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Iran, Trump insiste: “Distrutto completamente siti nucleari”

Iran, Trump insiste: “Distrutto completamente siti nucleari”
Giugno 30
09:30 2025

(Adnkronos) –
Donald Trump insiste: "Abbiamo completamente DISTRUTTO le strutture nucleari" iraniane. In un post su Truth social, rivolto al "falso" senatore democratico Chris Coons, il presidente ha scritto: Non sto offrendo all'Iran NULLA, a differenza di Obama, che ha pagato loro miliardi di dollari nell'ambito dello stupido 'percorso verso l'arma nucleare JCPOA (che ora sarebbe scaduto!), e non sto nemmeno parlando con loro da quando abbiamo completamente OBLITERATO le loro strutture nucleari". Le parole di Trump arrivano dopo quelle del direttore della Cia John Ratcliffe che, durante un’audizione classificata con i membri del Congresso, ha assicurato che la maggior parte dell’uranio arricchito accumulato dall’Iran sarebbe sepolta sotto le macerie dei siti nucleari di Isfahan e Fordow, colpiti nei recenti attacchi statunitensi.  Secondo quanto rivelato ad Associated Press da un alto funzionario americano, citato da media americani e israeliani, Ratcliffe ha spiegato che, anche se il materiale radioattivo fosse in parte recuperabile, la distruzione dell’unica struttura per la conversione metallurgica dell’uranio rappresenta un colpo "monumentale" al programma nucleare iraniano. Secondo l’intelligence statunitense, la perdita di questa struttura ha di fatto privato Teheran della capacità tecnica necessaria a realizzare una bomba atomica, almeno per diversi anni. Ratcliffe ha insistito sull’importanza strategica dell’operazione, illustrando ai parlamentari come i raid abbiano compromesso una delle fasi chiave del ciclo nucleare iraniano. I tre impianti colpiti dai raid – Isfahan, Fordow e un terzo sito non specificato – costituivano i principali centri del programma, e la loro distruzione, secondo Washington, ha imposto all’Iran un ritardo significativo difficilmente colmabile nel breve termine.  Intanto l'Iran chiede agli Stati Uniti di escludere categoricamente nuovi attacchi militari come condizione preliminare alla ripresa dei negoziati diplomatici. In un'intervista alla Bbc, il vice ministro degli Esteri Majid Takht-Ravanchi ha dichiarato che l'amministrazione Trump, tramite mediatori, avrebbe espresso l'intenzione di tornare al tavolo del dialogo, ma senza chiarire la propria posizione su "una questione molto importante" come quella delle operazioni militari: "Devono essere molto chiari su cosa intendono offrirci per creare la fiducia necessaria per un dialogo".  Takht-Ravanchi ha criticato il raid americano contro tre siti nucleari iraniani, che ha portato all'annullamento del sesto round di colloqui indiretti previsto a Muscat. Interrogata sulla possibilità che Teheran possa rivedere il proprio programma nucleare in cambio della revoca delle sanzioni e di investimenti, ha risposto: "Perché dovremmo accettare una proposta del genere?", ribadendo che l'arricchimento dell'uranio al 60% serve a "scopi pacifici". Ha poi condannato come "ridicolo" il sostegno europeo agli attacchi statunitensi e israeliani: "Chi accusa dovrebbe prima criticare il modo in cui siamo trattati. E se non hanno il coraggio di criticare l'America, allora dovrebbero tacere".  Sull'ipotesi di un cambio di regime, il diplomatico ha affermato che gli Stati Uniti avrebbero fatto sapere, sempre tramite mediatori, di "non voler colpire la Guida Suprema" Ali Khamenei. Ha respinto come "esercizio futile" ogni ipotesi di rivolta popolare: "Anche se alcuni iraniani possono criticare il governo, di fronte a un’aggressione esterna si unirebbero per contrastarla". Infine, Takht-Ravanchi ha spiegato che la tregua con Israele resta fragile, ma sarà rispettata "finché non ci saranno nuovi attacchi militari". E ha aggiunto che "gli alleati arabi nel Golfo stanno facendo del loro meglio per creare le condizioni di un dialogo. Noi non vogliamo la guerra, vogliamo la diplomazia, ma dobbiamo essere pronti e cauti, per non essere sorpresi di nuovo".  —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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