennellata – ogni suono sembra essere il risultato di un cambiamento inesorabile incorporato in processi ciclici di nascita e decadenza”. Secondo Hosokawa, “sentiamo le singole note e apprezziamo, allo stesso tempo, il processo di come le note nascono e poi muoiono: un paesaggio sonoro di continuo ‘divenire’ che è animato in sé”.

Noemi Conti, e ballavano come se non ci fosse nessuno a guardarli

e ballavano come se non ci fosse nessuno a guardarli si propone di indagare il rapporto tra esecutore e strumento, esasperandone la caratteristica fisica unitamente a quella emotiva. Violoncellista e violoncello si scoprono pian piano, perdendosi e ritrovandosi tra giochi di sincronie e asincronie, per poi portare alla luce la loro danza, fortemente basata su ritmi e stilemi propri del valzer viennese.

Noemi Conti

Federico Gardella, Consolation

Ho composto Consolation (per viola) nel 2020, durante il lockdown. In quella condizione di isolamento avvertivo il bisogno di una musica in un certo senso essenziale, necessaria. Una musica che riscoprisse la propria vocazione “consolatoria”, in un momento in cui il nostro mondo si era fermato (e nessuno poteva sapere se e come sarebbe ripartito). Ho immaginato, allora, una musica interamente basata su un bordone, una tecnica antica, sul quale si costruisce un profilo melodico che insiste su poche note e che prova a trovare il proprio destino nel canto. Nel 2024 ho realizzato una versione di Consolation per violoncello.

Federico Gardella

Luciano Berio, Sequenza XIV
Tutti gli aspetti del pezzo vivono una doppia vita. Vengono usate le corde, naturalmente, con l’arco e con diversi modi, anche inediti, di contatto diretto con le mani, ma viene anche usata la cassa del violoncello come fosse uno strumento a percussione. Vengono contrapposti, assimilati e sviluppati moduli ritmici tradizionali dello Sri Lanka (il paese d’origine di Rohan de Saram) che sono elaborati in proporzioni di durata variabili e differenziate. C’è un dialogo costante fra le dimensioni orizzontale e verticale (fra melodia e armonia, come si diceva una volta) e quindi anche fra suono e rumore. Sequenza XIV sviluppa un clima espressivo quanto mai instabile e diversificato ma, direi, consapevole della storia del violoncello che è uno dei pochi strumenti ad essere stati attraversati tanto profondamente e lungamente dalla storia della musica. La Sequenza XIV è stata scritta nel 2002 per Rohan de Saram.

Luciano Berio

(https://www.lucianoberio.org/nota-di-programma-op/sequenza-xiv-nota-dellautore/)

Georges Aperghis, Obstinate (2022) per violoncello

L’interprete si attacca con pervicacia e ostinazione alle corde dello strumento. E, ancor più che alle corde, alla tensione di queste corde che si rifiutano di cedergli. Lotta contro di esse senza disarmarsi, lavorandole come uno scultore lavora sul marmo, con gesti ripetuti, furiosi, instancabili. In breve, il titolo dice tutto.

Jérémie Szpirglas

15 luglio ore 21

Sermoneta, Scuderie Catello Caetani

Toshio Hosokawa, Kuroda-bushi (2024). Versione per violoncello (3’30”)
Jacopo Caneva, did we get a piece of someone else’s History? (2025) per violoncello (6’) *

Federico Gardella, Dialogo di Finisterræ (2020) per violoncello (8’)

Iannis Xenakis, Kottos (1977) per violoncello (8’)

Georges Aperghis, Récitation n° 10 (1978) per voce sola (1’30”)

* Prima esecuzione assoluta

Michele Marco Rossi, violoncello

con il sostegno del MiC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”

in collaborazione con CIDIM

 

Toshio Hosokawa, Kuroda-bushi

Da diverso tempo mi occupo di canzoni popolari tradizionali giapponesi, arrangiandole per varie voci e strumenti musicali. Kuroda-bushi è originariamente una canzone popolare della prefettura di Fukuoka, nell’isola meridionale giapponese di Kyūshū. Si dice che la melodia originale abbia origine da un canto imayō del gagaku, la musica cerimoniale della corte imperiale.

Toshio Hosokawa

Jacopo Caneva, did we get a piece of someone else’s History?

Muovendosi tra frammenti di forme come, nel buio, un narratore si muove tra lacerti di storie che non sembrano mai essere la sua, il violoncello incontra piccoli universi sonori apparentemente non in grado di comunicare tra loro, chiusi l’uno all’altro, ma forse legati in profondità da trame nascoste. Senza arrendersi a rassicuranti logiche di risoluzione, l’ascolto procede trasformandosi in uno studio di osservazione dei materiali sonori e delle loro espressività mai del tutto rivelate, nel tentativo di scrutare da lontano “un frammento di Storia di qualcun altro” (T. Pynchon).

