IL PRIMO MIRACOLO – festival Segnali

Giovedì 8 maggio TeatroGruppo Popolare parteciperà alla XXXV edizione del festival Segnali, prestigiosa manifestazione organizzata dal teatro del Buratto ed Elsinor. Alle ore 11 e in replica alle ore 14.30, con lo spettacolo Il primo miracolo di Mario Bianchi, il gruppo comasco vede premiata la sua poetica e gli sforzi artistici compiuti da anni. La nota rassegna vede in cartellone ventidue spettacoli tra i più interessanti del panorama regionale, al teatro Fontana e al Teatro Munari, sede quest’ultima dello spettacolo della compagnia comasca.
La volontà dello spettacolo selezionato Il primo miracolo è quella di affrontare con i ragazzi il discorso sulla guerra, le sue inutili atrocità e soprattutto la possibilità della parola di farsi potente alternativa di pace. Concepire quindi la parola come miracolo, come strumento di pensiero capace di suscitare le cose, animarle, anche e soprattutto evocarle, cioè dare loro voce attraverso la voce.
La vicenda di Mario Bianchi attraversa brevemente, con leggerezza e tenerezza laica, la parabola evangelica, emancipandosi e diventando un percorso in cui, nella narrazione dell’attore Gianpiero Liga, tre bambini, Giannetto, Platano e Gesù vivono in una cittadina nel deserto. Aiutano le madri, gli uomini sono in guerra. Con i tre c’è Maddalena, che li ammalia con la sua bellezza. C’è la madre di Gesù, Maria e lo zio Gabriele. I tre vanno a cercare i padri che la guerra ha tolto loro. Compiono un viaggio in cui scoprono la capacità dell’arte di cambiare il mondo. Ritroveranno i padri solo quando la parola riuscirà a compiere il miracolo per cui è stata concepita: farsi artefice di pace, riuscire a immaginare possibilità altre alla minaccia della guerra, soprattutto aprire mille finestre oltre le quali poter vedere mondi possibili, così come le apre Manir, il costruttore di finestre, personaggio chiave del racconto.
La parola si fa strumento di significato, che dà senso e nome alle cose, se ne prende cura, le coltiva con il proprio suono; lo stesso valore che ha la voce, intesa come veicolo di senso e musica. La riflessione cui vuole portare lo spettacolo accarezza anche l’idea di “silenzio”, inteso come volontà di ascolto, come humus indispensabile alla nascita di una parola meditata e sapiente.
Un percorso di formazione e di speranza di cambiamento per un mondo migliore.
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