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Febbraio 19
20:36 2025

Un film che riempie le sale, perché fa davvero ridere senza alcuna volgarità. Il cast è tutto italiano e spicca la prova di un’inedita Asia Argento che, fa da spalla alla protagonista, vestendo i panni dell’amica fidata fra autoironia e leggera riflessione.

La storia è semplice, ma non scontata. Sandra, una psicologa trentenne interpretata dall’ottima Matilde Gioli, è finalmente pronta a esercitare brillantemente la professione. Mentre si prepara a festeggiare il suo ingresso nel mondo del lavoro, accade l’imponderabile e dovrà gestire la fine del suo decennale rapporto di coppia. Da gestire, in realtà, ci sarebbe ben poco: il tutto si conclude, nel pieno rispetto dei canoni dell’amore liquido, abbastanza velocemente. Come un fulmine a ciel sereno, mentre il ménage sembrava scorrere senza problemi, il compagno, l’unico quello di sempre, fa i bagagli lasciandola sola. Dopo un decennio, le rituali manifestazioni d’amore (il caffè a letto, la preparazione del portapranzo ecc.) rappresentavano per lei, chiaramente vittima di un autoinganno, l’anticamera delle promesse nunziali; al contrario, per l’altra metà del cielo, le medesime ritualità erano andate trasformandosi nella spenta monotonia della consuetudine e nella minaccia di un matrimonio siffatto.

Dopo questo preambolo, più lungo a dirsi che a vedersi, può deflagrare indisturbata tutta la creatività della regia di Tiziano Russo capace di andare al di là di un’evidente constatazione (l’immunità dalle pene d’amore non è data neppure alle psicologhe…) e ben oltre il conosciuto ermetismo maschile in tema sentimentale. Il plot point è nella reazione della protagonista che cade in uno sconforto multidimensionale. Non solo quello che colpirebbe chicchessia, in analoghe situazioni, ma uno ben più grave, quasi un fatto professionale, dato dal non aver compreso la ratio che ha portato il compagno ad abbandonarla in stile ghosting.

Tutto quello che succede nella tragicomica ricerca di questa verità è tanto spassoso quanto poco deontologico. Malgrado i riusciti infingimenti della protagonista, la spiegazione tanto anelata tarda ad arrivare forse perché, come direbbe De Gregori, non c’è niente da capire. Sì l’amore, così importante e determinante nelle nostre vite, resta talvolta alieno alle spiegazioni e se ne va riprendendosi, con gli interessi, tutta la felicità che all’inizio aveva tanto generosamente donato. Chiunque rivoglia qualcosa indietro non è davvero generoso, ma cura soltanto uno scambio capace di funzionare fintanto che resta vantaggioso. L’uomo, il compagno della nostra Sandra, non ravvede più questo tornaconto e non trova le parole per uscire da un lungo fidanzamento che sa di casa, ma casa non è. In lui, nella mancanza da distacco, maturerà una rinnovata consapevolezza, ma oramai è troppo tardi per riconquistare quello che ha inteso abbandonare. E sì: l’altro è altro da noi e non una nostra emanazione sempre a nostra disposizione. E no: l’amore, quello che scioglie le membra come il sonno e la morte, non resta fermo senza la forza di volontà e si riconsegna nelle mani del destino quando non è adeguatamente curato.

Arriverà, come cantava De André, una nuova comparsa che con gli occhi di un altro colore dice le stesse parole d’amore. Quanto durerà? Questo il film non lo spiega anche perché, in fondo, nessuno di noi lo sa.

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