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Dalla Cina una rete globale di video di torture di gatti

Settembre 04
19:51 2025

Etica, Teoria Ecologica ed etologia: cosa fare e cosa non fare

Diverse fonti riferiscono una fiorente industria del dark web chiamata “Anelli globali di tortura di gatti” (Global Cat Torture Rings: A Thriving Dark Web Industry). Si tratta di una rete internazionale clandestina nella quale video di torture e uccisioni di gatti, spesso cuccioli, vengono condivisi online coinvolgendo migliaia di utenti in tutto il mondo, soprattutto di giovane età. Tali video, dapprima dominio esclusivo del dark web, sono diventati negli ultimi anni una vera e propria “industria” alla portata di tutti. Edoardo Limone, consulente di Cyber Security, afferma che se qualche anno fa fece scalpore una notizia nella quale si affermava che su alcuni siti della darknet fosse possibile ordinare, a pagamento, l’esecuzione di animali da parte di seducenti donne in tacchi a spillo, la tendenza, negli anni, è aumentata e il lock-down ha favorito la diffusione di questi video anche sulla rete “di superficie”, mentre il fenomeno si è strutturato e diffuso al punto che sono nati veri e propri database ovvero archivi di dati strutturati dedicati alla tortura animale come, ad esempio, l’Animal Dark Paradise. Per porre fine a ciò che definisce un “mercato disumano”, Limone riferisce che diverse associazioni nel mondo stanno collaborando con autorità dello stesso livello dell’FBI (l’agenzia governativa di polizia federale degli Stati Uniti d’America), come l’American Humane, la quale ha avviato una campagna di segnalazione dal titolo: “Reporting Internet Animal Abuse”.

Nata in Cina, tale rete internazionale si è diffusa in numerosi Paesi, tra cui il Regno Unito, il Giappone e diverse nazioni europee. Il recente episodio di due adolescenti londinesi condannati per aver torturato e ucciso due gattini in un parco pubblico, ha fatto sì che la BBC aprisse un’indagine per mettere in luce, nel Regno Unito, innumerevoli gruppi di tortura online che si ricollegano a quelli cinesi. L’ente pubblico radiotelevisivo del Regno Unito definisce la rete globale un “ecosistema criminale” ovvero un sistema ben organizzato ed autosufficiente che, per lucro e per devianza, sfrutta le piattaforme digitali per eseguire violenze sistematiche sugli animali. Se in seguito all’episodio di Leone, il gattino scuoiato vivo ad Angri, in provincia di Salerno, alcuni attivisti ipotizzavano che l’esecutore potesse essere un asiatico in Italia, ad esempio un cinese sulla scia del Festival di Yulin di giugno, se non un sudcoreano nella scia del Bok Nal che si tiene nei mesi di luglio e agosto, la rivista online SalernoToday scrive in un titolo: “E se anche Leone fosse stato vittima dei torturatori del dark web?” L’articolo informa della decisione dell’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente di presentare l’esposto alla procura di Salerno competente per chiedere di verificare anche quest’ipotesi alla luce delle nuove conoscenze in merito ai torturatori di gatti.

Considerazioni di carattere etico

Il termine “devianza”, secondo il Devoto-Oli, indica un’insuperabile difficoltà di adattarsi alle fondamentali norme etiche o comportamentali della società o del gruppo di appartenenza. Il problema a monte, tuttavia, si pone laddove le norme etiche non ci sono, almeno non come noi occidentali le intendiamo, oltre al fatto che la stessa definizione del concetto di devianza, al di là di ogni specificazione, sia essa giuridica, morale o sociale, può variare a seconda del contesto culturale e sociale. Ciò che sta dietro alla mancanza di leggi di tutela degli animali, come riferisce lo stesso consulente di Cyber Security, è il fatto che “in molti paesi alcune specie animali sono considerate di scarsa importanza e non vige una cultura dedita al rispetto e alla cura”.

Secondo Limone, il tentativo di repressione di un fenomeno come quello dei video di torture dei gatti che vede come protagonisti coloro che lui chiama veri e propri boia, dovrebbe essere gestito su tre fronti per essere veramente efficace e far sì che il numero di questi video non aumenti di numero e di brutalità: il primo fronte è attraverso l’intervento delle autorità preposte alla vigilanza dei contenuti sulla rete (il loro intervento, seppur non sempre tempestivo, è fondamentale per arginare il dilagare di contenuti dannosi); il secondo fronte è attraverso la collaborazione dei provider di contenuti o dei servizi su cui vengono pubblicati questi materiali – i social network devono essere vigili e reattivi nell’eliminazione dei contenuti e nella segnalazione degli utenti alle autorità; il terzo fronte è attraverso la giusta educazione al rispetto verso gli animali, cosa che impegna in prima linea i genitori e successivamente altre istituzioni. In merito al secondo fronte, purtroppo piattaforme digitali di social media come Telegram, YouTube, Tik Tok, Facebook e X (ex Twitter) spesso non rimuovono tali video e i contenuti violenti o impiegano troppo tempo per farlo, agevolandone di fatto la diffusione.

