La “legge per la famiglia” della Giunta Rocca è un attacco ideologico ai diritti delle donne
*DANIELA ALESSANDRI (PRC-SE Lazio) – La “legge per la famiglia” della Giunta Rocca è un attacco ideologico ai diritti delle donne e alla laicità delle istituzioni*
Roma, 15 ottobre 2025
La proposta di legge della Giunta Rocca “per la famiglia e la natalità” ( la n. 207 del 15.5.25) , ora calendarizzata per la discussione in Commissione, non è un intervento di welfare: è un manifesto ideologico confezionato su misura per le associazioni antiabortiste e per la destra cattolica integralista.
Dietro la retorica della “difesa della famiglia naturale” e della “tutela della vita” si nasconde un disegno politico preciso: limitare i diritti delle donne, mettere in discussione l’autodeterminazione sancita dalla legge 194 e subordinare le politiche sociali alla morale dei movimenti pro-vita.
La proposta di Rocca e dell’assessora Baldassarre definisce “famiglia” solo quella fondata sull’unione tra un uomo e una donna, escludendo di fatto le famiglie omogenitoriali, monogenitoriali e tutte le altre forme di affettività riconosciute dalla società e dal diritto.
È un’impostazione discriminatoria, regressiva e in contrasto con i principi costituzionali di uguaglianza e libertà personale.
Ancora più grave è il tentativo di introdurre il riconoscimento giuridico del “nascituro dal momento del concepimento”, una formulazione che stravolge il Codice Civile e apre la strada a un attacco surrettizio alla legge 194, già messa a dura prova dall’obiezione di coscienza e dal depotenziamento dei consultori pubblici.
È la stessa logica che in altre regioni e Paesi è stata utilizzata per restringere l’accesso all’interruzione di gravidanza legale e per colpevolizzare le donne che scelgono liberamente sul proprio corpo e sul proprio futuro.
Non una parola, invece, su asili nido, salari, precarietà, consultori, servizi sociali: tutto ciò che davvero servirebbe per sostenere le famiglie, le giovani coppie e la genitorialità libera e consapevole.
I 12 milioni di euro previsti in tre anni per questa legge-vetrina sono una cifra ridicola, simbolica, utile solo a finanziare iniziative di facciata o a legittimare l’ingresso delle associazioni pro-vita dentro le politiche pubbliche regionali.
Rifondazione Comunista del Lazio denuncia con forza questo ennesimo attacco alla laicità delle istituzioni e ai diritti conquistati dalle donne in decenni di lotte.
Saremo al fianco delle associazioni femministe, dei consultori autogestiti, dei movimenti per la sanità pubblica e delle forze sociali che si opporranno a questo disegno reazionario.
La Regione ha il dovere di sostenere le persone, non di imporre modelli di vita o di famiglia.
Chiediamo il ritiro immediato della proposta e l’apertura di un confronto pubblico su vere politiche di sostegno alla natalità e alla genitorialità, fondate sull’uguaglianza, sull’autodeterminazione e sulla giustizia sociale.





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