Colonna: La memoria insegna – Gianni Polgar incontra gli alunni del plesso Tiberio Gulluni – I.C. Don Lorenzo Milani

Emozionante incontro quello svoltosi ieri nel Palazzetto dello Sport Don Vincenzo Palamara a Colonna: i docenti e gli alunni delle classi primarie e medie della Scuola Tiberio Gulluni hanno organizzato con il patrocinio e la fattiva collaborazione del Comune la Giornata della Memoria 2025. L’evento ha visto la presenza delle Autorità cittadine con il Sindaco Fausto Giuliani che nel suo intervento ha voluto rimarcare la stretta collaborazione delle Istituzioni con il mondo della scuola, nel portare avanti il ricordo e la commemorazione delle tante vittime della Shoah.
Doveroso il ricordo di Alberto Sed, molto apprezzato dalle figlie Enrica e Paola, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz che insieme a sua moglie Renata si è recato molte volte nella scuola di Colonna.
No all’indifferenza: le giovani generazioni devono conoscere e conservare memoria di quanto accaduto, grazie anche alle iniziative scolastiche programmate e realizzate in corso d’anno dai docenti, come la mostra curata dal professor Giuseppe Bottitta, dedicata ai Giusti tra le Nazioni rappresentati con significativi disegni in bianco e nero .
Numerosi gli intervenuti all’evento, gestito e coordinato con la supervisione e la guida degli insegnanti, dagli stessi ragazzi che, attraverso lavori, coreografie e canti, scritti, realizzazioni artistiche e manufatti, hanno voluto sottolineare le loro riflessioni in tema di solidarietà, vicinanza, amore, rispetto, tutto legato all’obiettivo primario di conoscere e ricordare, meditare e acquisire consapevolezza sull’importanza della Storia e della Memoria.
Le note di Auschwitz di Guccini hanno aperto l’evento, fatto emozionare e riflettere, sottolineate anche da significative riproduzioni video, curate dal dottor Luigi Leoni, che del passato fanno ricordo, sulle coreografie della professoressa Cinzia Calabritto; da non trascurare l’interpretazione dei brani eseguita dai bambini delle quinte della scuola elementare e delle prime medie, anche attraverso il linguaggio dei segni, sotto la guida della professoressa Laura Carletti, a significativo abbraccio con chi utilizza altre modalità per relazionarsi, una silente conferma all’impegno di abbattere insieme ogni barriera nella comunicazione e nella convivenza.
Tra gli intervenuti, dopo l’accoglienza della Vice Preside, Prof.ssa Loredana Corsetti che ha espresso i saluti e la vicinanza della Dirigente scolastica dell’I. C. Don Lorenzo Milani, Fabiola Tota, Matilde Ruggieri, Sindaca del Consiglio Comunale dei Giovani; successivamente hanno preso la parola Claudio Procaccia, Direttore del Dipartimento per i Beni e le Attività culturali della Comunità ebraica di Roma, che ha ricordato ai ragazzi che spesso si teme ciò che non si conosce: importanti quindi dialogo e il confronto oltre ogni differenza.
Sara Procaccia, Responsabile dell’Associazione Adei-Wizo-Donne Ebree d’Italia ha ricordato oltre la mamma Virginia Sonnino che si recava sempre a Colonna in occasione della Giornata della Memoria, Pietro Nardella, recentemente scomparso, che grazie a suo padre Aurelio capitano delle Milizie e alla complicità di Luigi Pasquali podestà e Paolo Mastrofrancesco, accolsero le famiglie Sonnino e Pavoncello nel mezzo della follia delle leggi razziali, cambiando le loro identita’.
Emozionante la presenza di Rosalba Sonnino, e Marco Pavoncello quei bambini, oggi con i capelli bianchi, che trovarono rifugio e accoglienza a Colonna insieme ai loro familiari,
Ricordata da Patrizio Ciuffa, referente dell’omonima Associazione di Monte Compatri, la figura di Giovanni Palatucci, Commissario della Questura di Fiume che salvò oltre seimila ebrei, vittima anch’egli nel lager di Dachau.
Accompagnato da sua figlia Giovanna, Giovanni Polgar, grazie all’Associazione Progetto Memoria e all’infaticabile Sandra Terracina , è stato intervistato dall’avvocato Roberto Molle, Presidente dell’Associazione Battaglia di Cassino e membro della Commissione interparlamentare “Sentieri della Memoria” e ha dato l’avvio a un viaggio nel tempo: non era l’anziano – 89 anni portati con la disinvoltura di un giovanotto – a parlare: Giovanni è tornato bambino, figlio di un avvocato di Fiume: il nonno ungherese da Trieste per lavoro, s’era trasferito nella città fiumana. Italiani per scelta, a causa delle leggi razziali dovettero trasferirsi a Roma, dove il suo papà era Segretario dell’Unione delle comunità israelitiche italiane. Aveva solo tre anni, commenta e i suoi ricordi sono sbiaditi, ricorda la nonna, come figura affettuosa.
La sua vita scorreva in una quotidianità che prevedeva anche condizionamenti come le classi riservate agli ebrei, non poter prendere parte ai raduni dei figli della lupa come i suoi compagnetti…
Dopo la caduta del governo fascista il 25 luglio del ’43, le leggi razziali non vennero cancellate e il 13 ottobre dello stesso anno ebbe luogo il rastrellamento nel ghetto di Roma.
