Dylan Thomas, poeta e drammaturgo gallese
Dylan Thomas, poeta e drammaturgo gallese (1914-1953)
Sotto il bosco di latte/ Molto presto di mattina
Dylan Thomas nasce a Swansea nel Galles del sud, rivelandosi fin dall’infanzia lettore avido teso alla scrittura.
A undici anni pubblica le sue prime poesie sul giornalino di scuola, già dirompenti. Giovanissimo collabora con articoli letterari e teatrali e come cronista con i giornali locali.
A vent’anni pubblica la sua prima raccolta “Diciotto poesie” trattando tematiche basilari dell’esistere.
Nel ’37 sposa la ballerina irlandese Kathleen Mc Namara, dei loro tre figli una diventerà scrittrice.
Riformato al servizio militare, allo scoppio della seconda guerra mondiale inizia a lavorare come sceneggiatore di documentari per la “Strand Films”, e da tale esperienza nasceranno i suoi soggetti cinematografici, tra cui il grottesco e allucinante “Il dottore e i diavoli” che non fu mai realizzato.
Nel 1940 esce “Ritratto dell’artista da cucciolo”, storie d’impronta autobiografica.
Inizia una collaborazione intensa e duratura con la BBC, scrive per conversazioni e letture radiofoniche le sue più belle pagine di prosa. Prima trasmissione il 15 febbraio 1943, in cui si presenta e si racconta (“Molto presto di mattina”).
Nel ’46 esce il libro che gli darà notorietà “Morte e ingresso”.
Nel ’47 passa l’estate all’isola d’Elba, ospite di Luigi Berti, critico e poeta.
Incontra a Firenze esponenti della cultura fiorentina, di cui non riporta una buona impressione. Ma le sue prime traduzioni italiane provengono proprio dall’area fiorentina, sulla riviste “Inventario” e “Botteghe Oscure” che si pubblica a Roma.
Nel ’50 viene invitato negli Stati Uniti per un ciclo di conferenze e di letture poetiche, cui parteciperà anche negli anni seguenti.
La vita sregolata e febbrile degli ultimi anni mina gravemente la sua salute.
La famiglia gli resta sempre vicina, benché provata e impoverita dalle sue intemperanze, seguendolo anche quando nel ’49 andò a vivere in una barca riadattata in una città gallese, che ispirò la località immaginaria di ‘Llareggub’ in cui s’ambienta il dramma “Under Milk Wood”.
Torna a New York nel ’53, anche per discutere con Igor Stravinsky il libretto per un’opera lirica che però non vide mai la luce. Col sostegno del suo medico riuscì a fare alcune performance di “Under Milk Wood” – Sotto il bosco di latte – la sua ultima opera, dramma per voci scritto per la BBC.
Poi il crollo. Dylan Thomas muore in ospedale il 9 novembre 1953 suscitando non poche illazioni sulle cause determinanti della sua fine.
Vastissima la mole degli scritti sull’opera di Thomas, tra cui quelli che testimoniano il riscontro del poeta nella cultura italiana.
Nel 1953 gli viene assegnato il premio internazionale di poesia Etna-Taormina; nel ’54 il Premio Italia per il testo radiofonico “Under Milk Wood”.
Stravinsky gli dedicò la sua composizione In memoriam Dylan Thomas.
Robert Allen Zimmerman pare si ispirasse a Thomas nell’adottare il suo nome d’arte nel ’61: Bob Dylan.
Nel 1986 lo scrittore Tiziano Sclavi chiamò Dylan Dog il personaggio dei suoi fumetti.
Dal 1995 la mostra permanente “L’uomo e il Mito”, realizzata presso il “Dylan Thomas Centre” nella sua città natale, custodisce la più ricca raccolta di documenti sulla vita e l’opera del poeta e drammaturgo gallese.
Personalità complessa e contraddittoria, con un ribaltamento della visione comune, per Dylan Thomas l’unica realtà sembra essere quella del moto interiore che esprime attraverso la sua poetica, mentre il quotidiano e ogni tipo di relazione sociale sembrano apparirgli illusori e vani.
