ATTRAVERSO LO SPECCHIO E QUELLO CHE CI POTREMMO TROVARE
La parola “specchio” dal latino “specŭlum” deriva a sua volta dal verbo latino ”specĕre” che significa: «guardare». Uno specchio è una lastra di vetro alla quale, tramite un processo di verniciatura, viene fatto aderire un sottile strato metallico la cui superficie lucida, che è vista attraverso la lastra stessa, riflette la luce e fornisce quindi un’immagine riflessa degli oggetti illuminati. La formazione delle immagini è governata dalle due leggi della riflessione regolare, secondo le quali, nel linguaggio dell’ottica geometrica, raggio incidente e raggio riflesso sono complanari con la normale nel punto d’incidenza e formano con questa angoli uguali. Di un oggetto AB uno specchio piano S fornisce un’immagine A′B′ virtuale, diritta, ribaltata, di uguale grandezza (immagine speculare), priva di aberrazioni; un osservatore posto in O ha l’impressione di vedere l’oggetto dietro lo specchio; in effetti, l’immagine, dai cui punti sembra che provengano i raggi riflessi, è simmetrica dell’oggetto rispetto alla superficie riflettente.
Guardarsi allo specchio è uno dei primi gesti che compiamo quando ci svegliamo alla mattina e che ripetiamo più volte nel corso della giornata, mentre ci prepariamo per uscire o rubando uno sguardo nella superficie riflettente di una vetrina per strada. A volte siamo soddisfatti dell’immagine che ci viene restituita, ma per lo più troviamo qualche motivo di scontento: non siamo abbastanza in forma, i capelli ci sembrano in disordine, il colore che indossiamo non ci dona quanto ci saremmo aspettate. Perché cerchiamo con tanta insistenza un’immagine di noi stessi e perché, così spesso, tendiamo a focalizzare l’attenzione sui piccoli particolari che non ci piacciono piuttosto che sulla visione di insieme? Quando ci osserviamo allo specchio, invece, ci vediamo “dall’esterno”, ossia come se si trattasse di un’altra persona, con la consapevolezza che quell’io riflesso dal vetro è l’immagine che di noi hanno gli altri. Di solito le due immagini, quella esterna e quella interna, non si discostano molto una dall’altra, ma quando ciò accade proviamo disagio e insofferenza, tanto da pensare: “ma quello non sono io!”. La prima reazione è intervenire in ogni modo per migliorare l’immagine riflessa, per avvicinarla il più possibile a come ci vediamo o vorremmo essere.
In psicologia, lo specchio può trasformarsi, con la cosiddetta “tecnica dello specchio”, in uno strumento, che aiuta a migliorare la nostra autostima. Uno degli esercizi che vengono proposti ai pazienti che devono rafforzare la loro opinione di se stessi è di trascorrere un po’ di tempo davanti allo specchio, esaminando in modo attivo e non giudicante la propria immagine, e rivolgendo a se stessi frasi di auto-motivazione, precedute dal proprio nome, come “Ti voglio bene così come sei”, “Mi prendo cura di te e ti accetto per quella che sei”. Le prime volte, l’esercizio sembra assurdo e anche un po’ ridicolo, ma gli esperti assicurano che è una buona strada per imparare ad avere un approccio più gentile nei confronti di se stessi.
Nello scrivere “Attraverso lo specchio e Quello che Alice vi trovò” di Lewis Carroll l’idea dello specchio all’autore gli fu suggerita da Alice Raikes, sua lontana cugina, la quale raccontò che il suo compagno di giochi le volle far vedere un enigma. Le dette un’arancia e le disse:” Adesso per prima cosa in che mano hai questo frutto?” e lei disse: “Nella destra”. Successivamente le fu detto di mettersi davanti allo specchio e di dire in che mano lo avesse la bambina che ci avesse visto e lei rispose “Nella sinistra”. E lui di rimando le chiese: “E come lo spieghi?” e lei rispose: “Se fossi dall’altro lato dello specchio, non avrei sempre l’arancia nella destra?”. In uno specchio tutti gli oggetti asimmetrici (oggetti non sovrapponibili alle loro immagini riflesse) “vanno all’incontrario”.
