La Sindone: “Polaroid della Risurrezione”
Grande attesa per possibili nuove rivelazioni scientifiche sulla Sindone sabato 22 marzo.
La croce e la Sindone sono gli oggetti sacri simboli della Settimana Santa. La croce, ricorda la passione e la morte di Cristo; la Sindone, cioè quel Lenzuolo di lino che, secondo la tradizione avvolse il corpo di Cristo morto, richiama la Risurrezione. Sembra, infatti, che la misteriosa immagine rimasta impressa su quel lino, che dal 1578 si conserva a Torino, sia il ricordo che Gesù ha voluto fare al mondo: un’immagine prodotta dall’energia potente che si sprigionò dal suo corpo, mentre vinceva la morte.
Per i credenti, la Sindone è la reliquia più preziosa che si possa immaginare; per i non credenti invece è spesso oggetto di strano e irriducibile odio.
Fino alla fine dell’Ottocento, solo i cristiani si interessavano della Sindone, e solo per venerarla. Poi accadde un fatto straordinario. Nel 1898, cento e dieci anni fa esatti, il cardinale di Torino decise di far fotografare per la prima volta la Sindone. Il compito fu affidato all’avvocato torinese Secondo Pia, che era anche un provetto fotografo. Egli stesso narrò che per poco la preziosa lastra non gli cadde di mano, quando, durante lo sviluppo, vide formarsi sul negativo la figura “positiva” di un uomo. Quel soggetto aveva capovolto tutte le leggi che governano un procedimento fotografico. Si scoprì così che le impronte della Sindone hanno tutti i caratteri di una immagine negativa, e che il negativo fotografico diventa perciò un’immagine positiva. Una caratteristica unica e che resta tuttora inspiegabile.
Cominciarono a interessarsi della Sindone gli scienziati. Altri fotografi ripeterono l’esperimento che venne investigato in tutte le sue possibili interpretazioni. L’interesse cresceva. Gli storici scoprirono un’infinità di documenti che permisero di ricostruire gli spostamenti di quella reliquia da Gerusalemme all’Europa dove, in Francia, venne per la prima volta esposta al pubblico tra il 1373 e il 1375. Gli scienziati, avvalendosi di strumenti di ricerca sempre più sofisticati, dimostrarono che l’immagine visibile in quel lino non è una pittura, non è un disegno, non è neppure un’immagine ottenuta con l’impressione a fuoco. Su quella tela non ci sono assolutamente tracce di pigmenti coloranti. Invece, sono state trovate tracce di sangue umano, del tipo AB. L’elaborazione al computer, inoltre, ha mostrato che quell’immagine ha proprietà tridimensionali, che non appartengono né ai dipinti né alle normali fotografie.
Negli Anni Settanta, destò grandissimo interesse lo studio sui pollini conservati nella Sindone. I granuli di polline sono estremamente resistenti e si conservano per millenni pressoché inalterati. Possono quindi essere ritrovati su svariati materiali archeologici e, una volta identificati, possono dare indicazioni precise riguardo alle regioni della terra dove i reperti sono stati trovati. Applicate alla Sindone, le analisi dei pollini avrebbero potuto stabilire se il Sacro Lenzuolo di Torino è lo stesso di cui parlano i Vangeli, e che fu a Gerusalemme, a Edessa, a Costantinopoli eccetera. Le ricerche furono condotte dal botanico e criminologo svizzero Max Frei, poi dal professor Luigi Baima Bollone, docente di medicina legale, e anche da un équipe di scienziati americani. Esse hanno confermato tutti gli spostamenti e i viaggi fatti dalla Sindone nel corso dei secoli di cui si ha notizia attraverso i documenti storici. Sul lenzuolo infatti, vennero trovati 25 tipi di polline di piante che crescono solo nella zona di Gerusalemme; 11 tipi di polline di piante tipiche della zona del Mar Morto; 18 tipi di polline di piante dell’Anatolia, dove si trovava Edessa; 14 specie di pollini di piante sul Mar Nero, dove si trovava Costantinopoli. E poi pollini della Francia centrale, dell’antica Savoia e del Piemonte.
A questo punto mancava solo la prova che, negli Anni Ottanta, veniva ritenuta la ricerca scientifica dal risultato infallibile per la datazione di un reperto archeologico: l’esame al Carbonio 14. Con quell’esame si poteva definitivamente dimostrare che la Sindone risaliva ai tempi di Cristo, e che era quindi autentica. La ricerca venne organizzata nel 1988 ed eseguita contemporaneamente in tre Laboratori di grande prestigio internazionale: quello di Oxford in Inghilterra, quello di Tucson Negli Stati Uniti, e quello di Zurigo in Svizzera. I risultati vennero resi noti nell’ottobre del 1988, nel corso di una conferenza stampa, alla presenza del Cardinale di Torino. Il responso del test stabiliva che la Sindone risaliva a un’epoca compresa tra il 1260 e il 1390: era quindi un falso.
