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Il quattordicesimo Leone

Il quattordicesimo Leone
Maggio 09
13:08 2025

Con l’elezione del cardinale Robert Francis Prevost, statunitense di Chicago, agostiniano, che ha assunto il nome di Leone XIV, la chiesa cattolica si accinge, non ad aprire un nuovo corso, ma a dare continuità al magistero pontificio nella scia degli ultimi papi e soprattutto di papa Francesco. Quanti hanno associato il nome di Leone XIV, assunto dal nuovo papa, soprattutto a colui che aveva promulgato la Rerum novarum, papa Pecci (Leone XIII), non nascondono l’auspicio che papa Prevost aggiunga nuove mete teologiche alla ‘dottrina sociale’ della Chiesa (DSC) e nello stesso tempo porti a termine quelle riforme iniziate dal suo compianto predecessore, specialmente quelle della curia e della prassi sinodale. Senza qui voler analizzare il primo discorso di Leone XIV, sembra tuttavia che si possa riassumere in quelle parole: “Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti”. E’ un programma e soprattutto un metodo: quello sinodale.

Si tornerà in seguito sulle scelte che farà Leone XIV, soprattutto nel suo discorso di ‘inaugurazione del pontificato’, per adesso vogliamo attenerci ad alcune brevissime noterelle storiche e di colore riguardanti i papi col nome di Leone, alcuni dei quali hanno avuto più di qualche formale rapporto con la nostra diocesi. (San) Leone I (Magno), eletto dal popolo, dai nobili e dal clero romano, è rimasto il più famoso nella storia, avendo fermato l’avanzata degli Unni di Attila prima che invadessero l’Italia (452). Di Leone incentra il fondamento del primato pontificio sulla figura dell’apostolo Pietro. Sarà in questo tempo che si diffonderà la teologia di Agostino di Ippona (con i suoi scritti, tra cui ‘La città di Dio’), mentre i cristiani gradualmente si diversificarono rispetto ad alcuni riti, che inizialmente avevano condiviso con il culto ebraico. Di Leone Magno si conservano ancora alcuni suoi discorsi(sermoni). (San) Leone II, riunì la chiesa di Roma con quella di Ravenna (autocefala), Leone III (santo anche lui) nell’800 incoronò l’imperatore Carlo Magno. Sembra che Leone III (795-816) abbia fatto ‘restaurare’ per la prima volta le catacombe di San Zotico.

Leone IV (Santo), fu un grande papa ed anche energico, fortificando la città di Roma (le cosiddette mura ‘leonine’) per difenderla dai saraceni che già avevano fatto scorrerie nei dintorni. E’ il papa che fece donazioni di oggetti sacri alle chiese di S. Maria, San Sebastiano, San Vincenzo: “Ipse vero sepius memoratus et beatissimus papa obtulit in basilica Sancti Sebastiani martyris, qui in Frascata consistit, vestem pretiosissimae claritatis, cum cruce similiter de crisoclabo et gammadias

Nello stesso periodo faceva donazioni anche alle chiese di Preneste e di Ostia. Di Leone V si sa poco essendo stato papa per due mesi (nel 903) e con vicende perigliose. Leone VI è legato alle manovre di Marozia e Teodora e i conti di Tuscolo, così come Leone VII, che forse era benedettino. Leone VIII fu al centro di vicende di papi e antipapi ed è controverso il suo inserimento tra i papi ‘ufficiali’. Leone IX, fu eletto papa e accettò l’incarico su suggerimento del monaco Ildebrando, ma volle la conferma da popolo e clero romano. Riformò i monasteri, e cercando di proteggere soprattutto i territori del Sud Italia, perse l’appoggio dell’imperatore Enrico III. Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico dei Medici fu un papa (1513-1521) umanista, circondato da illustri personaggi, filosofi e letterati, ampliando la biblioteca vaticana. Sotto il suo pontificato emerse lo scandalo delle indulgenze e la suuseguente condanna di Lutero. Leone XI, ancora della famiglia de Medici, e successore di Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini) ‘regnò’ solo 27 giorni. Era stato vescovo della Sabina e di Albano. Leone XII, represse i moti carbonari, indisse il giubileo del 1825 e diresse una costante azione contro i protestanti; suo maggiordomo fu il cardinale Luigi Del Drago, che aveva studiato nel Seminario di Frascati ma contrario alla politica riformatrice di Consalvi (altro studente del Seminario di Frascati). Di Leone XII si ricorda anche una sua visita a Monte Porzio nel 1827, e le cronache riportano che “riposatosi al casino di villeggiatura del Collegio Inglese, andò all’adorazione nella Chiesa di S. Gregorio Magno, poi, dal balcone della casa del Sigr. Pietro Venturini ammise al bacio del piede parecchie delle principali famiglie del paese ed affacciatosi al balcone della casa medesima compartì all’affollato popolo…l’Apostolica Benedizione”.