Nell’insieme si prospetta la figura di un essere inquieto e sfuggente a ogni tipo di responsabilità e impegno continuativo, che fida per la propria sussistenza nell’appoggio dei suoi estimatori.
“Essere un poeta e vivere d’astuzia e di birra” è il sottotitolo della sua biografia redatta da Paul Ferris, suo concittadino.
Inutile porsi il dilemma se ricordarlo per le sue opere o per la sua vita, difficile separare l’attività letteraria da una esistenza del tutto fuori dai canoni.
Eccentrico, ossessionato dal significato delle sue poesie, per Thomas ogni singolo verso era destinato ad essere compreso. Ma è risaputo quanto fosse ostico già per gli studiosi dell’epoca interpretare i suoi versi.
Istrionico, scaltro, prometteva agli editori e alla BBC, la radio nazionale inglese, opere che non aveva mai scritto e non aveva intenzione di scrivere.
Progetterà addirittura di mescolare i versi delle descrizioni poetiche dei vari angoli del Galles ricavati dagli articoli di una rivista in quello che chiamò il “Poema di massa” Wales affermando ‒ mentendo ‒ che aveva già l’appoggio del direttore della rivista.
Poeta acclamato e conferenziere di successo su entrambe le sponde dell’Atlantico, la sua opera più nota è il dramma radiofonico Under Milk Wood ‒ rievocazione nostalgica del suo villaggio nativo abitato da pescatori, con tanti personaggi da “equipaggiarci un sottomarino” ‒ scritto in poesia, poi arrangiato e riscritto per la radio inglese e per le scene americane. Per produrre l’opera la BBC gli affiancò una energica e severa produttrice – Stella Hillier – che ne conteneva gli eccessi per costringerlo al tavolo da lavoro. E comunque la stesura di Under Milk Wood richiese diversi anni, e nel frattempo Thomas ne leggeva brani alla radio e nelle Università inglesi e americane.
Si dice che Thomas non si curasse troppo dei suoi manoscritti, che spesso sembrava andassero smarriti per poi riapparire più volte fino alla compiutezza.
Prima della sua morte, a soli 39 anni, riuscì a partecipare alla prima lettura teatrale americana di “Under Milk Wood”, in cui sostenne due ruoli. La registrazione avvenne quasi per caso ed esiste una incisione che conserva la voce di Thomas, col suo leggero accento gallese.
Il suo metodo di scrittura, autentica e immaginifica, semplicemente segue le serpentine di una mente esplosiva e ingovernabile, come egli stesso dichiara:
“Scrivo nel solo modo in cui so scrivere, e il mio lavoro deformato, screditato, rinchiuso in un piccolo spazio, non è il risultato di una teorizzazione, ma della pura incapacità di scrivere le mie inutili tortuosità in qualsiasi altro modo”.
Anche del suo passaggio in Italia, non troppo felice, rimane il cliché del poeta ebbro. Luigi Papini, scrittore controverso, ex garibaldino e repubblicano anticlericale, qualificò la poesia di Thomas come “segatura”. L’immagine ultima è quella del poeta maledetto, alla Dorian Gray, che non poteva sopravvivere alla fine del mito.
Ultimo grande visionario della poesia inglese del Novecento ‒ alla maniera di William Blake, fra i più complessi e rivoluzionari poeti inglesi, e tra i meno celebrati ‒ anche la poetica di Thomas solo recentemente viene riscoperta e trasferita in teatro.
Nel bosco sacro della sua poesia, popolata di presenze naturali né buone né innocenti, egli si addentra senza timore di dei, padri, maestri, cercando di scandagliare le profondità dell’essere. Scrisse nel ’34: “La poesia può penetrare la chiara nudità della luce più di quanto non lo possano le intime cause scoperte da Freud”.
Genio e sregolatezza, come tutti i poeti ‘maledetti’ vittima della passione per l’arte e di una emotività insostenibile, sembra volersi autodistruggersi ‒ o immolarsi ‒ per non assistere al proprio declino ed entrare nella leggenda.
“E la morte non avrà più dominio”.
Dylan Thomas “Nel mio mestiere o arte scontrosa” – YouTube
Traduzione e lettura di Sergio Baldelli
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