Autunno – libri in Redazione
Attraverso comunicati stampa, incipit, materiali, le case editrici, gli autori, i curatori promuovono le loro ‘creature’, letture per tutti…
Storia e storie
Don Milani tra noi – Questa antologia di scritti su don Milani, Edizioni dell’Asino, mette a disposizione dei lettori le testimonianze e le riflessioni che la figura e l’opera del prete di Barbiana hanno sollecitato nel tempo tra gli intellettuali e tra qualche prete e politico, e si presenta come un utile complemento ai suoi scritti e una risposta ai suoi detrattori, alle ‘professoresse’ di ieri e di sempre. Nel volume sono raccolte le testimonianze e le riflessioni di Gaetano Arfé, Ernesto Balducci, Luciano Bianciardi, Bruno Borghi, Aldo Capitini, Adele Corradi, Oreste Del Buono, Tullio De Mauro, Elvio Fachinelli, Goffredo Fofi, Franco Fortini, Pietro Ingrao, Giovanni Jervis, Vittorio Giacopini, Giovanni Giudici, Alexander Langer, Lucio Lombardo Radic e, Franco Lorenzoni, Gian Paolo Meucci, Anna Maria Ortese, Giorgio Pecorini, Pier Paolo Pasolini, Michele Ranchetti, Antonio Santoni Rugiu, Ignazio Silone e David Maria Turoldo. In chiusura il discorso di Papa Francesco a Barbiana a cinquant’anni dalla morte di don Milani.
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Uno sguardo dai ponti – La vera storia della nascita e dello sviluppo di Roma di Giulio Caporali, Iacobelli Editore. Che un Papa proveniente da Buenos Aires possa vantare, nel suo ruolo di Pontefice Romano, una diretta discendenza dal vero fondatore dell’Urbe (che non è ovviamente Romolo) può essere considerata una ‘boutade’ abbastanza difficile da giustificare. Eppure la Roma di oggi, quasi certamente, deve i suoi 2770 anni di storia a un sacerdote-ingegnere etrusco, chiamato pontifex che attrezzò i primi due ponti sul Tevere all’altezza dell’Isola Tiberina. Perché intorno a quell’attraversamento, l’arcaico insediamento sul Palatino smise di essere un anonimo villaggio di pastori per diventare l’embrione di Roma.
La parte più intrigante del libro non è ‘solo’ la vera storia della nascita e dello sviluppo di Roma, annunciata nel sottotitolo, quanto piuttosto una sorta di giallo nel quale anziché un cadavere vengono fatti scomparire un paio di ponti e un’isola e nel ruolo dell’assassino finiscono tre dei più autorevoli storici dell’antichità. Ma non si tratta di nessun mistero. L’autore svela semplicemente quello che può essere considerato il primo falso storico del quale, scorrendo le pagine, si vengono a conoscere le motivazioni e gli effetti.
E nel cucinare il piatto del vero svolgimento dei fatti l’autore lo condisce con un po’ di spezie saporite. Un ottavo re di Roma, che non è evidentemente un calciatore con il numero dieci sulle spalle, ma un grande e bistrattato personaggio non romano; la vendita al diavolo di molte anime non umane per favorire la costruzione di tanti ponti in giro per il mondo; Giulio Cesare che fa erigere e abbattere in brevissimo tempo i suoi ponti nella Germania da conquistare, là dove gli servivano più per motivi politici e di immagine che militari; e, non ultimo, qualche pizzico di re e regine del mondo antico, ponti senza chiodi, papi furbi, invasori fantasiosi, saccheggi, tecniche (poche) di costruzione e altro.
Giulio Caporali, ingegnere, vive in Toscana. Ha tradotto dal latino medievale gli Statuti Comunali di Montepulciano del 1337 e, insieme con Gabriella Bartolini le Peregrinationes: diario del pellegrinaggio in Terrasanta nel 1483 di Bernard von Breydenbach, decano della cattedrale di Magonza. Il libro Montepulciano, l’ultima reggia è una sorta di divertissement nel quale ha abbozzato una ricerca etimologica sulla vexata quaestio del nome della città, che dovrebbe significare Monte di Porsenna. Al solo scopo di respirare un soffio di giovinezza nel volume Alla ricerca della poesia perduta, ha assemblato i componimenti che gli studenti della vecchia scuola erano “costretti” a mandare a memoria. Il libro I poeti del vino, di qualche anno dopo, ne è stato l’ovvio e inevitabile seguito.
