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L’educazione (titolo originale: Educated) di Tara Westover, Feltrinelli ed. 2020 – € 14,00 e-book NO traduzione di Silvia Rota Sperti. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR https://sbcr.comperio.it/

Spesso i romanzi conducono il lettore per mano in alto, ad osservare una o più vite da una prospettiva meno schiacciata sui giorni ma senza far capire subito dove si arriverà. In questo caso un racconto non-fiction si ispira alle vicende e alL’Educazione dell’autrice, Tara Westover, adolescente alla fine degli anni ’90, che vive in una famiglia di fede mormone nell‘Idaho. I genitori decidono di educare i loro sette figli in casa mentre si occupano l’uno, il padre, prima di fare agricoltura e poi di piccola cantieristica, e l’altra, la madre, di far nascere bambini nelle case ed esercitare la medicina naturale provvedendo a raccogliere erbe per preparare tinture, decotti e rimedi. Tutto sembra andare per il meglio se non fosse che ad un certo punto il padre lascia l’agricoltura per occuparsi di recuperare materiale vendibile da un’enorme discarica di auto ed elettrodomestici, e comincia ad aspettare la fine del mondo, che predica essere prossima, poiché è anche studioso delle scritture e predicatore. Sua moglie ne segue l’evoluzione accettando che i figli rinuncino ad ogni tipo di educazione, se non nel tempo libero dalla discarica, e che tutti, più o meno, patiscano le intemperanze di uno dei fratelli, forse incapace di gestire la propria rabbia. La scrittura della Westover è un vero fuoco d’artificio che esplode sulle pagine per accumulo: accumulo di circostanze, fatti, scene e sentimenti. Questi subiscono vere e proprie tempeste, a volte contraddittorie, poiché a giornate che potrebbero sembrare orribili ai più seguono considerazioni docili ed ogni evento ne scavalca un altro così da non riuscire a capire subito il centro del problema. Il lettore, in considerazioni delle differenze religiose, legge avidamente ciò che accade, ma cercando di evitare i pregiudizi valuta cautamente, poiché i riti che dall’esterno possono sembrare assurdi, potrebbero invece rispondere ad una tradizione. Leggendo si osserva anche l’aderenza, più o meno forte, più o meno cauta, dell’autrice a quanto accade. Indubbio che l’autrice, anche se alla pubblicazione del libro sarà richiamata da una parte della famiglia a cercare di ‘ricordare meglio’ quella giornata piuttosto che un’altra; anche se lei stessa ammetterà che, percependo contraddizioni e fastidio per alcune cose vissute, probabilmente le ha ricordate da una prospettiva diversa da quella di alcuni parenti, ha vissuto gli anni della sua infanzia e adolescenza come materia rovente, soffrendo molte decisioni ed atteggiamenti della propria famiglia, cercando di giustificarli ma non riuscendoci del tutto fino… al distacco. Interessante, per l’appunto, una volta finito il libro e fatte ricerche sulla storia della Westover, leggendo anche alcune interviste alla sua famiglia apparse su siti americani (il libro è diventato un caso editoriale), come l’autrice sia riuscita a rappresentare la difficile percezione della società oltre la sua famiglia, palesatasi in modo potente quando deciderà di rientrare nel ‘mondo secolare’ per studiare fino all’università; la sua particolare intelligenza e volontà di aprire varchi nella nebbia della sofferenza che può avvolgere l’individuo stringendolo in una gabbia che quasi nessun altro vede tranne lui stesso; la forza di ammettere, anche perdendo molte cose, che tale gabbia non per questo è meno reale, checché ne dicano gli altri. Questa forse è la chiave più interessante del libro: l’autodeterminazione, la conoscenza di se stessi e il racconto divengono un atto vitale e ‘politico’ nel senso ampio del termine, poiché mettono a disposizione di altri strumenti e modalità per comprendere la necessità di perseguire gli scopi dell’esistenza che fanno di ogni persona quella che è: e di come questo possa ottenersi non certo a qualsiasi costo, ma provando a pagare qualche prezzo, e cercando di mantenere, anzi di rafforzare, la stima e l’affetto per se stessi e per gli altri. (Serena Grizi)