Lambiente esterno, luogo dove viene
sviluppata la dinamica delle azioni, è rappresentato in figura con la sfera in basso.
La sensorialità, comunque distribuita intorno
e dentro il suo "corpo", nel modello è individuabile nel ciuffo in basso a
sinistra. Esso sta ad indicare il luogo ideale dove Giasone, usando opportuni
"trasduttori" fa "entrare in sé" lambiente esterno e,
contemporaneamente, anche la relazione esistente fra questo ed il suo corpo. Mediante la
sensorialità, lambiente esterno viene ricostruito da Giasone attraverso le proprie
caratteristiche che, daltronde, ne costituiscono lelemento principale di
supporto.
La capacità attuativa si può descrivere come
linsieme degli strumenti che Giasone ha a disposizione per poter intervenire
sullambiente in modo da chiudere, come in un anello ideale, la sua interazione con
il mondo che lo circonda. Nella figura è rappresentata con il ciuffo in basso a destra.
La memoria dellindividuo è
rappresentata, invece, con i quattro ciuffi in alto, in una zona che, anche nel disegno,
ha una certa somiglianza con la corteccia cerebrale. Si può dire che questi quattro
"riflettori" possiedono una specializzazione intrinseca per ognuno di essi
diversa; i due ciuffi centrali si trovano nella zone corticali attuativa (quello di
sinistra) e sensoriale (quello a destra), mentre gli altri due si trovano nelle zone
preattuativa e presensoriale. La coscienza dellindividuo, infine, è
rappresentata con i due ciuffi centrali (la quinta struttura).
Il circolo dazione.
Ora cerchiamo di mettere in funzione, idealmente, il modello e per tale scopo ci diamo un
obiettivo preliminare semplice. Pensiamo, ad esempio, che Giasone debba spostare una
pallina usando un manipolatore; pensiamo che il manipolatore sia collegato a Giasone e ne
rappresenti lelemento finale (protesi) della sua capacità attuativa. La pallina sia
afferrata dal manipolatore e messa in una posizione tale che "sia vista"
attraverso la sfera sensoriale. Limmagine della pallina, allora,
"entrerà" in Giasone ed il "fronte di energia della sua
rappresentazione" salirà fino a raggiungere il ciuffo corticale sensitivo il quale,
con un comportamento simile a quello che avrà poi il ciuffo dei sensori, creerà un
"fronte riflesso" identico a quello sorgente. E così via fino alla costituzione
di una vera e propria oscillazione del fronte fra le due estremità. Tali segnali, per
induzione, tenderanno a passare nella seconda struttura (quella attuativa) trasferendo via
via in essa il potenziale che si trovava nella prima. Anche in questa struttura si
genererà una oscillazione dei fronti fra i due ciuffi posti alle estremità. Dopo un
certo numero di oscillazioni, i segnali tenderanno a scaricarsi, attraverso il ciuffo
della capacità attuativa, sui dispositivi di movimento collegati a Giasone, che così
sollecitati useranno la potenza di cui sono dotati per spostare la pallina. Nel frattempo,
però, nello scenario sono già entrati altri fronti rappresentativi della scena dinamica,
alimentando ulteriormente il potenziale della prima struttura. Si crea così una specie di
"circolo dazione", un vero e proprio "anello dinamico" che
tenderà a modificare allinfinito lo scenario. Tutto ciò avverrà in maniera molto
scoordinata.
La memoria.
Anche le due strutture adiacenti a quelle già descritte (zone presensitiva e
preattuativa) ricevono, per induzione, i segnali che stanno oscillando tra i ciuffi
riflettenti delle prime due strutture le quali perderanno parte delle loro cariche a mano
a mano che queste si vanno formando. La conseguenza è una vera e propria
"limitazione nel tempo" dellanello dinamico descritto precedentemente fino
a provocare anche il fermo della macchina. Si può dire che queste quattro strutture
"legano insieme" ciò che entra dallesterno a ciò che esce dalla
macchina . Esse "vivono" tutte le sequenze dei fatti, sia di quelli in
ingresso che di quelli in uscita; è come se esse contenessero la "capacità del
ricordo", visto che sono a conoscenza di tutto ciò che avviene dentro Giasone.
Quanto descritto si svolgerà ancora in maniera molto scoordinata.
Lideazione di un oggetto.