Immaginiamo ora di entrare nella Casa dello Specchio esattamente come fa Alice così come lo descrive nel libro Lewis Carroll:” Ti dirò come la penso a proposito della Casa dello Specchio. Prima di tutto, c’è la stanza che puoi vedere dall’altra parte del vetro… è uguale al nostro salotto, solo che le cose sono all’incontrario … Vorrei tanto sapere se l’inverno accendono il fuoco… e poi ci sono i libri sono un po’ come i nostri, solo che le parole vanno per l’altro verso: questo lo so, perché ho messo un libro nostro davanti al vetro, e dall’altra parte me ne hanno mostrato uno loro… Come sarebbe bello poter entrare nella Casa dello Specchio! Sono sicura che ci sono delle cose meravigliose! Facciamo finta che ci sia un modo per entrare, Kitty. Facciamo finta che il vetro sia diventato morbido come nebbia, e che possiamo passare dall’altra parte. Ecco, guarda: sta diventando una specie di brina, proprio in questo momento, te lo dico io! Andare di là sarà facilissimo… mentre diceva così, era in piedi sulla mensola del camino, pur non avendo la minima idea di come c’era arrivata. E certo il vetro cominciava a sciogliersi e a svanire, proprio come una luminosa nebbia d’argento. Dopo un altro momento Alice era dall’altra parte del vetro; con un salto leggero atterò nella stanza dello Specchio … Poi cominciò a guardarsi intorno, e notò che quanto si poteva vedere della vecchia stanza era affatto comune e poco interessante, ma che tutto il resto era così diverso che di più non sarebbe stato possibile. Per esempio, i quadri sulla parete accanto al fuoco sembravano vivi, e perfino l’orologio sul caminetto (come sapete, nello Specchio non potete vederne che il retro) aveva la faccia di un vecchietto, e le sorrideva”.
Immaginiamo ora di porci noi di fronte allo specchio esattamente come Alice e di immaginare questo come un portale verso altri mondi fantastici che possono portarci alla tanto desiderata accettazione di noi stessi. Abbiamo detto che l’etimologia di specchio deriva da “specĕre” cioè “guardare”, quindi lo specchio è innanzitutto uno strumento che serve per guardare, capace, quindi, di estendere la nostra capacità di visione al di là del normale. Guardarsi allo specchio è un modo per approfondire la conoscenza di noi stessi. In genere, come abbiamo detto, il nostro cervello osserva prima l’insieme poi successivamente si sposta sui particolari. Di fronte allo specchio potremmo divenire dei severi giudici di noi stessi e allora che fare? Quando leggiamo il giudizio dovremmo pensare che non può essere negli occhi dell’altro, non c’è giudizio negli occhi dell’altro. La novità è che il giudizio lo abbiamo noi, non l’altro. Si tratta di una proiezione nostra, è la famosa Legge dello Specchio: io guardo l’altra persona e sento che mi sta giudicando, ma lo posso sentire solo nella misura in cui io stesso mi giudico. Il giudizio che avverto risiede dentro di me. Una volta che abbiamo chiara questa Legge dello Specchio, possiamo tuttavia cambiare le carte in tavola e iniziare a guardare non più soltanto i nostri difetti ma anche i nostri pregi! Riconoscendoli nell’altro e quindi anche nel nostro riflesso di rimando dallo specchio di fronte al quale ci siamo posti, impareremo a scoprirli i e a prenderne consapevolezza.
Se qualcosa non ci piace del nostro riflesso allo specchio, così come alcuni aspetti della nostra vita, possiamo sempre cambiare lo sguardo come a dire, esattamente come ci insegna Lewis Carroll in “Attraverso lo specchio e Quello che Alice vi trovò”, che esiste un mondo al di là dello specchio, un mondo al di là dell’immagine che ci attribuiamo attraverso il giudizio ( Legge dello Specchio), che la nostra essenza è più complessa e varia del singolo particolare che non ci aggrada e che non riguarda solo l’aspetto esteriore dell’immagine che lo specchio ci restituisce, che ciò che ci contraddistingue sono le nostre peculiarità che sono poi anche ciò che ci differenzia e soprattutto che la realtà del nostro vero sé è molto più profonda e interessante e da scoprire ogni giorno valorizzando proprio le nostre unicità che ci caratterizzano. Per cui d’ora in avanti, metaforicamente parlando, se l’immagine che ci ritorna dallo specchio non ci piace, siamo autorizzati, e direi incoraggiati, a sottoporla ad un continuo esame, pronti a cambiarla, se non risponde più ai nostri desideri. Guardiamoci non allo specchio ma attraverso lo specchio, come Alice, potremmo stupirci del fantastico in noi che potremmo scoprire come qualcosa di nuovo ogni giorno.
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