La vita tutto sommato spensierata di bambino, viene letteralmente trasformata: non era più solo il disappunto di non poter partecipare ai raduni dei figli della lupa con i suoi compagnetti, o dove seguire lezioni in classi riservate agli ebrei, ma la dolorosa accettazione che, ubbidendo agli adulti, doveva nascondersi; dapprima presso amici: non poteva affacciarsi alla finestra, udendo gli altri bambini giocare all’aperto e non poter stare con loro…; poi in collegio sotto falso nome, Giovanni Polgar seguirà l’insegnamento cattolico, apprenderà tutte le preghiere cristiane, farà una finta prima comunione.
Racconta quando per la prima volta sua madre che non vedeva da tempo – dei suoi familiari non sapeva più nulla – andò a trovarlo in collegio: non aveva idea di chi fosse quella persona che gli avevano annunciato come visitatrice dal nome sconosciuto… mentre Giovanni racconta, sembra trascolorino i suoi occhi negli sguardi di allora: quando riconosce sua mamma, deve restare immobile, fermo, indifferente, mantenendo un contegno distaccato, chiamandola zia. S’inumidiscono gli stessi occhi per quegli abbracci mancati, ferite che il tempo non è mai riuscito a rimarginare, non solo a lui…
Accenna ai suoi familiari rimasti a Fiume, la nonna e i fratelli del padre: rastrellati, deportati e uccisi come i parenti in Ungheria. Unica superstite una zia, che arrivata a Roma, dopo essersi rifatta una vita, metterà in atto la stessa, tragica scelta di Primo Levi: non hanno avuto la forza di sopportare il peso di essere sopravvissuti agli altri, dirà Giovanni.
Ci tiene a chiarire ai ragazzi e a tutti noi adulti presenti, il perché della sua scelta di chiamare tedeschi e non nazisti, coloro che misero in atto lo sterminio della sua famiglia e di tutti gli Ebrei: tutto il popolo tedesco aderì alla follia persecutoria verso di loro, non soltanto i militari, ma anche i civili, la burocrazia, il mondo culturale, la magistratura. Nei tedeschi Giovanni ravvisa una sommatoria di responsabilità individuali che tracima indifferenza, intesa come complicità.
Diversità di una pseudo scienza che postulava un razzismo biologico, un’umanità divisa in razze, superiore quella ariana: da qui partono i massacri che hanno colpito popolo ebreo, reo di aver ucciso secoli prima Gesù di Nazareth.
Non ha sentimenti di odio e vendetta, Giovanni, bensì di rammarico per la giustizia mancata: non c’è stata una vera e propria resa dei conti con chi si è macchiato di tali nefandezze, cosa invece accaduta in altre nazioni d’Europa e questo lo spinge a non mollare: la sua testimonianza è preziosa per le future generazioni, per quei ragazzi e bambini che sono lì ad ascoltarlo… e da nonno – la sua immagine è trascolorata come per magia – raccomanda il rispetto e il culto della memoria, della conoscenza della storia, del fondamentale principio che non esistono razze, se non quella unica della razza umana.
Quindi fa leva sul fatto che non esistono e non devono esistere pregiudizi: tutti gli uomini e le donne sono uguali, hanno pari diritti e doveri, il rispetto e la solidarietà non devono mai venir meno.
E’ volato il tempo mentre Giovanni Polgar parlava, stimolato anche dalle domande del suo intervistatore, ma anche dei giovani studenti che hanno anche mostrato al numeroso pubblico i lavori svolti nelle classi quinte sotto la guida delle insegnanti Teresa Petraglia e Federica Trinca mentre le classi quarte hanno letto una poesia dal titolo “Accarezzando il ricordo” preparate dalle insegnanti Maria Cristina Ferretti, Alessia Pietropaoli e Lorella Liggio.
Un grande applauso accoglie il suo commiato: tutti, bambini, ragazzi e adulti porteranno a casa quel frammento di memoria che per sempre dovremo conservare e accrescere con l’esperienza moderna dell’attuale situazione storica… tenendo ben presente il nostro ruolo per la pace, per il rispetto, per la tolleranza…
Le note di Imagine di John Lennon eseguito dalle classi quarte e quinte della scuola primaria, dirette dalle maestre Loredana Mari, Loredana Biordi, Maria Rosaria Siracusa e accompagnate al piano dal professor Antonino Zampulla, hanno chiuso la manifestazione, mentre lo sventolio delle bandiere della pace veniva accompagnato da scroscianti applausi dei numerosi presenti.
Ecco la vera scuola, quella che oltre le attività in classe, davanti a una Lim, seguendo una lezione frontale, eseguendo elaborati o esercizi nelle varie discipline, porta la Vita tra gli alunni, facendoli crescere come Persone, offrendo loro l’opportunità di confrontarsi tra generazioni, imparare dall’esperienza, allenarsi al futuro di cittadini consapevoli e giusti.
Un plauso a tutti coloro che hanno partecipato in modo corale alla riuscita di questa bellissima manifestazione in particolare al Comune di Colonna, ai Carabinieri della Stazione di Colonna, alla Protezione Civile, alla Proloco, alla Polizia Locale, alla Societa’ sportiva, ai professori Franco Polidori per la grafica, Giovanni Bellusci e Daniele Ciuffa per l’impianto audio-video, a Cinzia, Daniela e Mary, agli ex alunni, alle operose mamme, a dimostrazione che l’unione fa la forza !!
E chi per pudore resta dietro le quinte, ne dimostra tutta l’efficacia.
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