Notizie in Controluce

Calahorra

Dal mensile di attualità e cultura dei Castelli Romani Notizie in… Controluce edito dall’Associazione Culturale Photo Club Controluce”

Cronaca di un gemellaggio

Circa due anni e mezzo fa un avvenimento religioso di notevole rilevanza per la cristianità accomunava le città di Calahorra (Spagna) e Monte Compatri (Italia). Infatti, il 22 marzo 1996 si teneva in San Giovanni in Laterano, alla presenza del cardinale Ruini, dell’ambasciatore di Spagna in Italia, dei rappresentanti della città di Calahorra, del Padre Generale dei Carmelitani Scalzi, dei postulanti e della rappresentanza di Monte Compatri, la cerimonia d’apertura del processo di Beatificazione del Venerabile P. Giovanni di Gesù Maria “El Calagurritano”, principale estensore della costituzione dell’allora nascente Congregazione d’Italia dei Carmelitani Scalzi, grande scrittore di mistica e consigliere di numerosi papi.

Calahorra e Monte Compatri sono intimamente unite dalla figura del Venerabile P. Giovanni di Gesù Maria che ebbe i natali nella città spagnola nel 1564 e venne lì battezzato il 27 gennaio. Dalla Spagna partì per operare in Italia dove ha trascorso la sua vita terrena nel convento di San Silvestro, tra i Carmelitani Scalzi di Monte Compatri. Morto il 28 maggio 1615 nel Convento, il suo corpo incorrotto è esposto alla venerazione dei monaci e dei fedeli da 383 anni. Nel corso della preparazione della cerimonia di beatificazione, una delegazione di Monte Compatri si era recata in Calahorra. Nell’incontro tra i rappresentanti delle due comunità. veniva gettato il seme per un gemellaggio da effettuarsi in tempi brevi tra le due città. Circa un mese dopo, una rappresentanza di cittadini di Calahorra guidati dal sindaco Francisco Javier Saenz, ribadiva a Monte Compatri tale volontà. Così nello stesso anno i Consigli delle due città deliberavano ufficialmente la promozione dell’iniziativa. Sulla spinta dell’iniziativa, lo scorso mese di maggio si è tenuta a Monte Compatri una riunione storica: il Consiglio Comunale in seduta pubblica ha nuovamente e solennemente proclamato e sancito la propria volontà di gemellare la nostra città con quella spagnola di Calahorra, secondo lo spirito e i regolamenti dell’Unione Europea. E’ stato il primo passo ufficiale verso il gemellaggio (“hermanamiento”) vero e proprio che verrà ratificato e festeggiato a Monte Compatri il 24 ottobre, precisamente il giorno successivo alla chiusura della causa ecclesiale di beatificazione. Alla cerimonia hanno partecipato il sindaco (“alcalde”) di Calahorra, don Javier Pagola Saenz, accompagnato da una delegazione ufficiale costituita da Consiglieri Comunali e da membri della Commissione preliminare per la realizzazione del gemellaggio. Per Monte Compatri erano presenti il Sindaco Franco Monti, il Consiglio Comunale al completo e i membri della Commissione preliminare omologa di quella spagnola. Numerosi gli ospiti di riguardo, tra i quali: mons. Giuseppe Matarrese vescovo di Frascati, Padre Giovanni Strina postulatore della causa di beatificazione di p. Giovanni di Gesù Maria, Madame Anne de Barsy che più di tutti ha fortemente voluto e perorato la causa del gemellaggio, Paolo Rinelli Priore del Convento di San Silvestro che ospita le spoglie del Venerabile. Poiché le norme europee prevedono che le delegazioni delle città interessate abbiano almeno due incontri preliminari ufficiali prima dell’atto formale, il 29 Agosto una delegazione di Monte Compatri guidata dal sindaco si è recata nella città di Calahorra. I calagorritani hanno preparato ed offerto ai monticiani un’accoglienza calorosa. Continua e affettuosa è stata la presenza e la partecipazione di tutta la cittadinanza.

