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I giubilei nella chiesa tuscolana

I giubilei nella chiesa tuscolana
Febbraio 08
11:10 2025
  1. 3. Nell’800 e agli inizi del secolo XX

     L’Anno Santo del 1800   non fu celebrato in quanto Roma era occupata dai francesi e poi dalle truppe napoletane, e papa Pio VI era morto in esilio in Francia nel 1799. I cardinali, fuggiti già l’anno prima, si riunirono in conclave a Venezia dove partecipò anche il vescovo tuscolano Enrico Stuart duca di York. Nel marzo 1800, fu eletto papa Pio VII, e il cardinale Stuart, in aprile, tornerà in diocesi, dopo la “sua dolorosa emigrazione di due anni”! (Cf ‘Diario’ opere pastorali del card. Duca di York, 1761-1803 p.37).

     Non ci restano attualmente notizie per Frascati sul Giubileo del 1825, mentre   il successivo Anno Santo del 1850 non fu celebrato a Roma, stante la precaria situazione politica (durante la Repubblica Romana, 1848/49, il papa Pio IX si era rifugiato a Gaeta), e tuttavia il vescovo tuscolano, card. Mario Mattei (con la facoltà concessagli dal pontefice il 21 novembre 1851), nella festa del ‘glorioso Patriarca San Giuseppe’, il 19 marzo del 1852, aprirà il cosiddetto Giubileo ‘fuori di Roma’: “Il Sommo Universale Pastore qual dispensatore benefico  ci apre e schiude i Tesori della Divina Provvidenza con un S. Giubileo e così la grazia del Signore Salvatore Nostro fra noi si presenta e richiama ad un tenor di vita che esige un compungimento delle nostre colpe e la sanità della nostra vocazione”; ed il cardinale invitava anche alle “visite della Chiesa Cattedrale, di San Rocco e l’altra del Gesù”, nonché agli altri luoghi soggetti alla sua giurisdizione, “pregando per l’esaltazione e prosperità della S. Madre Chiesa, della Sede Apostolica, per l’estirpazione delle eresie, per la pace e concordia dei Principi Cristiani e per la pace ed unità di tutti i Popoli Cristiani, di più digiunando ancora una volta, facendo qualche elemosina ai poveri ovvero qualche elargizione alla religiosissima opera della propagazione della Fede”, onde acquistare le indulgenze. (cf Archivio Storico Diocesano, Episcopati Tuscolani, b.7, card. Mattei 1844-1854).

     A Pio IX, dunque non riuscì l’intento di promuovere il Giubileo nel 1850 e nemmeno nel 1875, a causa della presa di Roma e la fine del potere temporale; tuttavia nell’aprile del 1875 il papa aveva approvato l’atto di consacrazione al S. Cuore di Gesù con un decreto della S. Congregazione dei riti.

    In seguito, Leone XIII – nuovo papa dal 1878 – volle indire un Giubileo straordinario per il 1886, così che il vescovo tuscolano Edward Henry Howard, il 12 gennaio del 1886 intese pubblicare una lettera pastorale rivolgendosi al venerabile Clero e diletto Popolo della Città e della Diocesi: “si tronchino adunque gli indugi – scriveva – e ciascuno di voi attinga a questo inesauribile tesoro, cioè procuri di acquistare l’Indulgenza del Giubileo, il quale avrà la durata di un anno e precisamente avrà termine col Dicembre del testé cominciato anno 1886. E per l’acquisto di “siffatta straordinaria Indulgenza, gli abitanti della Città di Frascati visiteranno due volte la Chiesa Cattedrale, di S. Rocco e di Capocroce, e quelli di tutti i Paesi della Diocesi sei volte la propria Chiesa parrocchiale ed ivi pregheranno per la prosperità e l’estirpazione dell’eresia, per la conversione dei peccatori, per la concordia dei Principi e di tutto il popolo cristiano e secondo le intenzioni del Romano Pontefice”. (cfr Lettera pastorale del card. Odoardo Enrico Howard, 12 gennaio 1886). Tuttavia dagli storici della Chiesa in genere è completamente ignorato questo giubileo del 1886 che pure il papa aveva indetto con l’enciclica ‘Quod auctoritate’ del 22 dicembre 1885.  “Nell’incalzare di tanti mali, resi sempre maggiori dalla loro durata, – scriveva il papa – nulla che arrechi con sé qualche speranza di alleviamento deve essere da Noi tralasciato. Con questo intento e con questa speranza annunzieremo il sacro Giubileo ammonendo ed esortando tutti coloro cui sta a cuore la loro salvezza di raccogliersi un poco in sé stessi, e d’innalzare i pensieri immersi nelle cose terrene a cose migliori. Il che non solo riuscirà salutare per i privati, ma per tutta la cosa pubblica, in quanto il vantaggio che ciascuno trarrà a perfezione del proprio animo, d’altrettanto gioverà per onestà e virtù alla vita e ai pubblici costumi”.