In merito al secondo e terzo fronte, gli attivisti di Feline Guardians Without Borders (FG), una comunità globale composta da persone provenienti da oltre 30 paesi e 5 continenti, che combatte ogni giorno la sofferenza inflitta agli animali (non solo ai gatti) in Cina (dove viene girata la maggior parte dei video), forniscono indicazioni su ciò che è possibile fare e ciò che non è opportuno fare: 1) segnalare i canali specifici (post, video, chat, storie e messaggi diretti che costituiscono punti d’accesso o percorsi di comunicazione), interni alle piattaforme come Telegram, che consentono a questi gruppi di esistere; 2) non condividere questi contenuti come intrattenimento; 3) condividerli solo per denunciare, sensibilizzare, innescare azioni; 4) far sentire la propria voce al di là dei singoli canali fraudolenti, chiedendo azioni dalla piattaforma o segnalando un canale alla Polizia Postale; 5) sostenere le cause che proteggono i gatti, anche partecipando a proteste come alle manifestazioni che si tengono a Milano e a Roma, rispettivamente davanti al Consolato e all’Ambasciata cinesi, per chiedere che venga sancita una legge a tutela degli animali. A titolo d’esempio, è possibile segnalare un canale di Telegram toccando l’icona dei tre puntini o la foto del profilo in alto a destra all’interno della specifica chat, selezionando “Segnala” ed indicando il motivo selezionando la ragione appropriata per la segnalazione per poi cliccare su “Segnala” e confermare. È inoltre possibile chiudere o bloccare un canale fraudolento di Telegram inviando uno screenshot e il link del canale in un’email all’indirizzo abuse@telegram.org.

A fronte di una simile criminalità organizzata, possiamo prendere in prestito le parole usate da Leonard Orr, psicologo americano e ricercatore di medicina olistica, riferite agli attentati dell’11 settembre 2001, quando afferma che “la cura per il terrorismo è di fronte ai nostri occhi: cambiare le nostre abitudini e lo stile di vita per migliorare noi stessi e, di riflesso, la comunità in cui viviamo”. Se ci abituassimo a compiere anche piccole azioni per sostenere le cause che proteggono gli animali, come segnalare canali, denunciare, informarsi, sensibilizzare, allora il mondo cambierebbe più in fretta. Un profondo senso d’impotenza si nasconde dietro un’apparente visione ristretta della vita come di chi si sente solo cittadino del proprio paese.  Si sente spesso dire che tanto non saremo noi a cambiare il mondo e che se vogliamo fare del bene è sufficiente girare l’angolo e parlare con un mendicante, fargli la spesa o fare volontariato in un’associazione o in un canile. Qualsiasi azione a fin di bene rivolta agli altri, persone o animali, è positiva e ciascuno deve fare ciò che può, ma occorre iniziare a pensare anche un poco oltre i nostri soliti confini e fare la differenza portando un valore aggiunto al mondo, a partire dai propri punti di forza che ciascuno può utilizzare per contribuire a cambiarlo. Gli attivisti di FG ricordano che la propria voce può risvegliarne migliaia, che tra cento anni il mondo potrebbe essere diverso perché siamo stati importanti nella vita degli animali e di tutte le creature su questa terra.

Feline Guardians si fa così portavoce di valori morali all’insegna del concetto di cittadinanza globale che vede l’uomo cittadino del mondo – un concetto parallelo a quello dell’identità fra microcosmo e macrocosmo, secondo una dottrina molto antica che vede il primo contenere in piccolo il tutto ed il secondo contenere in sé ogni parte: l’uomo è un piccolo mondo (microcosmo) che riassume in sé e rappresenta l’universo (macrocosmo). Se l’educazione è un processo che riguarda lo sviluppo globale della persona, inclusi aspetti morali (il presupposto spirituale del comportamento dell’uomo – Devoto-Oli), etici (inerenti al comportamento pratico dell’uomo di fronte ai concetti del bene e del male – Devoto-Oli) e sociali, l’educazione alla cittadinanza globale, così come è stata elaborata dall’ONU nella Guida intitolata “Educazione alla Cittadinanza Globale”, si pone obiettivi come quello di “sviluppare un senso di appartenenza ad una comune umanità, condividerne i valori e le responsabilità, empatia, solidarietà e rispetto delle differenze e dell’alterità”. È dunque scontato il fatto che educare al rispetto verso le persone non può prescindere dall’educare al rispetto verso gli animali.

