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   L’odierna pubblicazione della Esortazione apostolica di Leone XIV, la Dilexi te, sull’amore verso i poveri, ci invita per adesso, solo a riprenderne alcuni spunti, prima di una più approfondita riflessione sui suoi contenuti.

   Di solito nelle nostre chiese locali, assistiamo troppo a manifestazioni religiose mariane che spesso si traducono in un certo devozionismo più che in una concreta spiritualità, Così, ad esempio, nella preghiera del Magnificat che Maria pronuncia nel momento dell’Annunciazione, non viene mai posta all’attenzione la concretezza di quei versetti in cui la Madonna afferma che il “Signore ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili. Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote” (Lc 1, 52-53). Ma a ricordarci questo preciso riferimento del Nuovo Testamento, ci pensa papa Leone XIV, rifacendosi strettamente alla enciclica di Francesco ‘Dilexit nos’. Del resto la Madonna viene citata sempre la sua umiltà e obbedienza e praticamente mai in quel tratto del suo carattere deciso, quando ad esempio ordina: “fate quello che (Gesù) vi dirà”! (alle nozze di Cana).

    Tornando a Leone XIV, il papa nell’esortazione, conferma anzitutto l’attenzione verso tutte quelle situazioni di povertà su cui Francesco aveva invitato a soffermarci e sulle quali sarebbe tornato per aggiungervi altre suggestioni – proseguendo nella scia della enciclica sull’amore divino e il Cuore di Gesù – ma che la sua improvvisa scomparsa ha impedito di ‘completare’. Ma a questo ci pensa papa Leone, come afferma esplicitamente in questo suo primo documento.

   Papa Leone prima di addentrarsi nelle problematiche inerenti le situazioni di povertà, ci invita a meditare su quell’avvenimento quale è stato l’unzione del capo di Cristo da parte della Maddalena:       “La semplicità di quel gesto – afferma il papa – rivela qualcosa di grande. Nessun gesto di affetto, neanche il più piccolo, sarà dimenticato, specialmente se rivolto a chi è nel dolore, nella solitudine, nel bisogno, com’era il Signore in quell’ora”.  Ed aggiunge, ricordando la necessità di essere attenti ai gesti verso l’accoglienza dei poveri, perché, “non siamo nell’orizzonte della beneficenza, ma della Rivelazione: il contatto con chi non ha potere e grandezza è un modo fondamentale di incontro con il Signore della storia. Nei poveri Egli ha ancora qualcosa da dirci”.

     Richiamandosi sempre al suo predecessore, ma in particolare anche al santo di Assisi, Leone XIV invita a superare una visione ristretta della carità, per costruire una società più aperta alle necessità degli ultimi e specificando su quali itinerari essa va indirizzata. Infatti, “si può dire che l’impegno a favore dei poveri e per rimuovere le cause sociali e strutturali della povertà, pur essendo diventato importante negli ultimi decenni, rimane sempre insufficiente; anche perché le società in cui viviamo spesso privilegiano criteri di orientamento dell’esistenza e della politica segnati da numerose disuguaglianze e, perciò, a vecchie povertà di cui abbiamo preso coscienza e che si tenta di contrastare, se ne aggiungono di nuove, talvolta più sottili e pericolose. Da questo punto di vista, è da salutare con favore il fatto che le Nazioni Unite abbiano posto la sconfitta della povertà come uno degli obiettivi del Millennio”.

   In tale prospettiva l’invito pressante è rivolto a far sì che si cambi una certa  prospettiva culturale che purtroppo non ci scandalizza più, anche se vediamo crescere alcune élite di ricchi, che vivono nella bolla di condizioni molto confortevoli e lussuose, quasi in un altro mondo rispetto alla gente comune”. E anche i cristiani sono contagiati da una mentalità che non considera più prioritaria la situazione della povertà e degli ‘scartati’. E’ allora necessario rifarsi agli esempi alle prime comunità cristiane, richiamate negli Atti degli apostoli, e ai padri della Chiesa che indicavano nei poveri la via privilegiata della Chiesa. Papa Leone, naturalmente non tralascia di citare Sant’Agostino. “Formatosi in questa tradizione [di S. Ambogio], il santo Vescovo di Ippona ha insegnato a sua volta l’amore preferenziale per i poveri. Pastore vigile e teologo di rara chiaroveggenza, egli si rende conto che la vera comunione ecclesiale si esprime anche nella comunione dei beni. Nei suoi Commenti ai Salmi, ricorda che i veri cristiani non trascurano l’amore per i più bisognosi: «Voi, osservando i vostri fratelli, conoscete se abbiano bisogno di qualcosa, ma se in voi abita il Cristo, fate beneficenza anche agli estranei». (DT,44)

    Il papa non si esime dal citare gli importanti documenti delle Conferenze dell’Episcopato Latino-americano a Medellín, a Puebla, a Santo Domingo e ad Aparecida “che costituiscono tappe significative anche per la Chiesa intera. Io stesso – afferma – per lunghi anni missionario in Perù, devo molto a questo cammino di discernimento ecclesiale, che Papa Francesco ha saputo sapientemente legare a quello delle altre Chiese particolari, specie del Sud globale”.  E per un deciso impegno verso e con i poveri occorre far di tutto per eliminare le “Strutture di peccato che creano povertà e disuguaglianze estreme” e ribadire la scelta di Chiesa, scaturita proprio dalle conferenze di Medellin e Puebla, “della opzione fondamentale verso i poveri”.