Autorità Idrica Unica Regionale
La Commissione Lavori Pubblici e Infrastrutture della Regione Lazio ha approvato all’unanimità l’avvio dell’iter legislativo per la proposta di legge n. 206, che prevede l’istituzione di una cosiddetta Autorità Idrica Unica Regionale. Una misura che, sotto la promessa di razionalizzare e rendere più efficiente la governance dell’acqua, rappresenta in realtà un pericoloso passo verso l’accentramento decisionale e la privatizzazione del servizio idrico.
Che tutte le forze politiche – da Forza Italia al Partito Democratico, passando per Fratelli d’Italia e Italia Viva – abbiano votato compatte a favore, senza alcuna voce critica o dissenso, è motivo di grave preoccupazione. Davanti a una proposta che ridisegna profondamente la gestione dell’acqua in tutto il Lazio, si registra un silenzio assordante e l’assenza di trasparenza e confronto democratico con le comunità e gli enti locali.
La proposta mira a superare gli attuali cinque Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) per concentrare la governance idrica in un’unica Autorità regionale dotata di vasti poteri: tariffe, investimenti, pianificazione delle infrastrutture e strategie operative. Un ente centralizzato che, con un Consiglio Direttivo e un Presidente, esautorerà nei fatti i comuni e le province da ogni reale potere decisionale su un bene essenziale come l’acqua, diritto umano e risorsa naturale da tutelare, non da sfruttare.
Non è un caso che al centro di questa riforma torni Acea, la multiutility a capitale misto controllata dal Comune di Roma ma operante secondo logiche di mercato. Già oggi Acea gestisce gran parte del servizio idrico nella regione; con questa riorganizzazione, la sua influenza rischia di estendersi ulteriormente, a discapito del controllo pubblico e della trasparenza.
Non è la prima volta che si tenta questo accentramento: tra il 2018 e il 2021 la giunta Zingaretti aveva provato un’operazione simile, poi naufragata grazie alla mobilitazione dei territori e dei movimenti per l’acqua pubblica. Oggi la proposta ritorna, con un nuovo vestito ma lo stesso obiettivo: sottrarre alle comunità la possibilità di decidere su un bene vitale e consegnarla a un’autorità regionale permeabile agli interessi delle grandi aziende.
Tutto ciò è in aperta contraddizione con l’esito del referendum del 2011, in cui milioni di cittadini e cittadine si sono espressi chiaramente per una gestione pubblica, partecipata e fuori dal mercato dell’acqua. L’Autorità Idrica Unica va invece nella direzione opposta: centralizzazione, tecnocrazia e privatizzazione strisciante.
Come PRC Lazio chiediamo:
Il ritiro immediato della proposta di legge 206, che risponde agli interessi delle grandi multiutility e non a quelli delle comunità locali.
Un processo democratico e trasparente, che coinvolga cittadinanza, comitati, amministratori locali e operatori pubblici del settore.
Il rafforzamento delle gestioni pubbliche esistenti, con un piano regionale per la ripubblicizzazione del servizio idrico, in attuazione del referendum del 2011.
Un modello di governance partecipato, basato su controllo pubblico, democrazia territoriale e tutela dell’ambiente.
Questa riforma non passerà sotto silenzio. Come Rifondazione Comunista e come parte del movimento per l’acqua pubblica, siamo pronti a mobilitarci in tutto il Lazio per informare, resistere e lottare affinché l’acqua resti un bene comune, gestito nell’interesse collettivo e non di pochi.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento