Il discorso del Sindaco di Velletri,Ascanio Cascella,in merito all’Anniversario della Liberazione
Ringrazio e saluto tutte le autorità civili, militari e religiose, le Associazioni combattentistiche e d’arma nonché tutti i concittadini presenti.
Oggi ci riuniamo per commemorare l’ottantesimo anniversario della festa della Liberazione. Una giornata che rappresenta la speranza, la rinascita e il coraggio del popolo italiano che ha scelto la libertà e la democrazia, opponendosi all’oppressione.
Il 25 aprile segnò l’inizio di un nuovo corso per l’Italia: l’avvio di una fase storica che, in pochi mesi, avrebbe portato alla fine della Seconda Guerra Mondiale, al referendum istituzionale del 2 giugno 1946 – in cui il popolo scelse la Repubblica – e contemporaneamente alla elezione dell’assemblea costituente.
Lo scorso anno in occasione della giornata della liberazione Papa Francesco, in piazza San Pietro, alla presenza di 80 mila membri dell’Associazione Cattolica Italiana esortò: “Fate crescere la cultura dell’abbraccio nella Chiesa e nella società. All’origine delle guerre ci sono spesso abbracci mancati o rifiutati, a cui seguono pregiudizi, incomprensioni e sospetti, fino a vedere nell’altro un nemico. Quando l’abbraccio si trasforma in un pugno è molto pericoloso, a volte incontra chiusure e resistenze, per cui le braccia si irrigidiscono e le mani si serrano minacciose, divenendo non più veicoli di fraternità, ma di rifiuto e contrapposizione, anche violenta, di diffidenza nei confronti degli altri, vicini e lontani, fino a portare al conflitto. L’abbraccio è una delle espressioni più spontanee dell’esperienza umana. La vita dell’uomo si apre con un abbraccio, quello dei genitori, primo gesto di accoglienza, a cui ne seguono tanti altri, che danno senso e valore ai giorni e agli anni, fino all’ultimo, quello del congedo dal cammino terreno”.
E’ quindi con un ultimo abbraccio che salutiamo rispettosamente il Santo Padre.
Oggi ricordiamo e onoriamo tutte le donne e gli uomini che, con coraggio e sacrificio, hanno contribuito a liberare la nostra patria.
A chi ha donato la propria vita o ha sofferto per difendere la libertà, la dignità umana e la giustizia, va la nostra più profonda riconoscenza. La loro memoria è una guida e un monito: ci spinge a custodire e a difendere quegli stessi valori anche nel presente.
Il 25 aprile è anche un’occasione per riflettere sul senso più profondo della libertà e della democrazia. È un invito all’impegno quotidiano nella tutela dei diritti civili, dell’uguaglianza, della pace. La responsabilità che ci hanno trasferito i nostri padri è quella di custodire e proteggere le conquiste ottenute con sacrificio, anche quello estremo, opponendoci ad ogni forma di intolleranza, discriminazione e odio.
L’art. 11 della Costituzione afferma come “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…” e, quindi, in questo giorno gioioso per l’Italia e la democrazia, non possiamo non rivolgere uno sguardo di solidarietà a chi ancora oggi, in molte parti del mondo, soffre a causa della guerra, dell’ingiustizia, dell’oppressione come in Ucraina, in Medio Oriente e in tanti altri luoghi dimenticati.
Ricordare la nostra storia, le nostre lotte e le nostre conquiste – in un tempo in cui la pace è ancora minacciata – ci deve invitare a riflettere sul senso più profondo della libertà, della democrazia e delle responsabilità civili che ogni giorno ci chiamano a scegliere da che parte stare: dalla parte della giustizia, dell’uguaglianza e della solidarietà.
Celebriamo, quindi, con gratitudine il coraggio e il sacrificio di chi ci ha preceduti, trasmettendo ai giovani la conoscenza e il senso della nostra storia, affinché possano comprendere che la libertà che oggi viviamo non è un dono scontato, ma il frutto di un sacrificio che va onorato e custodito con responsabilità.
Buon 25 aprile a tutti!
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