Gaza: “ONU, dove sei?”
Si è svolta il 17 gennaio scorso a Roma una manifestazione per sensibilizzare le Autorità italiane ed i cittadini a fare qualcosa per fermare il massacro di civili inermi all’interno di Gaza. Circa 1.300 morti, in gran parte bambini, sono state le vittime dei bombardamenti israeliani e del fuoco dell’artiglieria pesante all’interno di Gaza city. Il pomeriggio di sabato 17 ho raggiunto la manifestazione per ascoltare la voce dei palestinesi che è mancata nella televisione italiana. Giunta a piazza Vittorio ho trovato molti cittadini arabi. Dai carri addobbati con bandiere palestinesi qualcuno sta facendo la cronaca del dramma in atto a Gaza attraverso altoparlanti. Ogni tanto è lanciato lo slogan: “Gaza Gaza terra mia, Israele vai via”. Il tono è accorato, disperato. Vicino a questi carri si stanno preparando a mettersi in fila indiana, per procedere lungo via Cavour, altri carri con bandiere rosse e il simbolo impresso della falce e martello. Da questi carri della sinistra radicale parte lo slogan: “Palestina rossa”. Mi sembra uno slogan fuori luogo, non credo che i palestinesi si stiano preoccupando di essere di qualche colore politico, ora che devono pensare alla sopravvivenza ed a resistere nei rifugi per sottrarsi al fosforo bianco. All’improvviso si alzano musiche assordanti dai carri italiani come se si volesse diffondere un clima allegro ed euforico. “Siete venuti a fare festa e a divertirvi? ” – chiedo provocatoriamente ad uno che sta per mettersi a ballare su un carro – “Spegni questa maledetta musica che copre completamente le voci dei palestinesi! ”. Spengono, sono comprensivi. Ripeto la richiesta ad altri, e non sempre mi va bene. A lungo cammino affiancando i manifestanti con gli striscioni. Uno di questi inneggia all’europarlamentare di Rifondazione Comunista Luisa Morgantini, “premio Nobel per la pace” si legge. Segue il gruppo pacifista “Donne in Nero”, di cui fa capo la Morgantini. E’ noto l’impegno di questo gruppo politico per far incontrare le donne israeliane e palestinesi nei territori occupati da Israele, con lo scopo di far arrivare le due parti ad un accordo di pace. Da quaranta anni ormai, e siamo a questo! Nei giorni precedenti da un canale televisivo (forse La7) la parlamentare europea ha dichiarato di volersi rivolgere alla Corte internazionale dell’Aja per i massacri di Gaza, affinché si processi Israele per crimini contro l’umanità. Diversi manifestanti arabi portano le gigantografie di bambini palestinesi bombardati, che emergono da sotto le macerie con i volti tumefatti sino all’inverosimile. Morti. Sono foto sconvolgenti, che tolgono il sonno. Decido di non vederle nel dettaglio: è troppo, non posso! Sento il fragore dell’esplosione di una bomba, è partito da un carro con sopra un gruppo di giovani palestinesi. Tra loro c’è un italiano anziano, distinto, dal colorito terreo ed una luce negli occhi che parla degli orrori di una guerra. “ONU, ONU dove sei?” – grida una giovane di Gaza (ma che vive a Roma) sul carro – “Dove sei Europa? I media parlano di guerra, ma non è guerra, è massacro di una parte verso l’altra parte. I bambini di Gaza erano stati portati nelle scuole e negli uffici dell’ONU, ed Israele li ha bombardati. Vogliamo gli osservatori internazionali che vedano se è vero o no che si sta combattendo per le strade di Gaza, come sostiene Israele. E’ falso, non si combatte! E’ solo uno sterminio! Israele non vuole fare entrare nessuno, né giornalisti, né organizzazioni umanitarie, per non avere testimoni scomodi. C’è solo la televisione araba di Al Jazeera, che documenta i massacri, correndo gli stessi rischi di tutti gli altri civili e dei medici negli ospedali. Ma la verità verrà a galla!” Rifletto che per fare le guerre si cerca sempre di dimostrare che si è in pericolo e che si ha diritto alla difesa. Anche Bush per fare la guerra all’Iraq aveva detto che Saddam Hussein era in possesso di armi potenti, che minacciavano Israele, l’Occidente e la stessa America. Poi il Congresso americano lo ha smentito a guerra in corso: che Paese sorprendente è l’America! Si sapeva sin dall’inizio che il vero interesse da parte degli Stati Uniti era quello petrolifero nella regione. Di nuovo il fragore di un’esplosione mi distoglie dai pensieri, torno indietro verso il carro dei