Il Beato Giovanni
Da Calagorra, città della Vecchia Castiglia a Monte Compatri.
Al battesimo lo chiamarono Giovanni, in religione Giovanni di Gesù Maria, i Monticiani da secoli lo chiamano “Il Beato Giovanni”. Nato il 17 Gennaio del 1564 a Calahorra, Città della Vecchia Castiglia, da genitori agiati, Giovanni ricevette accurata educazione cristiana sulle ginocchia di mamma. Iscrittosi a sedici anni all’università di Alcal., per le sue doti d’intelligenza e di carattere aveva davanti a sé un futuro brillante. A tutto ci. si sommava il benessere materiale perché, essendo l’unico figlio maschio della famiglia, ne avrebbe ereditato il cospicuo patrimonio che suo padre, Diego de San Pedro, medico, e sua madre Anna Ustarroz, proveniente da ricca e nobile famiglia di Valderroncal, nel regno di Navarra, accrescevano sempre più con il lavoro, la sobrietà della vita e l’oculata amministrazione. Ad Alcal., Giovanni conobbe da vicino la vita e la spiritualità dei figli di Santa Teresa e se ne innamorò tanto da desiderarla più di tutti i beni di questo mondo. Sentendo poi che quella era veramente la volontà di Dio, chiese di entrare a far parte di quella famiglia nella quale perseverà fino alla morte, incarnandone perfettamente lo spirito. Una serie di provvidenziali coincidenze lo condusse in Italia nel convento di Sant’Anna a Genova, con la finalità di completare gli studi teologi in vista dell’ordinazione sacerdotale, che avvenne probabilmente all’inizio del 1590. I superiori, ammirati per la sua sapienza e compiaciuti per la forte vita interiore che lo animava, decisero ben presto di affidargli la formazione del nascente Carmelo italiano e europeo. In seguito, realizzata la fondazione di Santa Maria della Scala, a Roma, vi fu inviato per continuarvi il delicato e fondamentale lavoro per il quale diede sempre il meglio di sé e che, praticamente, interruppe solo con la sua morte, avvenuta a Monte Compatri, nel convento di San Silvestro. La figura del P. Giovanni, che per molti anni fu al centro spirituale di Roma e richiamò l’attenzione di Papi, di Cardinali, di Vescovi e prelati, è poliedrica e complessa, perciò difficile ad essere riassunta in poche linee. Come religioso si applicò costantemente alla perfezione propria del carisma teresiano e raggiunse un alto grado di contemplazione mistica, come educatore è stato inimitabile; come teologo, ricercato ed ammirato; come scrittore, fecondissimo, non solo nel campo religioso, ma anche in quello profano; come consigliere e superiore generale, insuperabile. Sotto il suo governo estese l’Ordine in tutta l’Europa, in Asia, in Polonia e persino a Leopoli. Da uomo di Dio che era e vero figlio di Santa Teresa d’Avila, ne interpretò perfettamente lo spirito, dando alla Congregazione di Sant’Elia (Il Carmelo d’Italia) la sua fisionomia definitiva, tracciandone le linee essenziali: preghiera e apostolato. Nel 1614, terminato il mandato di Generale dell ‘Ordine, il P. Giovanni, dopo qualche mese di permanenza a Roma, si ritirò nella quiete di Monte Compatri per dedicarsi a tempo pieno alla contemplazione delle cose di Dio. Il luogo con i suoi grandi alberi, il silenzio e la solitudine di quel tempo, rispondeva magnificamente alle sue aspirazioni e costituiva lo spazio ideale per attendere agli insistenti richiami del suo spirito, desideroso solo di Dio. Ma forse un’altra ragione lo aveva consigliato nella scelta: il presentimento della prossima fine. Infatti, qualche mese dopo si ammalò. Gli sforzi per mantenerlo in vita furono inutili. Il Signore lo chiamava per ricompensarlo di tutte le fatiche sostenute per il bene della Chiesa e l’incremento dell’Ordine. Morì il 28 maggio 1616. Per i suoi funerali il popolo di Monte Compatri che, in breve tempo, aveva intuito la sua elevata santità, accorse numeroso e non esitò a chiamarlo “Il Beato Giovanni”. Sulla sua tomba si recarono a pregare e ad implorare la sua intercessione per ottenere i favori di Dio, oltre ai Monticiani, anche persone delle città vicine. Il pellegrinaggio, cominciato nel giorno della sua morte, dopo quasi quattro secoli, continua ininterrotto. Montecompatri non ha mai dimenticato “il Beato Giovanni” alla cui intercessione sempre si affida con grande fiducia; questi non ne ha mai deluso le speranze e implora continuamente sulla città e tutti i suoi devoti i favori divini. Si deve all’affetto e alla venerazione che i Monticiani hanno per “il Beato Giovanni” se ultimamente tra Calahorra e Montecompatri, tra l’Ebro e il Tevere, sia stato lanciato un nuovo e movimentato ponte di amicizia e di collaborazione. Un gesto significativo che si unisce ai tanti altri, destinati ad anticipare profeticamente il terzo millennio cristiano. Pier Paolo Di Bernardino

