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I rischi del web, lo zoosadismo e le donne in Cina

Ottobre 15
11:12 2025

Mentre a Gaza la guerra fra Israele e Palestina è finalmente terminata in un piano di pace ed il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese Wang Yi ha già da tempo sottolineato l’impegno della Cina per una pace a livello globale, in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite (ONU) di cui fa parte dal 1971, una rete criminale organizzata in Cina, chiamata Global Cat Torture Rings, continua indisturbata a torturare e uccidere migliaia di gatti e gattini a scopo di intrattenimento, condividendo online le relative registrazioni video, coinvolgendo adolescenti e giovani adulti in tutto il mondo, attraverso gruppi pubblici e privati di piattaforme dei social media come Telegram, X e YouTube.

Se a Parigi il Delegato cinese dell’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (WOAH), Huang Baoxu, rieletto più volte presidente della Commissione regionale dell’organizzazione a partire dal 2007, si fa portavoce della visione di un futuro in cui esseri umani e animali traggano beneficio e si sostengano a vicenda, “per un mondo più sano e sostenibile”, l’esistenza e la quasi totale impunità di una rete criminale che impone ogni giorno la tortura e la morte di gatti, non sono più sostenibili. Il fatto che in Cina il maltrattamento degli animali non venga considerato un reato e che possano essere puniti solo coloro che disturbano la quiete pubblica, non è concepibile.

Mentre i 183 paesi membri della WOAH agiscono nel comune intento di salvaguardare la salute animale e la sicurezza alimentare ed esibiscono, per la difesa dei diritti, il manifesto: “Poiché interagiamo quotidianamente con gli animali, sia domestici che selvatici, la loro salute e il loro benessere sono per noi una priorità assoluta”, gli attivisti della comunità globale Feline Guardians Without Borders (FG), combattono ogni giorno la sofferenza inflitta agli animali in Cina e sono in stretto contatto con i volontari cinesi, i quali intervengono denunciando i maltrattamenti visti nei video, anche recandosi sotto casa dei colpevoli. Tuttavia, vista la mancanza di leggi sulla crudeltà sugli animali in questo stato, i membri di tale rete considerano “legali” le proprie azioni.

Lo zoosadismo e le donne in Cina

I video cinesi di tortura di gatti, fino a pochi anni fa dominio esclusivo del dark web, ed il Festival di Yulin, che vede gatti e cani oggetto di una tortura che precede la macellazione ed il commercio, sono la dimostrazione di una contraddittorietà interna alla Cina nella quale, a quanto riferisce il corrispondente da Pechino di Repubblica, Gianluca Modolo, ci sono più animali domestici che bambini: matrimoni in calo e coppie che non fanno figli sono indicatori di un forte rischio di una crisi demografica. La femminista sino-americana Leta Hong Fincher, in un articolo pubblicato sulla rivista www.ingenere.it, racconta dell’ipocrisia del leader cinese Xi Jinping che nel 2015 partecipò a un incontro alle Nazioni Unite per celebrare l’impegno internazionale per la promozione delle pari opportunità di genere, mentre in Cina la polizia fermò cinque attiviste che avevano pianificato azioni di protesta in varie città. Fincher racconta che il partito comunista cinese è sempre intervenuto sulla regolamentazione delle nascite, a partire dalla politica del figlio unico iniziata negli anni ’70, che vide sterilizzazioni forzate e omicidi alla nascita per far sì che sopravvivessero i maschi. Tuttavia, visto il forte calo delle nascite, ella riferisce che il governo è passato dalla politica del figlio unico alla politica dei tre figli, mentre le donne rivendicano il diritto di decidere sul proprio corpo. Nello stesso articolo Fincher riferisce che “da tempo […] il governo cerca di indirizzare le donne verso ruoli familiari e tradizionali, e insieme alla politica pronatalista vengono posti alle donne una serie di ostacoli: non possono divorziare facilmente anche se dimostrano di aver subito violenza; per loro è sempre più difficile trovare un’occupazione, nonostante lauree e dottorati, con annunci di lavoro che cercano specificamente uomini, e colloqui in cui alle donne vengono rivolte domande su matrimonio e progetti di gravidanze”. Le donne single o “leftover”, come le definisce la stessa Fincher, sono dunque figlie di un sistema sempre più misogino e repressivo: una volta raggiunta l’età tra i 25 e i 30 anni, se non ancora sposate, non avrebbero più nessuna possibilità di essere reinserite nella società tradizionale.

In un contesto socio-politico che conforma le disposizioni mentali dei giovani al maschilismo ed alla misoginia, non sorprende che i torturatori di gatti siano spesso giovani misogini: a quanto risulta dalle intercettazioni delle chat dei torturatori di gatti, effettuate dagli attivisti di FG, spesso gli esecutori di tali efferati associano le urla dei gatti a quelle delle donne. Questa stessa misoginia costituisce dunque una delle cause dello zoosadismo, una forma di devianza che colpisce i giovani cinesi, ma anche giovani donne, la cui rabbia, troppo spesso repressa, nei confronti del governo, trova sfogo sui piccoli animali indifesi. Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) afferma che i soggetti con una forma di parafilia come il Disturbo da sadismo sessuale possono presentare una capacità compromessa o inesistente di affezionarsi, di provare coinvolgimento emotivo e intimità sessuale con un partner consenziente. Lo zoosadismo, una forma di sadismo che ha come oggetto gli animali, consiste nell’infliggere sofferenze fisiche o psicologiche su di essi per stimolare l’eccitazione sessuale e può essere considerato un sintomo del Disturbo antisociale di personalità, a sua volta caratterizzato, secondo il DSM, da un modello di disprezzo per le conseguenze e per i diritti degli altri, capace di diffondersi in campi e aspetti diversi da quello originario e dunque pervasivo.

Per il precedente articolo sul tema si rinvia al link:

https://www.controluce.it/dalla-cina-una-rete-globale-di-video-di-torture-di-gatti/

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