“Anonimo Romano e Cola di Rienzo” con Alessandro Barbero a Villa Mondragone

“Anonimo Romano e Cola di Rienzo” con Alessandro Barbero a Villa Mondragone
Un vivace pomeriggio all’insegna della Storia con Alessandro Barbero, Giovedì 19 giugno davanti a una numerosa platea formata principalmente da studenti dell’Università di Tor Vergata, organizzatrice dell’evento: l’illustre medievista ha catturato il numeroso pubblico presente nella rinascimentale Corte interna della più grande tra le Ville tuscolane, facendo rivivere l’Anonimo Romano, scrittore del Medioevo, ben poco conosciuto e non sappiamo come si chiama, autore della “Cronica” , nella quale è inclusa la figura di Cola di Rienzo.
L’evento è stato aperto dai saluti e dall’accoglienza del Rettore Nathan Levialdi Ghiron, dalla Direttrice del Dipartimento di Storia, Patrimonio culturale, Formazione e Società prof.ssa Lucia Ceci e con l’introduzione del Professore ordinario di Storia medievale Sandro Carocci.
Il Medioevo a Roma è stata una grandissima stagione, una grande epoca, nascosta in confronto alla Roma antica, vivace, piena di energia. Roma è stata un comune medievale con un’economia formidabile, ha ospitato grandi famiglie nobili, era ricca, violenta, brutale, dinamica. La Roma dei Papi perderà queste caratteristiche, diverrà soporifera…
Così descrive quella città eterna, città delle grandi famiglie nobili: Orsini, Colonna, Savelli, Annibaldi…; ma anche dei commercianti, piccoli imprenditori, artigiani e tutto questo emerge dagli scritti di questo scrittore anonimo, contemporaneo di Petrarca e Boccaccio.
Probabilmente doveva essere un nobile, era un medico con cultura filosofica, scientifica aveva studiato a Bologna; tante le particolarità che Barbero fa notare nell’opera e che forniscono indirettamente notizie sull’Anonimo stesso: nel periodo in cui Alfonso XI re di Castiglia morirà colpito dalla peste, questo personaggio era a Bologna all’Università; è un medico, ma ha la passione per la storia, al punto che dice che bisogna ricordare la storia e lo fa scrivendola prima in latino, poi in volgare per agevolare chi non ha compiuto veri e approfonditi studi, che sa semplicemente, solo leggere.
Nel 1325 doveva essere un bambino e ricorda eventi come per suonno; negli anni ’50 del Trecento scrive che non gli piace la moda dei giovani, con vestiti più corti, con la barba… è romano e si sente italiano: dei romani dice che sono scettici, loro che vivono in una città capitale della fede…
Descriverà pellegrinaggi di fedeli, i momenti ludici ai quali si dedicava la cittadinanza di Roma, la politica locale con il Papa in trasferta ad Avignone, con i vari rappresentanti delle potenti famiglie nobili romane che un giorno sì e uno pure si facevano guerra tra loro per il potere, con l’Imperatore che vorrebbe metter mano su Roma che in realtà si governa da sola.
Ludovico il Bavaro marcia su Roma e il Papa da Avignone invia l’esercito per contrastarlo: i Colonna si schierano con il germanico imperatore – quanto questo evento segnerà anche in parte la storia di Rocca di Papa, con la nascita di quello che chiamiamo il Quartiere Bavarese, nato in quell’epoca quando, ritiratosi il Bavaro, alcuni suoi soldati si accasarono con donne di Rocca e diedero origine a quella che noi chiamiamo la stirpe dei Bavarisielli, dagli occhi azzurri e i capelli rossicci…-.
Parlerà l’Anonimo dello scontro, delle battaglie medievalei sul ponte di Castel Sant’Angelo, San Pietro, Santo Spirito e il professor Barbero legge con tale vivida espressività che sembra di veder quelle forze tra loro affrontarsi, fuggire, colpire, uccidere, giacere…
Nel 1350 l’anno del Giubileo, il Papa invia a Roma il Cardinale Annibaldo da Ceccano che arriva con un cammello, quadrupede che stimolerà curiosità tra i romani, fortemente ostili verso questo inviato papale…infine morirà schiattato per indigestione.