Allinterno di Giasone, lideazione di un oggetto reale avviene attraverso la
percezione delloggetto. Questo meccanismo si attua usando uno qualsiasi dei sensi
che si hanno a disposizione. Immaginiamo di avere gustato nel passato un buon piatto di
spaghetti al pomodoro e basilico; lo abbiamo più volte visto, toccato, odorato,
avvoltolato in più riprese con una forchetta e poi mangiato. Se in un certo momento
successivo dovessimo solo udire il rumore prima descritto, riusciremmo a "vedere
lideazione" del piatto di spaghetti materializzata dentro Giasone. Lo stesso
avverrebbe se dovessimo sentirne il profumo o gustarne il sapore, ecc..
Il meccanismo si può spiegare in questo modo. La sfera sensoriale, a seguito di eventi
esterni, invia una serie di impulsi biochimici alla corteccia cerebrale utilizzando il
percorso rappresentato dal circuito neurologico, il quale è unico. Ciò significa che
quando un impulso arriva al cervello esso non è qualificato, non è, cioè, possibile
riconoscere il mittente del segnale, vista la complicazione del "groviglio" di
neuroni utilizzati durante il percorso. Il segnale potrebbe essere stato inviato da uno
qualsiasi dei sensori del corpo umano! Bisogna però tenere in conto che questo fatto non
diminuisce la validità del segnale perché comunque esiste una "corrispondenza
biunivoca" fra levento partito da una qualsiasi zona della sfera sensoriale e
ciò che viene percepito dalla corteccia cerebrale.
Limmaginazione.
Locchio di un uomo rileva limmagine della scena "reale" che gli si
presenta davanti e la riproietta continuamente nel suo Giasone, nella zona dove si
concretizza la sua "ideazione". Un effetto analogo è provocato nel corso di una
fase di "immaginazione" dove "limmagine virtuale"
delloggetto o della scena alla quale io sto pensando viene "riproiettata"
nella stessa zona. Per descrivere meglio, facciamo un esempio. Immaginiamo di trovarci in
una stanza e di osservarla; la sua immagine viene proiettata, con me dentro, nella
zona di ideazione. Se io chiudessi gli occhi e pensassi ad un bel paesaggio montano,
Giasone immediatamente proietterebbe tale scena, con me dentro, nella stessa zona
di ideazione, sostituendo limmagine precedente. Da dove è stata presa questa scena?
Dalla memoria! Ma come possono essere messi dentro il cervello umano tutti gli eventi che
si sono succeduti nel tempo? Come è possibile poi "accendere" una di queste
memorie? Il "gruppo di frascati" sta percorrendo la strada della "ipotesi
ologrammica". Cerchiamo di analizzarla descrivendo prima, a grandi linee, che cosa è
un "ologramma". E limmagine di un oggetto "ricostruito" a
tre dimensioni nello spazio. Per costruire lologramma di un oggetto, si deve
disporre, innanzitutto, di una "luce ordinata" (un laser) che chiameremo
"luce sorgente". Un fascio di luce sorgente viene diviso in due fasci distinti.
Il primo è inviato direttamente sulla superficie di una lastra rivestita con un film
sensibile alla luce (una lastra fotografica). Il secondo è, invece, inviato sulla
superficie delloggetto di cui si vuole costruire lologramma. Loggetto
diffonderà per riflessione una parte della luce che lo ha investito. Questo riflesso,
poi, arriverà anchesso sopra la lastra fotografica, che rimarrà così
impressionata da ambedue i fasci. La lastra conterrà, quindi, tutte e due le informazioni
e, se successivamente la illuminassi con un fascio di luce ordinata dello stesso tipo che
avevo usato in precedenza, otterrei in uscita limmagine delloggetto originale,
esattamente come lo vedevo, a tre dimensioni e nella posizione dello spazio in cui si
trovava rispetto alla lastra.
Come si può ben immaginare, da una lastra informe e apparentemente disorganizzata è
possibile estrarre le informazioni cercate in maniera molto più "semplice e
rapida" piuttosto che utilizzando i metodi convenzionali (CPU, RAM, algoritmi, basi
di dati, ecc.) delle più avanzate "nuove tecnologie informatiche". Nel nostro
caso, ad esempio, è sufficiente realizzare una struttura elettronica capace di
memorizzare innumerevoli "fronti di segnali", senza avere la necessità di
memorizzare anche lordine di archiviazione, e poi recuperarli con un opportuno
filtro ordinato.
La cultura.
Come abbiamo detto, quindi, le memorie si possono descrivere come tutte le sequenze dei
fatti che si sono avvicendati in Giasone nel corso del tempo, sia di quelli in ingresso
che di quelli in uscita, e che si sono poi "sedimentate" dentro di lui, sia le
"cose serie" che le "sciocchezze". Se, ad un certo punto della sua
vita, qualcuno gli ha fatto credere che "gli asini volano", ciò sarà vero
anche dopo molti anni (se nessun altro elemento di esperienza ha poi mai negato questa
verità), nello stesso modo in cui è vero che 2+2=4. Giasone infatti è una macchina
semplice ed elabora solo ciò che è contenuto nella sua cultura, rappresentata peraltro
proprio dalla sedimentazione delle sue percezioni precedenti.