     Il XX secolo si apriva con l’innalzamento sui monti d’Italia di croci monumentali e statue del Cristo redentore (nel Lazio quella di Monte Guadagnolo sarà inaugurata nel 1903, poi semidistrutta da un fulmine nel 1921). La nostra diocesi invece sostituì con una semplice croce di legno quella precedente innalzata dal Collegio gesuita di Mondragone nel 1865 sul Tuscolo. Ma soprattutto l’11 maggio 1899, papa Leone XIII aveva indetto il giubileo che attrasse al centro della cristianità migliaia di pellegrini, e la nostra diocesi non fu da meno con il grande pellegrinaggio – il 17 settembre del 1900 – promosso anche dall’Arciconfraternita delle Scuole Pie che convogliò 4000 persone a Roma portando l’immagine della Madonna delle Scuole pie. 

  

Giubileo 1925. I pellegrini di Frascati in corteo dalla basilica di S. Giovanni si avviano a S. Croce in Gerusalemme

      Particolarmente partecipato fu il giubileo del 1925, allorché i pellegrini tuscolani, giunti a Roma, furono ricevuti in udienza da papa Pio XI, un papa particolarmente entusiasta perché “di tanti altri pellegrinaggi…questo di Frascati occupa uno dei primi posti, tanto pel numero che pel devoto e pio atteggiamento dei pellegrini, e, nel suo discorso, aggiungeva: “Evviva Frascati! Voi avete sentito che ci sono glorie più belle di quelle di essere vicini alle ville di Cicerone e di Catone. Essi sono passati…passati senza vedere, senza sentire ciò che voi sentite: la gloria, cioè, di conoscere e apprezzare le sublimi verità della vita cristiana. Quindi, dopo aver esortato a perseverare nella fede, il papa proseguiva: Noi spesso pensiamo a Frascati, e vi dirò che quando nelle quotidiane passeggiate in giardino, al Nostro occhio, candida e bella, nella verdeggiate collina, si presenta la vostra Frascati, il Nostro cuore allora non può fare a meno d’inviarle una Benedizione accompagnata dalla più santa comunione di spirito. In modo speciale, figlioli miei, raccomandiamo la partecipazione all’azione cattolica, così necessaria ai nostri giorni, così proficua di bene”. (cfr ‘Estratto del discorso di Sua Santità Pio XI in occasione del solenne Pellegrinaggio giubilare di Frascati e Diocesi 22 marzo 1925’; e, ‘L’Osservatore Romano’, 23/24 marzo 1925).  

      L’allora vescovo di Frascati, il card. Cagliero, tra le cinque lettere pastorali indirizzate alla diocesi, ne pubblicò una per l’Anno Santo, nell’Epifania del 1925. “Oh sì, l’Anno Santo – scriveva – santifichi veramente tutti e singoli gli uomini, il focolare domestico, e noi vedremo di nuovo santificata la società, gli uomini affratellati coi vincoli della carità cristiana, sopiti gli odii e discordie, i costumi emendare, la virtù rifiorire”. E, “allo scopo di far sempre meglio comprendere l’importanza del Giubileo”, promosse nelle parrocchie Sante Missioni e corsi di predicazioni straordinarie”.   Quell’anno l’Arciconfraternita delle Scuole Pie celebrava il terzo centenario della sua fondazione. Ci furono anche pellegrinaggi di singole confraternite. Quella del Gonfalone con 200 pellegrini vi si recò portando sempre con sé l’immagine del SS.mo Salvatore. In quell’anno giubilare la principessa Elisabetta Aldobrandini moglie di Filippo Lancellotti fece erigere una statua della Madonna, in marmo bianco, nella sua proprietà ed ancora visibile anche da lontano. Il testo alla base del monumento fu composto dal gesuita Lorenzo Rocci, già insegnante a villa Mondragone e insigne grecista (il suo dizionario di greco è ancora oggi utilizzato nei licei). (continua)

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