Jacopo Caneva

 

Federico Gardella, Dialogo di Finisterræ

Ritornare a scrivere per violoncello solo, dopo vent’anni, significa tracciare un arco di tempo, significa ripercorrere sentieri già attraversati, immaginarne di nuovi. Ho pensato, allora, che questo “dialogo” tra il passato, il presente e (forse) il futuro della mia musica abiti un luogo allo stesso tempo reale e simbolico, Finisterræ (o, più propriamente, Finisterre o Fisterra). Un luogo scritto in molti modi, ma con un unico significato: dove la terra, finendo, strapiomba sul mare a chi vi giunge non resta che tornare sui propri passi o tentare un “folle volo”. Ecco dunque che da questo Dialogo di Finisterræ – per violoncello – si affacciano tre caratteri, tre “presenze”, in un dialogo sempre più serrato, in un intreccio sempre più inestricabile. Ma qualcuno da lontano, non visto, osserva: diventa chiaro, allora, che quando le voci più intensamente si parlano, il tempo silenziosamente si obliqua.

Federico Gardella

Iannis Xenakis, Kottos

Kottos è uno dei giganti dalle cento braccia che Zeus combatté e sconfisse: un’allusione alla furia e al virtuosismo necessari per eseguire questo pezzo” (Iannis Xenakis). È il secondo brano per violoncello solo composto dall’autore dopo Nomos Alpha del 1966. Come suo consueto, Xenakis stabilisce una serie di regole interpretative, tra cui: “suoni non belli ma aspri, pieni di rumore…”. Il caratteristico suono “bridge”, ottenuto schiacciando le corde vicino al ponticello, viene qui sfruttato al massimo grado, producendo una sorta di stridore irregolare dal quale è impossibile riconoscere un’altezza. Questa composizione, estremamente difficile da eseguire, tenta di superare i limiti della scrittura per violoncello utilizzando glissandi, tessiture estreme, quarti di tono, microintervalli e poliritmie. Come in Dikhthas, ritroviamo la stessa atmosfera rabbiosa espressa in un unico discorso imperniato sulla violenza del gesto. Quest’opera è stata commissionata dalla Fondation Calouste Gulbenkian e dai Rencontres Internationales d’Art Contemporain de La Rochelle. È stata composta per il Concorso Rostropovich del 1977.

Cécile Gilly

Georges Aperghis, Récitation n° 10

Le Réctitations di Georges Aperghis sono un ciclo di 14 brani per voce sola che si basano su una combinazione virtuosa di parole, fonemi e gesti sonori teatrali. La scrittura è caratterizzata da elevata velocità d’esecuzione, ripetizioni, accumulazioni e da un’energica eccitazione ritmica. Le Réctitations sollecitano la partecipazione creativa dell’interprete e dell’ascoltatore e ben si adattano a una grande versatilità di modalità d’esecuzione vocale. Viene qui inventato un linguaggio immaginario, ambiguo e spesso divertente. Ogni Récitation è una sorta di teatro in miniatura racchiuso in sé che giuoca con il linguaggio, il suo fruscio. Il compositore si rapporta al caleidoscopio dell’espressione umana, mettendosi nella posizione di voler reinventare il piccolo alfabeto del mondo.

 

Incontro di studio/Tavola rotonda 

16 luglio

“Musica come pensiero, musica come narrazione” 

Nelle ultime due edizioni, il Festival Pontino di Musica ha dedicato due incontri di studio alle Lezioni americane di Italo Calvino e ai possibili confronti tra quel testo e la musica del nostro tempo. A ideale compimento di quel percorso, ci interroghiamo ora sulla relazione tra musica, pensiero e narrazione. Vi è un rapporto sottile, spesso “privato”, tra il suono e la sua capacità di raccontare, tra il pensiero e la scrittura. Un rapporto che si definisce attraverso le tecniche del comporre e la capacità di mettere in dialogo l’idea e la sua notazione, la partitura e la musica.

Federico Gardella

16 luglio ore 21

Sermoneta, Scuderie Catello Caetani

Aldo Clementi, Duetto (1983) per flauto, clarinetto e due strumenti in eco (7’)

Manuela Guerra, Ritual Violence (2025) per flauto, clarinetto basso, viola e violoncello (6’) *

Aureliano Cattaneo, Errance (2024) per flauto, clarinetto, violino, viola, violoncello e pianoforte (20’) **

Simone Movio, Incanto XXV (2020) per trio d’archi (12’) *

Marco Di Bari, Et les ondes chantent, même (2015) per flauto, violino, viola e violoncello (9’) 

Aldo Clementi, Berceuse (1979) per clarinetto basso, viola e violoncello (in eco) ad libitum e pianoforte preparato (7’)