La Teoria Ecologica di Bronfenbrenner

In merito all’interazione reciproca tra individuo e ambiente, è possibile individuare un secondo parallelismo, oltre a quello dell’identità fra microcosmo e macrocosmo, usando le parole dello psicologo russo-americano Urie Bronfenbrenner, secondo cui la crescita di un individuo è il risultato dell’interazione tra il soggetto ed i molteplici sistemi ambientali che lo circondano. Nella sua Teoria Ecologica, Bronfenbrenner suddivide l’ambiente in cinque sistemi ecologici: il microsistema (il livello più vicino all’individuo), il  mesosistema (ad es. le comunità o le relazioni tra famiglia e scuola), l’esosistema (i contesti che influenzano indirettamente il soggetto come la disoccupazione o il luogo di lavoro di un familiare) ed il macrosistema (il livello più ampio che rappresenta la cultura, le norme sociali ovvero le regole di comportamento dettate dalla morale e dall’educazione, le norme giuridiche o leggi, dunque i valori e le aspettative che guidano il comportamento e le scelte delle persone, influendo su tutti gli altri livelli e sullo sviluppo dell’individuo).

Sulla base di tale Teoria, per cercare di ridurre la criminalità giovanile non è sufficiente agire nel microsistema educando i singoli giovani (microsistema): occorre guardare alle cause di essa nell’ambito delle comunità come delle relazioni tra famiglia e scuola (mesosistema), nelle aspettative dei giovani rispetto al mondo del lavoro come nella disoccupazione, che seppur indirettamente influenzano il comportamento dell’individuo (esosistema), e nella cultura della violenza, che fa da contraltare alla cultura del rispetto (macrosistema). Gli attivisti di FG, individuando i commenti sulle chat dei torturatori di gatti, hanno messo in evidenza la relazione tra i video di torture dei gatti e le delusioni sentimentali o l’emarginazione sociale di giovani che desiderano laurearsi per espatriare da un Paese, quello della Cina, dove l’alto tasso di disoccupazione costituisce un allarme ed un fattore di rischio per la loro salute mentale, soprattutto in un contesto culturale nel quale rigidi controlli su internet imposti ai nativi digitali non fanno altro che alimentare il bisogno di trasgredire attraverso escamotage che permettono loro di aggirare i firewall (sistemi di sicurezza che bloccano gli accessi non autorizzati) e condividere sul web contenuti che sono un chiaro segno della loro rabbia e della loro devianza.

Aspetti etologici

I torturatori esperti consigliano di adottare i gatti per poi torturarli e questa sembra essere la prassi più adottata per tali video. Per questo, il gruppo “Tutela Animali, Tarquinia e dintorni” sottolinea l’importanza di fare molta attenzione alle persone alle quali si affida un animale, di non cederli alla sprovvista e di fare controlli periodici post-affido, di non affidare animali a chi non ha buone referenze, anche se si presenta come animalista o gestore di una “fattoria didattica”. Troppe volte, anche vicino a noi, si sono visti animali finire in situazioni peggiori di quelle da cui erano stati salvati. “Serve responsabilità, non solo buone intenzioni”. Una volontaria e consulente felina fornisce indicazioni specifiche da utilizzare per affidare un gatto ad un interessato: prendere informazioni da volontarie che abitano nella zona dell’adottante o dal veterinario al quale l’adottante si rivolge qualora abbia già adottato un altro animale, fare la visita di pre-affido a casa della famiglia e più di un colloquio con l’adottante, non dare indicazioni veterinarie sostituendosi ad un veterinario, per evitare di compromettere la salute dell’animale, effettuare un visita di controllo post-affido per valutare se è il caso di confermare l’affido o riprendere il gatto e mantenere un contatto dopo l’adozione; infine, sottolinea l’importanza di invitare l’adottante a conoscere l’etologia del gatto. Tali indicazioni possono essere seguite anche qualora un privato voglia affidare un gatto ad altri.

L’etologia felina consiste in una disciplina biologica che studia le abitudini e i costumi della specie dei felini. La rivista online OggiScienza ha pubblicato un articolo dal titolo “Etologia base del gatto, ossia perché il gatto non è un cane”, nel quale si sottolinea l’importanza di capire in che modo un gatto è diverso da un cane e di valutare un possibile compromesso  tra le sue necessità ed i propri bisogni. Invitare l’adottante ad acquisire informazioni per conoscere il gatto come specie animale e dunque ed osservare la sua propensione a farlo, sono fasi importanti del preaffido. L’etologo R. Marchesini afferma che spesso una visione pietistica sottende una modalità ben poco attenta di adozione degli animali: “il pietismo dà luogo ad interazioni totalmente sbilanciate, con eccessi di tutela, morbosità del rapporto, tendenza alla puerilizzazione dell’animale”. La visione pietistica “facilita visioni paternalistiche dove è sempre solo l’uomo a sapere cosa occorre all’animale e dove l’uomo difficilmente si mette in gioco”.

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