AFGHANISTAN: RIAPERTE DUE UNITÀ SANITARIE PER BAMBINI MALNUTRITI
Le due cliniche pediatriche di Azione Contro la Fame a Kabul e Badakhshan – fondamentali per la sopravvivenza di centinaia di bambini malnutriti – sono tornate operative dopo mesi di chiusura. I tagli ai finanziamenti statunitensi ne avevano imposto lo stop. Ora, grazie al sostegno dell’Unione Europea*, le unità hanno riaperto in un momento in cui l’Afghanistan affronta una delle peggiori crisi sanitarie della sua storia recente.
Le due Unità di Alimentazione Terapeutica (UTF) erano state costrette a sospendere le attività, lasciando centinaia di bambini senza accesso alle cure salvavita di cui necessitavano. I bambini malnutriti che ricevono cure presso le nostre unità presentano un rischio di morte 12 volte superiore a quello dei bambini sani.
La chiusura aveva interrotto un servizio essenziale. Solo nel 2024, più di 1.000 bambini avevano ricevuto cure nutrizionali in queste strutture. In Afghanistan, dove il sistema sanitario è al collasso, l’accesso a trattamenti specialistici è estremamente difficile da reperire.
Da pochi giorni le unità di Kabul e Badakhshan sono state riaperte grazie al sostegno dell’UE, che giunge in un momento critico: si stima che la malnutrizione infantile in Afghanistan aumenterà del 20% nel 2025.
“L’Unione Europea ha sostenuto Azione Contro la Fame con cinque unità di alimentazione terapeutica (TFU) in tutto il Paese”, spiega Cobi Rietveld, direttore nazionale di ACF in Afghanistan. “A partire da questo mese, l’UE è intervenuta anche per sostenere le due unità di alimentazione terapeutica che erano state chiuse a causa dei tagli ai finanziamenti statunitensi. Grazie a questo sostegno, siamo in grado di salvare le vite dei bambini in condizioni critiche. Inoltre, il nostro personale sanitario dedicato alle TFU, che altrimenti rischierebbe la disoccupazione nell’attuale difficile situazione economica, può continuare a eseguire la propria professione”.
La perdita di questi posti di lavoro avrebbe colpito duramente le donne, che rappresentano il 68% del personale medico nelle strutture di Azione Contro la Fame. Wazhma N., che si è unita due anni fa al team sanitario presso l’unità di Kabul come infermiera, racconta quanto sia cruciale la struttura per il personale medico femminile: “Per molte di noi, non si tratta di un semplice posto di lavoro: è l’unico luogo in cui noi donne possiamo prestare servizio come professioniste mediche. La sua riapertura porta un immenso sollievo non solo a noi, ma anche ai pazienti che hanno un disperato bisogno di cure. Nutriamo la speranza che questa ancora di salvezza non sia temporanea, ma rimanga aperta per sempre”.
Nonostante l’intervento dell’UE permetta di garantire la continuità del servizio per i prossimi mesi, il contesto rimane critico. Dopo la sospensione dei finanziamenti statunitensi, in tutto il Paese sono stati chiusi circa 400 siti nutrizionali e oltre 400 strutture sanitarie. Le agenzie internazionali avvertono: nei prossimi mesi si rischia una grave carenza di farmaci essenziali, poiché le scorte stanno progressivamente esaurendosi.
L’Afghanistan è oggi tra i 15 Paesi con i più alti tassi di malnutrizione acuta: nel 2025, il numero di bambini sotto i cinque anni che necessitano di trattamenti nutrizionali è salito a 3,5 milioni, rispetto ai 3 milioni dell’anno precedente**. Il bisogno di aiuti umanitari resta urgente e crescente.
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