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Grotte Cornetane: Materiali e apparato critico per lo studio delle tombe dipinte di Tarquinia e Spazi sepolti e dimensioni dipinte nelle tombe etrusche di Tarquinia: due volumi di Matilde Marzullo supplementi n.6 e 7 della collana editoriale Tarchna.
Le tombe dipinte di Tarquinia (patrimonio dell’Unesco dal 2004) costituiscono uno dei fenomeni più noti ed indagati del contesto funerario etrusco e il lavoro che si presenta è la più importante e completa sintesi per la conoscenza di questo inestimabile patrimonio. Si va dai risultati della ricerca condotta nel corso di quasi dieci anni che ha permesso di riconoscere e documentare circa cinquecento ipogei dipinti nella sola Tarquinia nel primo volume, all’analisi delle vicende storico-sociali che sono alla radice della loro formazione e del loro sviluppo nel secondo volume.
I materiali oggetto dello studio sono spesso del tutto inediti e la progettazione anche in veste digitale permette di appezzare complessivamente l’insieme dei dati raccolti, offrendo uno strumento nuovo, che descrive per la prima volta in maniera integrale l’evoluzione dei sistemi stilistici e compositivi all’interno dei monumenti tarquiniesi, svelando il loro significato per la comunità dell’epoca.
Teatro
Un Teatro apocalittico – La ricerca teatrale di Giuliano Vasilicò negli anni Settanta di Fabrizio Crisafulli, prefazione di Dacia Maraini, Artdigiland, Dublino, 2017 ‘in dedica a Simone Carella a circa un anno dalla scomparsa’. Presentato presso il Beat 72, storica cantina’ dell’avanguardia teatrale romana, luogo d’elezione di Carmelo Bene prima e poi dei gruppi del cosiddetto ‘teatro-immagine’. La prima monografia dedicata al lavoro teatrale di Giuliano Vasilicò (1936-2015), uno dei protagonisti del teatro delle cantine romane’, il cui lavoro ha fatto base per anni proprio al Beat 72. Il suo apporto alla ricerca teatrale, come il volume rende chiaro, è stato soprattutto nella sua peculiare modalità di costruzione di drammaturgie non narrative e nell’idea del corpo scenico; dello spettacolo inteso, cioè, come organismo compatto, nel quale tutti gli elementi espressivi hanno la stessa importanza nel determinare il senso del lavoro. Il libro riguarda il periodo più felice e proficuo di Vasilicò: quello nel quale, dopo uno straordinario Amleto (1971), ha realizzato Le 120 giornate di Sodoma (1972), spettacolo-rivelazione dell’intero fenomeno delle “cantine romane”, e Proust (1976): caso pressoché unico di efficace trasposizione sulla scena del mondo poetico dello scrittore francese.
Il volume, con prefazione di Dacia Maraini, contiene contributi di Goffredo Bonanni, Simone Carella, Enrico Frattaroli, Agostino Raff, Lucia Vasilicò. Di quest’ultima è pubblicato in appendice l’emozionante racconto inedito Amleto finalmente, dedicato ai rapporti dell’autrice col fratello durante la creazione e le repliche dell’Amleto nel 1971. L’antologia critica contiene scritti di Alberto Abruzzese, Giuseppe Bartolucci, Alberto Beretta Anguissola, Maricla Boggio, Daniele Del Giudice, Roberto De Monticelli, Guy Dumur, André Fermigier, Jacques Ferrier, Cesare Garboli, Colette Godard, Gerardo Guerrieri, Dacia Maraini, Frank Marcus, Pierre Mazars, Giuliana Morandini, Alberto Moravia, Paolo Emilio Poesio, Jerzy Pomianowski, Angelo Maria Ripellino, Elio Pagliarani, Edoardo Sanguineti, Rodolfo Wilcock. La pubblicazione è dedicata, a circa un anno dalla scomparsa, a Simone Carella, straordinario artista e promotore della ricerca teatrale, per anni patron del Beat 72 e ideatore di importanti iniziative culturali della capitale (basti ricordare, tra tutte, il festival dei poeti di Castelporziano del 1979), che ha partecipato al libro con una importante testimonianza.
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