giovani palestinesi (che ho da poco superato) per ascoltare stavolta uno studente di Gaza, anch’esso a Roma: “In Italia nessuno dice la verità su quanto avviene a Gaza. Non è vero che Israele è stato provocato dai razzi “Qassam” sparati da Hamas, la provocazione è partita il 4 novembre da parte israeliana, con l’uccisione di alcuni ragazzi palestinesi che cercavano di fuggire da quella prigione che è diventata la Striscia di Gaza da un anno e mezzo, cioè da quando le elezioni sono state vinte democraticamente dal partito “Hamas”, non gradito ad americani e israeliani. Il mondo intero ignora da un anno e mezzo che si vive a Gaza come in un campo di concentramento, da dove non si può uscire e dove tutti sono sottoposti ad un embargo crudele che li priva dei viveri, dell’acqua e delle medicine” Il mondo teme quasi di mettersi contro Israele. Ma, accidenti, è anche vero che i razzi Qassam danno adito agli israeliani di parlare di diritto alla difesa, anche se si conta solo una vittima dei razzi Qassam tra gli israeliani. Gli altri soldati morti sono caduti, infatti, per “fuoco amico”. Ancora quello stesso fragore. Prende la parola una ragazza, anche lei come le altre porta il foulard alla maniera araba: “ONU dove eri? Europa dove eri? Quando Israele ha dapprima ucciso tutti gli animali, e poi ha estirpato un milioni di alberi, dove siete ora che uccidono i bambini? Come fate applicare la Convenzione di Ginevra? La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo? E la Carta dei diritti dei bambini? Aiuto Presidente partigiano Napolitano, lei che ha resistito al fascismo ci può capire! Aiutateci a fermare questo sterminio!” Vedo moltissime persone anziane ai lati della strada con la fronte corrugata, lo sguardo severo: è evidente la loro preoccupazione per quanto sta avvenendo in Medio Oriente. Alla vista delle foto dei massacri alcune donne trattengono l’emozione dietro i fazzoletti bianchi, vedo piangere un ragazzo italiano. Cosa riserverà il futuro a questi bambini rimasti sotto le bombe per settimane? Probabilmente soffriranno di perenni attacchi di panico e forse andranno ad ingrossare le fila dei giovani che pensano a sacrificarsi facendosi esplodere su qualche autobus in Israele con la cintura imbottita di tritolo. Certo non è con le bombe che si impone la democrazia! All’improvviso si sente una musica melodiosa, che s’interrompe bruscamente. Vedo l’uomo italiano sul carro dei giovani palestinesi prendere tremante la parola: “Questa canzone italiana l’ho cantata nel teatro di Gaza. Io amo – grida – lo spirito raffinato degli artisti palestinesi, la loro levatura morale. Con loro sono in contatto telefonico ogni sera. Mi parlano delle donne che hanno ancora la forza di resistere, di non arrendersi con le mani alzate agli israeliani. Nessuno dei politici italiani ha avuto il coraggio di dare voce alla sofferenza del popolo palestinese, tranne D’Alema”. Il giovane palestinese che è accanto a lui grida nel microfono: “Onore all’onorevole D’Alema!” Un coro si alza a ripetere il nome D’Alema più volte. E’ il loro modo di dire grazie. Giunti davanti al Colosseo, il cantante italiano (che non dice il suo nome) invita gli arabi alla preghiera, dice di essere ateo e di ammirare quanti per cinque volte al giorno chiedono a Dio di liberarli dalle smanie del consumismo, dalla corruzione e dalle ingiustizie del mondo. Cioè: che Dio li mantenga giusti! Sto quasi per farmi il segno della croce nel vederli inginocchiare per la preghiera. Molte braccia si sollevano per fotografare il gruppo di islamici. Il corteo si è fermato per permettere la preghiera, che avviene in arabo. Guardo via Cavour in salita, migliaia sono le bandiere palestinesi che si sollevano verso l’alto. Gli organizzatori parlano di 200mila partecipanti alla manifestazione. Si riprende a camminare verso la Piramide, e quando giunge la sera torno indietro. I carri della sinistra radicale non ci sono più. Noto invece un gruppo numeroso di persone con uno striscione che recita: “Ebrei contro l’occupazione”. Sono silenziosi e tristi, stanno sopportando un gran peso nel cuore. Per ore hanno sfilato ascoltando lo slogan principale della manifestazione: “Israeliani assassini, uccidete i bambini!”. Ora l’emozione mi travolge davvero!
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