A quel punto nelle Croniche spunta la figura di Cola di Rienzo, figlio di oste e lavandaia, studia i classici e s’innamora della Roma antica, potente. Cola conosceva il latino, fa carriera, è notaio nella burocrazia del Campidoglio. Andrà come ambasciatore ad Avignone dal Papa sul quale farà colpo. Ne approfitterà Cola che inizierà a denunciare le malefatte dei baroni a Roma, ma il Cardinale Giovanni Colonna, là presente, farà in modo che cada in disgrazia. Poi però il pontefice lo nominerà Notaio della Camera: tornerà a nella città eterna e là parlerà al popolo, incitandolo a voler una Roma potente, forte contro i baroni che inizialmente lo prendono sottogamba, lo deridono, si fanno beffe di lui.
Intanto Cola trama, prende contatti clandestini di sostegno e crea un partito. Attende il momento in cui Roma non abbia là i nobili, impegnati a recuperare grano a Corneto (Tarquinia), perché al popolo non deve mancare cibo.
Cola ne approfitta per fare un colpo di stato: “ il buono stato “ sarà lo slogan di Cola che acquisterà potere attraverso la garanzia della giustizia: certezza della pena, giustizia più veloce (processi in 15 giorni); organizza rifornimenti, crea milizie armate…
Tornato a Roma, Stefano Colonna vorrebbe toglierlo di mezzo, ma il popolo insorge accanto a Cola che fa giustizia. I Colonna cercano di prendere il potere con le armi, ma verranno sconfitti.
Cola tra alti e bassi governa Roma e si abitua al potere assoluto che gli dà alla testa, si fa ser cavaliere, ha i suoi uomini, le sue bandiere, scrive lettere ai re, al Papa, è fortemente mutato, non più morigerato e temperato, confettava e beveva (Anonimo parla da medico, osserva Barbero), diventerà Abbate Asiano, il Buddha, obeso e grasso.
Ora fa uccidere e condanna a caso… la gente è spaventata, finché non fa uccidere un virtuoso e tale morte turba tutta Roma. Cola diventa tribuno temuto come demonio. Nasce il partito per eliminarlo. E tra gli slogan un Vivo lo popolo … mora lo traditore che ha fatto la gabella.
Inizialmente Cola non sospetta, finché non si rende conto che la folla rumoreggia contro di lui. Tenta di parlare, ma i romani non lasciano dire (l’Anonimo dice che se lo avessero ascoltato, Cola ottimo oratore, si sarebbe salvato). La gente continua a gridare. Lui tenta di fuggire, ma benché travestito, viene catturato perché riconosciuto, portato nella Sala del Campidoglio verrà ucciso e linciato, trascinato per la città, verrà appeso per i piedi e il cadavere decollato, infine verrà consegnato agli Ebrei e bruciato. Sottile e veloce, da parte del professor Barbero, l’analogia al nostro recente passato.
Anonimo dirà che il popolo di Roma ha perduto la grandiosa occasione della sua autonomia.
Il tempo è volato e ancora una volta con Alessandro Barbero, resa accessibile e coinvolgente, la storia diventa vivace narrazione affascinando chi ascolta: le sue lezioni sono quei momenti in cui egli riesce a trasmettere tutto il coinvolgimento, la passione, il divertimento, il senso critico e l’ironia che egli stesso prova, viaggiando nel tempo tra i documenti e gli archivi.
Nei suoi incontri, così vivaci e interessanti fa comprendere quanto sia importante la storia, catalogo del percorso, della crescita, dell’evoluzione di tutto il genere umano: fissa e narra eventi, evidenzia situazioni in successione cronologica e non solo. Millenni di cammino che talvolta purtroppo non insegnano nulla, visto il punto in cui siamo oggi, in bilico tra personaggi che giocano a far brillare, anziché la loro intelligenza. quell’atomo assassino che può mettere fine a questa nostra presenza sul globo terrestre… certamente a vantaggio di quel che resterà, se resterà.
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