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Giovedì 8 maggio 2025, alle ore 17, presentazione del romanzo Come filari di una vigna di Alessandro Di Meo (Pasquale D’Arco Editore, 2023), terzo incontro della rassegna “Lo spazio dei libri. Presentazioni di libri in Biblioteca”.

La biblioteca comunale di Velletri “Augusto Tersenghi”, in collaborazione con Biblionova Società Cooperativa, ha inaugurato a marzo la rassegna “Lo spazio dei libri”, un ciclo di incontri dedicati alla promozione della lettura e a favorire il dialogo diretto del pubblico con gli autori, offrendo uno spazio di confronto sui temi trattati nelle opere.

L’evento avrà luogo presso la sala ragazzi della Biblioteca comunale”Augusto Tersenghi”, piano I della “Casa delle culture e della Musica” (Piazza Trento e Trieste, Velletri). Sarà presente l’autore, l’ingresso è libero. L’appuntamento è inserito nel programma de “Il maggio dei libri 2025” del CEPELL, il Centro per il Libro e la Lettura.

Il romanzo di Alessandro Di Meo Come filari di una vigna alterna, come la vita, momenti comici, buffi e di felicità, a momenti di tristezza e di amara consapevolezza del destino tragico dell’esistenza umana. L’ironia è sempre presente, ma è un’ironia dolce, che non serve quasi mai a graffiare, ma più spesso a carezzare con un sorriso le debolezze delle persone e dei protagonisti, con la capacità di umana comprensione di chi sa, in fondo, salvo poche eccezioni, di non avere il diritto di giudicare.

L’ironia e l’autoironia dell’autore riescono sempre a rispettare la delicatissima materia trattata, il racconto cioè delle vite di un padre e di un figlio, che come dice il titolo, sono come filari di una vigna che corrono paralleli senza, almeno apparentemente, mai incontrarsi.

L’autore senza l’utilizzo di artifici retorici affronta con coraggio i sentimenti, i difetti, i ricordi e i rimpianti dei protagonisti e degli altri personaggi del romanzo.

La storia di Gionì, il padre, è narrata in terza persona. Una volta rimasto vedovo, si autoesilia fuggendo da Roma e tornando nella sua vigna di Terracina, alla ricerca di un contatto diretto, senza sconti e vittimismi con la solitudine e la natura. Cerca di evitare i rapporti umani, sembra subirli e la sua vera compagna è Neve, la sua cagnolina o compacagna. Ma la vita non può essere archiviata e congelata così facilmente per cui Gionì ne sarà ancora sorpreso.

Enrico, il figlio, che scrive in prima persona, racconta la sua vita nella borgata romana di Centocelle, delle trasformazioni del suo quartiere a partire dal periodo iniziale del boom degli anni Sessanta, trasformazioni urbanistiche, culturali e antropologiche che accompagnano la sua crescita da bambino a ragazzo e da ragazzo a uomo.

Le due storie, del padre e del figlio, di Gionì e di Enrico, sembrano quasi in conflitto tra loro per quanto distanti, ma sono invece legate profondamente da una traccia nascosta presente in entrambi i personaggi. Si tratta di un antico e istintivo senso della libertà, della giustizia e della solidarietà umana, talmente semplice e spontaneo che oggi, mutati irreversibilmente i tempi, accantonate le ideologie, stravolti i modi di pensare e le società in cui maturarono, appaiono valori forse irrecuperabili, che la lettura del romanzo di Alessandro Di Meo ci fa percepire come ferite ancora non rimarginate inferte al nostro destino.