Capri-Rocca di Papa: somiglianze e differenze nel tempo

Capri – Rocca di Papa: somiglianze e differenze nel tempo
Mi è stato donato un piccolo, prezioso libriccino: Le Sirene di Frascati Vagabondaggi nei Castelli Romani, il sottotitolo: edito dai Fratelli Palombi Editori Roma, stampato nel 1963. Si compone di ventiquattro capitoletti con altrettanti itinerari castellani e a pagina 71 e 72, il 18° s’intitola:
Capri – Rocca di Papa
Lo trascrivo, firmandolo alla fine con il nome dell’autore.
“Forse l’accostamento è azzardato, ma partendo dalla piazza di Rocca di Papa e arrampicandosi per le ripide viuzze che conducono ai Campi d’Annibale, si ha l’impressione di trovarsi in taluni angoli di Capri.
Naturalmente le differenze ci sono. Per esempio qui si “sbarca“ da una funicolare, dopo aver attraversato un mare di verde: nell’isola dei Faraglioni si discende invece da un vapore intriso ancora di azzurrità marine. Ma inerpicandosi nel dedalo di queste scalette assolate, si vede che le affinità son molte.
Intanto anche da qui si scorge l’azzurrità un po’ opaca del lago Albano, nel quale si specchiano le case allineate di Castel Gandolfo. E dai vicoli scavati nella roccia, dai sottoportici ombrosi, appariscono squarci di cielo, frastagliati da una vegetazione festosa che prorompe dai numerosi balconi fioriti e dalle terrazze adorne di pergolati.
Se la buonanima di Oreste Raggi[1] potesse rivedere quest’ameno Castello, che egli descrisse a tinte fosche un secolo fa – seguito poi da Saverio Kambo che arrivò al punto di consigliare la demolizione di tutte le casupole del Quartiere Bavarese e dell’allora Centro storico [2] -, si ricrederebbe di fronte a tanti deliziosi ritiri sorti nelle anfrattuosità del monte, nei luoghi più impensati.
Dopo aver sorbito un caffè sotto gli ombrelloni colorati di Piazza della Repubblica, egli potrebbe salire gioiosamente verso il Tempio di Giove Laziale, così come le bionde straniere, dopo aver sorbito bibite ghiacciate nella piazzetta di Capri, salgono alla Villa di Tiberio, riparandosi al sole con larghi cappelli di raffia.
Se nel lontano orizzonte dell’isola partenopea si staglia la sagoma azzurrognola del Vesuvio, anche Rocca di Papa ha il suo bravo vulcano: spento, sì, ma in compenso a portata di mano.
La cima del Tuscolo e il Pizzo delle Faete, emergenti dal verde mare dei boschi sono i suoi Faraglioni. Le loro croci di ferro e le antenne metalliche di Monte Cavo luccicano al sole come le alberature dei panfili ancorati alla Piccola Marina.
E il vino che il modesto “Polentone” ti serve sotto ai ciliegi della sua osteriola ai Campi di Annibale, ha gli stessi bagliori di fuoco del celebrato vino di Capri, che un impeccabile cameriere potrebbe mescerti sotto gli oleandri del miglior ristorante dell’isola.
(1959) Vincenzo Misserville[3]
La ricerca di somiglianze e differenze tra la Rocca di Papa di allora, – paragonata addirittura a Capri – e quella di oggi, la lasciamo ai lettori…
Noto soltanto che le antenne già da allora “luccicavano al sole”, ma certamente non dovevano essere state così numerose e devastanti come nell’attualità, visto che si parla ancora di Tempio di Giove Laziale, ove ipoteticamente e gioiosamente sarebbe ancora potuto salire lo spirito di Oreste Raggi. La funicolare inoltre era funzionante e navigava in un mare di verde… (R.G.)
[1] Autore di Colli Albani e Tuscolani – Unione tipografico – Editrice Torinese, Roma 1879
[2] Nota dell’autrice – tratta dalla Collezione di Monografie illustrate – Saverio Kambo, I Castelli Romani, Grottaferrata e il Monte Cavo- Bergamo Istituto d’Arti Grafiche Editore 1922 – pag. 114
[3] Ciociaro di origine (Palestrina 1902 – Roma 1976) nel 1956 Vincenzo Misserville fondò la rivista Castelli Romani – Vicende Uomini Folclore che ancora oggi, giunta al LXV anno – XXXII della nuova serie, dedica al territorio castellano articoli su iniziative culturali, riferimenti e ricerche storiche e dà spazio ai dialetti del territorio. L’attuale Segreteria di Redazione di Nello Spaccatrosi Editore ha sede in Ariccia: Direttore responsabile Luciana Vinci, Direttore Francesco Petrucci. (e mail: artigraficheariccia@tin.it)
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