 

mdi ensemble

Sonia Formenti flauto – Paolo Casiraghi clarinetto

Elia Leon Mariani violino – Paolo Fumagalli viola
Giorgio Casati violoncello – Luca Ieracitano pianoforte

 

* Prima esecuzione assoluta

** Prima esecuzione italiana

 

 

Aldo Clementi, Duetto 

Due strumenti in scena e due in eco realizzano il contrappunto di Duetto per flauto e clarinetto, ma realizzabile anche con altri strumenti (come per esempio violino e viola). Il corale è basato su un canto spirituale del 1530, canto adoperato pure per il Concerto per violino del 1977, corale allora trasformato e che in Duetto viene invece ripreso inalterato. Anche nel semplice duetto le tensioni interne all’intreccio polifonico non vengono meno, anzi il brano è ricco di riverberazioni e collisioni dall’energia incantatoria.

Renzo Cresti

 

Manuela Guerra, Ritual Violence

Il brano cela una tensione primordiale, reiterata con la precisione, quasi chirurgica, di un rito. La partitura si articola come un cerchio increspato da esplosioni improvvise: brevi momenti di inaudita violenza che irrompono in un tessuto altrimenti fragile e in perenne attesa. È un’alternanza che non concede né tregua né soluzione. Come in un rituale arcaico, la violenza non è fine a sé stessa, ma si fa struttura, richiamo e richiamo in una necessità ciclica in continua evoluzione. La forma è aperta, ma il cerchio si chiude sempre: ogni quiete è illusione, ogni pausa una preparazione al prossimo squarcio.

Manuela Guerra

 

Aureliano Cattaneo, Errance

Errance ha un organico di sei strumenti: flauto, clarinetto, violino, viola, violoncello e pianoforte. È stato scritto per mdi ensemble, con il quale ho instaurato una stretta collaborazione da diversi anni, culminata in quest’opera. Errance è composto da un unico lungo movimento della durata di venti minuti e si avvale di tre idee principali che si sviluppano parallelamente in un gioco di incastri: una nota sostenuta che si espande con un glissando progressivo, un gesto ritmico ripetuto ossessivamente e, per contrasto, un movimento lento e fluido. Queste tre idee di base si espandono, si relazionano e si contaminano a vicenda durante tutto il pezzo, creando strutture complesse e rizomatiche con il continuo andare e venire di questi materiali. Errance potrebbe essere tradotto dal francese come vagabondaggio ed è così che ho pensato questo lavoro, come un viaggio, un cammino libero e non lineare.

Aureliano Cattaneo

 

Simone Movio, Incanto XXV

La dimensione dell’incanto è la via della contemplazione che rende possibile vestire l’idea musicale, tessendone la risonante tunica. Incanto XXV, attraverso la dinamica Preludio-Fuga, è un tentativo di mettere in atto le forze vitali che generano una pianta dal seme.

Simone Movio

 

Marco Di Bari, Et les ondes chantent, même

La ricerca compositiva di Marco Di Bari è stata sensibile alle provocazioni della scienza più avanzata, particolarmente in ordine alla nuova filosofia morfologica fatta derivare dalle dimensioni dei frattali (un frattale è un oggetto geometrico dotato di omotetia interna: si ripete identico nella sua forma su scale diverse e, dunque, ingrandendo una qualunque sua parte si ottiene una figura simile all’originale). In Et les ondes chantent, même per flauto, violino, viola e violoncello, la disposizione frattalica dei suoni è associata a materiali motivici desunti da due canzoni esistenzialiste francesi, La Mer di Charles Trenet e Non, je ne regrette rien di Charles Dumont, quest’ultima divenuta universalmente celebre nell’interpretazione che ne diede Édith Piaf. Il tema di Et les ondes chantent, même è ovviamente il mare: i suoni frattalici sono il mare reale e fluiscono imprevedibili lasciando scorgere frammenti delle canzoni, che sono il mare della memoria.

 

Aldo Clementi, Berceuse

Ho composto quest’opera nel 1979 per il clarinettista basso olandese Harry Sparnaay. La prima idea era quella di scrivere un pezzo per un solista senza alcuna inclinazione verso un vuoto virtuosismo. Sparnaay e il suo strumento hanno ispirato l’idea motivica di base di questo lavoro. Il pezzo è basato sulle quattro forme speculari delle lettere tratte da HArry SpArnAAy BAS klArinEt. Le forme a specchio hanno prodotto un canone a 8 voci. Quattro linee melodiche sono riservate al clarinetto basso, altre quattro al pianoforte preparato. Le voci del clarinetto basso sono eseguite in polifonia e con effetti d’eco anche dalla viola e dal violoncello. Nonostante questi intenti iniziali, il pezzo è diventato tuttavia altamente virtuosistico, ma anche delicato e ricco, da qui il titolo.

Aldo Clementi

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