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Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate: Vladimiro Gentilini, soldato di Rocca di Papa caduto in Russia

Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate: Vladimiro Gentilini, soldato di Rocca di Papa caduto in Russia
Novembre 04
20:21 2025

 

Scrissi tempo fa di questo soldato, figlio di Rocca di Papa, dopo averne ricevuto testimonianza da sua sorella Piella – Pia Gentilini – nota ciammellara di Rocca di Papa.  Il papà era un fratello di mia nonna e la curiosità di andare a cercar testimonianza,  mi venne quando mio padre, casualmente mi accennò a questo suo cugino Vladimiro, disperso in Russia.

Dapprima lo ricordai in versi, poi narrai la sua storia pubblicandola su una testata locale. Avrei voluto saperne di più: pare esistesse una corrispondenza scritta con la famiglia, ma non è stato possibile rintracciarla.

Tuttavia, nel 1969  Tito Basili in ” La tremenda notte bianca” – Con i fanti della << Torino>> in Russia” Edizioni Pozzi, Roma  accenna al nostro Vladimiro.

In generale l’opera del Basili è la narrazione della personale, terribile esperienza  vissuta con l’82° Reggimento Fanteria nel 1941, a cinquemila chilometri di distanza da casa, nel freddo terribile della steppa, la terribile fame “pule al vento nella tormenta del fuoco… senza una ragione l’amore, il sangue. Sangue innocente, croci e macerie, fame, freddo e ferite per chi, per che cosa? Non una ragione, c’era la follia.”

Le pagine conclusive del libro accennano al ritorno, dopo questo inferno di gelo e violenza…  non di tutti, però …

Quel che segue è la fedele trascrizione  della parte nella quale Tito Basili, tornato in patria,  accenna con commozione anche al nostro soldato.

” Eccola stagliante nell’azzurro, giù in fondo all’orizzonte, a ridosso del Monte Cavo.  E’ giorno di tramontana, e più chiara e splendente la visione, stupendo e divino il paesaggio laziale.

Riflessi, protesi, parlanti appaiono i Colli Tuscolani e Albani, i campanili delle chiese e i tetti delle case di Frascati, di Grottaferrata, di Marino, in cerchio alla Rocca, che tutti i castelli sovrasta dall’alto. Già con il cuore fremente lo sguardo ha riconosciuto fra le tante, la casetta natale. […]

Oh dolci colli albani!  E’ un dono del cielo rivedervi.

Tu, Trinca, Polidori, Gatta e quanti, ora scampati alla notte bianca e alla morte russa, ritornate fortunati, a riveder la Rocca, in silenzio salitela, perché c’è chi piangerà per via.

Lassù, in via Achtermann c’è Letizia, madre dolente, dolorosa; madre crocifissa, senza colpa.

Per la politica, per la follia crocifissa.

Chi più la chiamerà per nome questa madre?

Letizia… fa fremere e lagrimare, oggi, il suo nome. << Vladimiro, non sarò io a dirlo a tua madre, l’odore del tuo sangue penetrerà nel suo seno, nella vecchia casetta, fabbricata sul lapillo albano, arroccata sulla rupestre e antica rocca, in via Achtermann.

Da lassù ove raggiante e luminoso si dischiude e si abbraccia il mondo, tu sognasti la vita.

Ti ricordo quando a sera scendevi gioioso sulla piazza del paese tra gli amici, i tuoi occhi fondi avevano riflessi i colori più belli colti dall’alto della Rocca, le tue labbra aperte al sorriso e all’armonia fremevano di melodia, anche le tue mani, pur stanche dal lavoro del castagno, vibravano di gesti composti.

Tutti conoscevano la tua voce, la più bella voce del paese – un dono che non tenevi riposto – con cuore grande cantavi, rallegrando le vie e gli amici, seminando i tuoi sogni sconfinati.

Ti ricordano gli amici alla guida per l’autocarretta per il fronte occidentale, su quelli dei Balcani e poi in Russia.

– Canta, cantaci qualcosa – ti chiedevano i paesani nelle soste e nelle pause della lotta, per sentirsi ancora vivi e vicina alla terra nativa.

Un quadretto spiccatamente romano ne veniva fuori subito nella steppa, colorito dal dialetto, rallegrato dai ricordi e dalla tua bella stornellante voce.

Ora  in silenzio i tuoi amici risalgono la Rocca, dal loro silenzio Letizia, tua madre, t’avrà diverso nel cuore.

Nessuna donna in paese ha il nome di tua madre, e nessuno il tuo, Vladimiro, un nome dell’est il tuo, e nell’est sei rimasto avvolto in un sudario di neve”.[1]

Un bel ragazzo, Vladimiro, lavoratore, amante della vita e del canto, socievole,  un amico di tutti che in  dialetto rallegrava persino i commilitoni nella steppa… è stato con noi, in questo fugace, commovente incontro fatto  di memoria…

Universale condanna – il dolore di  madre –   in  questo mondo nel quale ancora oggi la storia, purtroppo,  non riesce a  insegnar nulla …

 

[1] Tito Basili, La tremenda notte bianca pag. 99-101 (stralci)

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1 Commento

  1. Patty
    Patty Novembre 05, 08:10

    Bellissima cosa ricordare i nostri soldati che hanno combattuto fuori dalla nostra patria. Giusto pensare a loro e onorari comprendonio di memoria, ricordi e tanto valore mai dispersi nel corso degli anni!!!! Bravissimi tutti voi !!!!!

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