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Iran-Israele, ecco perché per Putin la guerra non è una cattiva notizia

Iran-Israele, ecco perché per Putin la guerra non è una cattiva notizia
Giugno 18
15:33 2025

(Adnkronos) –
Per la Russia la guerra fra Iran e Israele non è una cattiva notizia, malgrado l'alleanza fra Mosca e Teheran. Non solo per il prezzo del petrolio, balzato lunedì del 10%, che potrebbe aumentare, anche se molti analisti rimangono scettici sull'andamento a lungo termine. E neanche solo per la sua uscita dall'isolamento diplomatico, con Donald Trump, a sostenere la sua candidatura come mediatore.  
La crisi offre alla Russia la possibilità di estendere il suo rapporto di cooperazione con gli Stati Uniti oltre il dossier ucraino che non è suo interesse affrontare, nei termini imposti dall'esterno, al programma nucleare dell'Iran, al conflitto fra Israele e Iran, alla cooperazione nell'Artico, ad altre forme di cooperazione economica e allo spazio. E oltre a tutto la guerra fra Iran e Israele distoglie l'attenzione del pubblico e delle cancellerie dalla guerra in Ucraina, dove Mosca ha ora mano libera.  Vladimir Putin si presenta in questo momento come l'unico leader mondiale con una linea aperta con la Casa Bianca, Teheran e anche Tel Aviv (il Presidente russo nella telefonata di sabato a Trump ha ricordato al suo interlocutore che sul programma nucleare di Teheran Mosca è sempre stata al fianco di Washington e le relazioni fra Russia e Israele, pur offuscate dalla risposta del Cremlino agli attacchi del 7 ottobre e alle critiche per la guerra a Gaza rimangono aperte, con Israele che non ha mai imposto sanzioni contro la Russia e mai interrotto il rapporto).  La Russia ha condannato gli attacchi "illegali" di Israele che creano "una minaccia alla sicurezza internazionale" e accusato l'Occidente di manipolare la situazione a suo vantaggio. Ma questa è la posizione diplomatica scontata, dato il non allineamento dell'Iran e il suo inserimento d'ufficio nel gruppo dei Paesi del Sud Globale, quindi al fianco di Mosca.  
L'Iran è per il Cremlino un utile "partner strategico", secondo un accordo ratificato a Mosca lo scorso aprile, che garantisce reciproca collaborazione di fronte a minacce condivise ma non è una alleanza militare con assistenza militare reciproca. Ha assicurato alla Russia i droni Shahed nei primi due anni del conflitto con l'Ucraina, anche se ora i droni vengono prodotti in Russia (2.700 al mese, anche se in siti presi di mira dai raid ucraini). Ma non c'è molto altro nella relazione bilaterale.  La relazione della Russia con i Paesi della regione è complessa: se da un lato Mosca ha sempre esercitato influenza, dall'altro ha sempre tratto profitto dalle crisi in una zona di produzione di fonti di energia. La caduta di Assad, e l'incapacità di Mosca di muovere un dito per sostenere il suo storico alleato, ha indebolito la postura di Mosca e la sua credibilità nella regione. Un collasso del regime anche a Teheran, apparentemente fra gli obiettivi di Israele, renderebbe la situazione di Mosca ancora più debole. Invece Mosca si ritrova ora la possibilità di essere l'unico mediatore.   —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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