“Capace di volare”, di Maria Rosa Gelli
Capace di volare è una plaquette poetica realizzata quale 2° premio del concorso “F. Moro – Comune di Sartirana Lomellina” 2008, “volare sulle note/del mio jazz malinconico”, come precisa esordendo l’autrice. E’ il silenzio, tuttavia, che assurge ad un ruolo demiurgico, colui che sa “dire di più”. L’onda che s’infrange avverte l’inascoltato e dalla scogliera si erige il feudo dell’anima pietrificato, altrove descritto come un “malconcio relitto”, “sbatacchiato qua e là” dalle intemperie. Una poetica dirompente nelle dinamiche amorose, puntualmente presenti, ragione di vita oltre la quale intravedere l’enigma del paradosso, che dalla sospirata unione conduce alla nostalgica lontananza nell’esercizio di renderlo immutato, altero, comunque pronto a traguardi d’infinito. A tratti sembrerebbe sopraffatta da una preponderante foga di appassionate epistole rinchiuse in un cassetto, così come i pensieri nel lutto della mancata condivisione fuoriescono impavidi dai lucchetti serrati della ragione. “Assolutamente io ti amo”, al di là di ogni condizione, poiché “ti voglio felice”. Talvolta l’amore costruisce una “prigione” “di felicità dorata”. Maria Rosa è “evasa dal castello”, consapevole che solo così avrebbe preservato autenticità all’amore, “nella continua meraviglia”. “Mi cercherai/nel disordine dei tuoi ricordi/ma non mi troverai/perché solo così posso possederti”. Amore di “dolci pensieri/nell’ovatta estasi/di un amore impossibile”. Amore d'”infinito tormento”, di insite dinamiche sado-masochistiche, dove resta comunque vivo “un sogno/dal quale ancor oggi non desto”.
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