Limmagine generale.
Per semplificare il modello, pensiamo invece che queste sequenze si trovino in Giasone una
accanto allaltra, tutte "appiccicate insieme", in un elemento che possiamo
chiamare "immagine generale".
La sedimentazione delle esperienze è, allora, il riversamento di esse allinterno di
questa "immagine generale", che si trova su un unico riferimento, e che viene a
mano a mano allargata con le aggiunte fatte nei momenti percettivi ed esperienziali
successivi.
Quando in Giasone si accende una nuova ideazione (ciò avviene, come abbiamo già detto,
sia a seguito di una percezione che a seguito di una "evocazione" di esperienze
precedenti), questo "fronte di energia" va a confrontarsi con tutta
limmagine generale in modo da "estrarre" la zona dellimmagine più
simile al fronte, come se esso "risuonasse" con lideazione, quasi in un
"accordo ideale", un meccanismo analogo alla ricostruzione di un ologramma. Le
differenze che emergono dai due fronti entrano a far parte integrante della nuova
progettazione che Giasone istruisce per eliminarle. Un chiaro, nuovo "momento di
creatività". Quanto abbiamo appena descritto rappresenta quello che nei precedenti
articoli avevamo chiamato "isterismo".
Narciso.
Ora immaginiamo di voler dare una "coscienza" alla macchina. La quinta
struttura, al centro del modello, è dotata di un ciuffo di sensori e uno di attuatori che
riflettono, come negli altri circuiti, i segnali. Immaginiamo, però, che "i
sensori siano immersi negli attuatori", similmente al modo in cui, nel corpo
umano, quando un muscolo viene comandato dal centro, contemporaneamente invia di ritorno
un segnale di "forza e senso di posizione". Si può intuire come questa
struttura possa rappresentare una specie di "sesto senso" capace di percepire
tutto ciò che proviene dalla sfera sensoriale ed utilizzabile, nella fase di ritorno
dellanello dinamico, come un "controllo generale" o
"supervisione". Essa è come una antenna che riceve il "senso" di
tutto ciò che avviene nellinterno di Giasone, dei suoi movimenti e
delleffetto di essi; ed è dalla sovrapposizione di queste due informazioni che
Narciso comunica a Giasone se le operazioni "stanno andando bene" oppure se
"occorre modificare il tiro". Tali messaggi non sono assoluti, ma rappresentano
solo "variazioni", per cui, se non vengono rimosse le cause che hanno
determinato un certo segnale, i fronti successivi non segnaleranno altre variazioni, ma il
problema non è stato eliminato!
Lo "stato dansia".
Nella macchina viene generato un effetto simile a quello di uno "stato di
ansia", a fronte del quale noi riusciamo a "sentire" le contrazioni dei
muscoli involontari (stomaco, intestino, cuore, ecc.). Facciamo un esempio. Quando
luomo avverte uno stato dansia, è il suo Narciso che glielo segnala,
attraverso i fronti che arrivano alle movimentazioni involontarie provocando sensazioni e
disturbi a tutti noti (mal di stomaco, mal di pancia, tachicardia, ecc.) e determinando
perfino lumore dellindividuo. Se dopo un certo tempo luomo non avverte
più tali disturbi, ciò non significa che lo stato di ansia sia terminato, poiché esso
potrebbe essere rimasto in uno stato latente. E come quando, entrando in un
ambiente, sentiamo un cattivo odore e questo odore scompare dopo alcuni minuti; la
sostanza che produce lodore è ancora presente nellambiente, ma noi non la
avvertiamo più. Se, invece, la sua quantità dovesse aumentare ulteriormente, allora
avvertiremmo di nuovo lodore tanto più intenso quanto più è aumentata, nel
frattempo, la concentrazione della sostanza.
Il "gruppo di frascati", quindi, sta usando questo modello per costruire
macchine che possano funzionare con gli stessi meccanismi utilizzati nel mondo animale.
Per avere macchine sempre più autonome occorre migliorare le conoscenze del funzionamento
della "macchina uomo"; dall'altro verso, si può dire che il modello di Giasone
può essere usato come una ulteriore nuova "chiave di lettura" della
"macchina uomo". In tal modo abbiamo chiuso questo processo in una sorta di
"anello dinamico" di evoluzione.
Armando Guidoni