Calahorra
Una delle più antiche città dalla Rioja.
Abitata già mille anni prima di Cristo da popolazioni indoeuropee.
Cittadina di circa 19.000 abitanti nella Spagna centro-settentrionale, regione storica della Vecchia Castiglia. Amministrativamente appartiene alla provincia di Logrono, regione di La Rioja. Sorge a 358 m d’altitudine sulla sinistra del fiume Cidacos, presso il suo sbocco nell’Ebro. E’ sede vescovile, soggetta al metropolita di Pamplona e Tudela. Calahorra è una delle più antiche città dalla Rioja. Abitata già. mille anni prima di Cristo da popolazioni indoeuropee. Molti sono i ritrovamenti archeologici che lo dimostrano. Nel II secolo a.C. nasce la Calagurris iberica. Antichissimo insediamento preromano, si chiamò Calahuria. Già dal I secolo a.C. la presenza e l’influenza romana sono predominanti. Sertorio cercò di tener testa ai generali romani Pompeo e Metello che volevano restituire le terre di Spagna all’impero romano. Nell’anno 72 Calahorra fu distrutta e in relazione a questo fatto nacquero molte leggende: come la “fame calagurritana” che racconta dei cittadini che per sopravvivere all’assedio dovettero mangiare carne umana. In seguito prese il nome latino di Calagurris, a cui Giulio Cesare, che ne curò la riedificazione, fece aggiungere il suffisso “Julia”. Divenuta municipio romano, ebbe il privilegio di battere moneta propria. Sotto i regni di Augusto e Tiberio, Calahorra raggiunse un grande splendore e ancora di più sotto M.Fabio Quintiliano autore di un trattato di pedagogia molto conosciuto. Con il martirio di Emeterio e Celedonio, due soldati della VII legione Gemina, si ha il primo riferimento con la religione cristiana (300); i due martiri sono i patroni della città. Nel IV secolo diventa sede episcopale e capitale religiosa del Nord della penisola. Per la sua posizione altamente strategica (sita su una collina, domina la valle dell’Ebro) fu al centro di numerosi fatti d’arme e di lunghi assedi: da Annibale a Pompeo, fino alle guerre carliste nel 1834. I re di Léon concessero a Calahorra particolari diritti e libertà municipali (“fuero”) con Alfonso VII, ai quali Alfonso X il Saggio aggiunse nel 1225 altri privilegi. Non è dunque un caso che nello stemma civico compaia la definizione di “nobilissima e fedelissima città.” Durante la dominazione araba fu conquistata e persa varie volte, finché. la conquista da parte dei re cattolici (1512) mise fine alle guerre e pacificò. le frontiere tra Navarra e Aragona. In questo territorio transitato dalle più importanti civiltà dell’antichità (Romani, Celti, Musulmani) rimangono numerose le tracce del loro passaggio. Tra i monumenti di maggior interesse si citano le vestigia romane dell’acquedotto e del circo, il palazzo vescovile e la Cattedrale, costruita sul luogo del martirio dei SS. Emeterio e Celedonio, poi divenuti i patroni della città. Le principali attività economiche si basano sull’agricoltura, che ha dato origine nello stesso luogo a numerosi stabilimenti di lavorazione e trasformazione. Si coltivano i cereali, si è sperimentata la coltura del riso. Si produce un vino di buona qualità, in sintonia con la tradizione specifica della regione di La Rioja a cui appartiene. La costruzione del canale di Lodosa entrato in funzione nel 1947 ha dato un ulteriore sviluppo all’agricoltura. In Calahorra si concentrano le maggiori piantagioni di pomodori, lattuga ed asparagi. Un’attività di rilievo è anche rappresentata dall’allevamento di bestiame (bovini, ovini, caprini) e di cavalli. Oltre al Venerabile Padre Giovanni di Gesù Maria, Calahorra annovera altri figli illustri: Quintiliano, uno dei massimi esponenti della cultura latina, e il poeta Prudenzio. Marco Fabio Quintiliano (I¡ secolo d.C.) nacque nella città iberica ma studiò a Roma, ove divenne celebre oratore, avvocato e letterato. Fu maestro di Plinio il Giovane e forse di Tacito, nonché. precettore di famiglia per Vespasiano e Domiziano. Insigne modello di eloquenza, Quintiliano fu un continuatore dell’opera di Cicerone in chiave più moderna, tanto da influenzare concretamente le scuole di pensiero delle età successive. Aurelio Prudenzio Clemente visse invece nel IV secolo d.C. e fu forse il più grande tra i poeti latini cristiani. Autore di poemi religiosi di alta spiritualità., fu nel Medioevo che la sua fama giunse all’apice di una enorme popolarità.