Ed infine Leone XIII. Nel secolo XIX che si concludeva, l’enciclica di Leone XIII, ‘Rerum novarum’ del 1891 – concludeva un inteso periodo di interventi di vescovi e laici in Europa e in America sulla tematica del lavoro e del sociale in quelli che, per dirla con De Gasperi, sono “i tempi e gli uomini che prepararono la Rerum Novarum”, (cf A. De Gasperi, Vita e Pensiero, Milano, 1945). All’elaborazione dell’enciclica collaborò, oltre al gesuita padre Liberatore anche il cardinale Tommaso Zigliara che verrà nominato vescovo di Frascati ma non potrà venire mai in diocesi perché poco dopo la nomina, morì colpito da infarto.

In Italia, In generale si può affermare che i cattolici, tranne alcune eccezioni, solo con un certo ritardo presero coscienza della questione sociale, l’enciclica diede maggiore impulso all’azione dei cattolici nel sociale (società di mutuo soccorso, riviste sociali, ecc.), promossa in particolare dal sociologo ed economista Giuseppe Toniolo che elaborò anche alcune idee sulla democrazia cristiana come teoria sociale prepolitica anche se con logiche proiezioni sulla progettualità politica, che successivamente Leone XIII vorrà ridimensionare a ‘benefica azione cristiana a favore del popolo’ (cf. ‘Graves de communi re’, 1901). Il papa Leone XIII sostenne il ritorno del tomismo nelle scuole cattoliche, anche con la collaborazione di Francesco Satolli che sarà vescovo tuscolano (1903), apprezzato teologo, prefetto della Congregazione dei riti; nel 1892 era stato inviato dal papa anche a Chicago per il ‘centenario Colombiano’.  Nel 1901 il novantenne Leone XIII riceveva in udienza privata il vescovo ausiliare Francesco Giacci e altri cinque preti diocesani cui domandò dei “costumi e della pietà del popolo compiacendosi di sapere che esso corrispondeva allo zelo del cardinal vescovo e del suo suffraganeo”, mentre Satolli farà il suo primo ingresso a Frascati il 5 luglio del 1903 e, proprio a mons. Giacci il giorno dopo, scriverà scusandosi di “non essersi fermato in città e ripartito l’istesso giorno del mio ingresso, e recandosi a Roma e andando in Vaticano apprendendo che il S. Padre aveva ricevuto il S. Viatico, né poter avere la sorte di baciargli l’anello, perché si era vietato l’accesso a qualunque persona perché tutt’ora le condizioni del Venerando Infermo sono gravissime da non lasciarsi ad una naturale possibilità di stabile miglioramento e di morte meno vicina”. Papa Leone XIII, infatti, morirà pochi giorni dopo, il 20 luglio a 93 anni.

Oggi abbiamo Leone XIV, il quale non c’è dubbio che proseguirà l’opera ‘bergogliana’, mentre dei suoi predecessori ‘Leoni’ avrà senz’altro come riferimenti Leone Magno che diffuse gli scritti di Sant’ Agostino e Leone XIII.

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