I discendenti degli schiavi presentano il conto
Le 14 Nazioni del Mar dei Caraibi lo scorso 18 ottobre all’Assemblea dell’Onu hanno chiesto un risarcimento, naturalmente finanziario, a Inghilterra, Francia e Olanda, per i danni del passato, colonizzazione, tratta degli schiavi.
«L’odiosa eredità di questi crimini contro l’umanità», ha arringato l’assemblea Gonsalves, primo ministro di Saint Vincent e Grenadine, Piccole Antille, «dovrebbe essere risarcita per la crescita e lo sviluppo delle nostre comunità e dei nostri cittadini».
Non si tratta solo di una presa di posizione politica, ma di una sfida legale già iniziata. La federazione ha infatti ingaggiato lo studio legale britannico Leigh Day perché la rappresenti di fronte alla Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite dell’Aja.
La tratta degli schiavi cominciò con lo sbarco degli europei nel nuovo mondo. Dopo la scoperta dell’America arrivarono portoghesi, spagnoli e poi britannici, francesi, olandesi. Nel 1778 lo storico inglese Thoms Kitchin stimò che gli europei importarono circa 52mila schiavi all’anno. L’impero britannico pose fine alla tratta nel 1808 e rese liberi i propri schiavi nel 1833 risarcendo i proprietari con 20 milioni di sterline per il danno economico derivato dal provvedimento. Ma gli schiavi non ebbero nulla. Ora i loro discendenti chiedono uniti un risarcimento.
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