Cultura, tradizioni e feste a Calahorra
L’Amministrazione ha creato infrastrutture ed ha appoggiato l’incipiente associazionismo. Ciò ha fatto sì che oggi Calahorra sia una città con una grande attività culturale. Il polso di una città si misura, tra le altre cose, attraverso la popolazione dei suoi cittadini nella vita culturale della sua città. L’avvento della democrazia in Spagna ha propiziato un grande cambiamento culturale in cui i principali promotori sono stati la volontà politica e il risorgere dell’Associazionismo. E Calahorra ha seguito lo stesso processo. L’apparizione di numerose Associazioni culturali desiderose di operare e di essere coinvolte nella vita culturale e il grande sforzo dell’Amministrazione che, creando infrastrutture, lavorando sulla formazione e sulla diffusione culturale e appoggiando l’incipiente associazionismo, hanno fatto sì che oggi Calahorra sia una città con una grande attività culturale, abbondanti Centri educativi di tutti i livelli e numerosi gruppi artistici e culturali: Orfeòn, Pulso Y Pùa, Joven Orquesta, Banda municipal de Mùsica e Orquesta del Connservatorio sono i gruppi musicali di matrice classica. Un Gruppo Municipale di Danza si incarica di mantenere e promuovere il folclore autoctono, due gruppi di teatro amatoriale e vari gruppi di musica pop e rock e più di 70 associazioni che svolgono un’attività varia culturale o sportiva: cinema, video, filatelia, conservazione del patrimonio, calcio, pallacanestro, palla basca, scacchi, atletica….. Tutta questa attività riunisce un buon numero di adulti e, soprattutto giovani, che sono il futuro di ogni città. La GASTRONOMIA calagurritana ha per suoi prodotti base quelli provenienti dal suo terreno fertilissimo che permette di magiare delle verdure differenti durante tutto l’anno. In primavera la minestra di verdure e gli asparagi freschi. In estate pomodori e lattuga fanno da base a deliziose insalate. I peperoni annunciano la venuta dell ‘autunno. E’ tradizione arrostirli in strada, in grandi recipienti che si fanno ardere con legna e carbone vegetale. L’inverno, pur essendo freddo, non è meno produttivo nel suo fertile terreno. Ora crescono le verdure più delicate: cardi, carciofi, cavolfiore e la “borraja” esclusiva di La Rioja. Tutti questi prodotti possono essere acquistati direttamente dagli agricoltori nel tradizionale mercato che ogni giovedì, sin dal Medio Evo, si tiene a Plaza del Raso. Insieme alle verdure l’abbacchio è il piatto speciale della cucina calaguirritana. E il pesce, portato tutti i giorni dai porti del Cantabrico. Il pasto si accompagna dai buoni vini de la Rioja, elaborati nella “Bottega Cooperativa”. Frutta fresca del nostro territorio (mele, ciliegie, fragole, pesche, pere, meloni, uva) e