Fu un responso clamoroso, che sconvolse milioni di fedeli, portando confusione tra i credenti e facendo gridare vittoria agli scettici. Indescrivibile dolore per i credenti. Giubilo esasperato per i non credenti, che da allora hanno martellato tutte le fonti informative con quel risultato.
Ma le ricerche scientifiche continuarono e qualche anno dopo, la validità del test del carbonio cominciò a vacillare. Uno scienziato russo, Dimitri Kutznetov, dimostrò che un telo sottoposto a un grande calore, si arricchisce di carbonio, risultando più giovane di quello che effettivamente è. La Sindone, nel 1532, mentre si trovava Chambéry, nell’Alta Savoia, era stata vittima di un incendio gravissimo, e certamente il calore delle fiamme aveva alterato i valori del carbonio in essa contenuto. Questo dimostrava che il responso del test del carbonio 14 non era attendibile. Altre ricerche fatte in vari Paesi con l’aiuto di nuove conoscenze scientifiche e nuovi macchinari, hanno confermato i sospetti del professor Kutznetov. Finora però gli scienziati dei tre laboratori che avevano eseguito l’esame al carbonio 14 nel 1988, si erano sempre rifiutati di prenderle in considerazione queste nuove ricerche. Invece pare che, ora, le cose stiano veramente cambiando.
Il professor inglese Christopher Bronk Ramsey, scienziato di grande valore, che al tempo dell’esame al Carbonio 14 del 1988 era il più giovane ricercatore partecipante a quell’operazione, ora è direttore dell’Oxford Radio Carbon Accelerator di Londra, ed ha accettato di “rivedere” quegli esami. Non si sa in che modo e con quali risultati. Lo rivelerà lui stesso sabato prossimo 22 marzo, nel corso di un documentario sulla Sindone che sarà trasmesso dalla BBC di Londra.
Autore del documentario e artefice del coinvolgimento del professor Ramsey, è stato David Rolfe, grande domentarista inglese, pluripremiato, che già nel 1978, trent’anni fa, aveva realizzato uno straordinario documentario sulla Sindone dal titolo “Testimone silenzioso”. Allora, David Rolfe era molto giovane. Sembra che l’impatto con quel Lino misterioso abbia lasciato un profondo segno nella sua vita. E quando, nel 1988, apprese che la scienza datava la Sindone al tardo medioevo, rimase molto sconcertato. Ma le emozioni provate e le convinzioni maturate non lo abbandonarono. Continuò a ricercare. Voleva conoscere tutta la verità possibile. Cominciò a lavorare a un nuovo documentario. Anni di riflessioni, di ricerche, di studi per questo suo nuovo lavoro che si intitola “La Sindone, le prove materiali”. Ed è stato lui a convincere Il professor Ramsey a riprendere in mano la questione dell’esame al carbonio 14 del 1988.
Con Rolfe ha lavorato anche un giovane documentarista italiano, Alessandro Pavone, 29 anni, così bravo da essere stato scelto per questo straordinario impresa del grande Rolfe. Ma anche Pavone, generoso di informazioni su come stato girato questo nuovo documentario, ha la bocca cucita per quanto riguarda le dichiarazioni del professor Ramsey. Bisogna quindi attendere sabato sera, quando la BBC, che ha finanziato il programma, lo trasmetterà.
Pavone ci ha detto che il documentario dura un’ora circa. Si tratta di un filmato ad alta definizione, che darà la possibilità di vedere la Sindone come mai era stata vista prima. Il conduttore è uno dei volti più popolari della BBC, Pageh Omaar, 40 anni, somalo. Un giornalista bravissimo, molto esperto in impegni del genere. Una cosa curiosa sta nel fatto che il regista, Rolfe, è un cristiano e che Omaar è invece musulmano, e hanno lavorato insieme in perfetta sintonia.
L’attesa è alta. Soprattutto negli ambienti cattolici. «Non ci saranno rivelazioni clamorose», dice la dottoressa Emanuela Marinelli, sindonologa. «Ma la scelta del professor Ramsey di rivedere gli esami del 1988 è di grandissima importanza. Apre una finestra nella ricerca, un dialogo che potrebbe avere conseguenze straordinarie».
Mentre il regista Rolfe faceva le riprese sulla Sindone a Torino, la società “Hal 9000” di Novara ha realizzato una serie di immagini ad alta definizione utilizzando tecnologie innovative. Con una di quelle immagini è stata realizzata la più grande gigantografia della Sindone che si conosca: una riproduzione su tela lunga 21 metri e alta 9. Per tutto il periodo della Quaresima, la gigantografia è rimasta esposta sulla parete esterna del Duomo di Novara, e ora verrà inviata a Sidney, in Australia, per essere esposta durante le Giornate Mondiali della Gioventù del prossimo luglio, cui prenderà parte anche Papa Benedetto XVI.
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