paste tipiche (mantecato, focaccine, mantecato burroso e “la pasta di Calahorra”) completano il menù. Le FESTE costituiscono il miglior esponente della tradizione del paese. A Calahorra girano a ruota intorno ai suoi patroni San Emeterio e San Celedonio, soldati romani che patirono il martirio presso il fiume Cidacos. Si celebrano due volte l’anno: il 3 Marzo, festività dei santi, e dal 25 al 31 agosto le feste maggiori che commemorano il trasferimento delle reliquie dei santi nell’anno 1561. Feste di carattere prevalentemente popolare, costituiscono una grande parentesi nella vita quotidiana: l’attività lavorativa si interrompe e la strada si riempie di gente e di attività festive. La base tradizionale delle feste sono: l’Encierro, cioé la chiusura dei tori nelle stalle dalla Plaza de toros, le corride e le sagre all’aria aperta con famose orchestre. Completano la festa le “Peñas”, con la musica e il tradizionale “zurracapote”, che si offre gratuitamente a chiunque lo desideri e si beve in una bottiglia di terracotta. Tradizionali sono anche le “chuletadas” per strada: le costolette di agnello arrostite sulla brace e mangiate in famiglia o con gli amici in maniera informale. La Settimana Santa, recentemente dichiarata “di interesse regionale”, offre attività come il “mercato romano”, che ricrea l’ambiente dei mercati della Roma antica, rievocando così lo splendore de “Calagurris”; La Rappresentazione vivente della Passione di Cristo, con più di 100 calagurritani, attori improvvisati, per questo grande spettacolo teatrale di luce e suono. E per ultimo, la Grande Processione del Venerd. Santo, con più di 20 quadri che rappresentano la Passione e più di 400 operatori, con la quale Calahorra si unisce alla tradizionale Settimana Santa spagnola. Per quel che riguarda l’aspetto ludico c’é “los borregos”, un gioco di scommesse intorno ad un tavolo con le palline, tradizione ancestrale riservata solo agli uomini. Il Natale riunisce anche due grandi tradizioni spagnole: “El Belén”, con l’installazione nel Paseo del Mercadal di un grande Betlemme (presepio) di più di 600mq che riproduce elementi architettonici della città e delle sue forme di vita. E “la Cavalcata dei Re Magi” il 5 gennaio. La festa infantile dell’illusione. Calahorra è una città moderna, innovatrice e aggiornata a proposito delle nuove tendenze della cultura del Paese. Però al tempo stesso segue fedelmente la sua tradizione, la sua storia e i suoi costumi, cosciente del fatto che nella connessione di questi due aspetti, modernità e tradizione, sta la chiave dello sviluppo intellettuale di un paese.

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MONOLITE e “Frammenti di visioni”

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