L’apprendimento esperienziale : << Imparare facendo >>

In un’epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti e crescenti esigenze professionali, è essenziale adottare un approccio educativo che prepari adeguatamente i giovani alle sfide future. Per garantire un’istruzione efficace e incisiva è cruciale che educatori, decisori politici e tutti gli altri stakeholder coinvolti uniscano le loro forze per promuovere e sostenere l’adozione di approcci pedagogici coraggiosi, tali da mettere al centro l’apprendimento esperienziale e l’autonomia degli studenti, al fine di favorire la formazione di cittadini competenti, critici e professionalmente impegnati in modo attivo e responsabile.
L’apprendimento esperienziale è un elemento cruciale nella formazione dei giovani, poiché consente loro di acquisire competenze e conoscenze che vanno oltre la semplice memorizzazione di contenuti teorici.
Il concetto pedagogico di “imparare facendo” si riferisce all’idea secondo cui l’apprendimento risulta più efficace e significativo quando gli studenti sono attivamente coinvolti nel processo attraverso esperienze concrete e dirette. Il filosofo e pedagogista americano John Dewey e la pedagogista italiana Maria Montessori hanno sottolineato l’importanza “dell’imparare facendo” nella formazione delle nuove generazioni. Secondo Dewey l’importanza dell’esperienza diretta è alla base dell’apprendimento e affermava che “l’educazione non è una preparazione per la vita; l’educazione è la vita stessa”. Gli studenti dovrebbero essere coinvolti attivamente nel processo di apprendimento, partecipando a attività pratiche e risolvendo problemi reali che li aiutino a sviluppare abilità cognitive, emotive e sociali. Il metodo Montessori, d’altro canto, pone l’attenzione sull’autoapprendimento e l’autonomia, incoraggiando gli studenti a imparare attraverso l’interazione diretta con l’ambiente circostante e le esperienze pratiche, permettendo agli studenti di esplorare e scoprire secondo i propri ritmi e interessi. Questo approccio educativo ha dimostrato di avere un impatto positivo sullo sviluppo globale dei bambini e degli adolescenti, aiutandoli a diventare individui autonomi, responsabili e capaci di affrontare le sfide del mondo reale. La Montessori diceva: “Non possiamo creare osservatori semplicemente dicendo alle persone di osservare, dobbiamo dare loro il potere e i mezzi per l’osservazione”.
Il protagonista assoluto quando si parla di apprendimento è Il cervello, che è incredibilmente versatile. Esercitandoci in qualcosa in cui vogliamo migliorare, definiamo delle strutture neurali che ci aiutano a migliorare noi stessi. “Come andare in bicicletta”: Quando apprendiamo una nuova abilità creiamo un ricordo sempre più forte di come eseguire quell’operazione (come allacciarsi le scarpe, come colpire una pallina da tennis, come affrontare un discorso in pubblico) e questo ci aiuta ad acquisire competenze che ci rendono migliori. Attraverso uno studio condotto dall’UCLA Health, pubblicato sulla rivista Nature, gli scienziati hanno registrato direttamente l’attività di singoli neuroni negli esseri umani e hanno scoperto che specifici tipi di cellule cerebrali si attivano in un modo che rispecchia per lo più l’ordine e la struttura delle esperienze di una persona. I ricercatori hanno scoperto che il cervello conserva questi schemi di accensione unici anche dopo la conclusione dell’esperienza e può riprodurli rapidamente a riposo. Inoltre, il cervello è anche in grado di utilizzare questi schemi appresi per prepararsi a stimoli futuri successivi all’esperienza. Questi risultati forniscono la prima prova empirica di come specifiche cellule cerebrali integrino le informazioni “cosa” e “quando” per estrarre e conservare le rappresentazioni delle esperienze nel tempo. Il premio Nobel per la medicina Eric R. Kandel in un celebre articolo del 1998, ha individuato inoltre un ponte tra geni e ambiente e la loro stretta interrelazione. Tutti i nostri processi mentali (pensiero, comportamento, emozioni) non solo rispecchiano funzioni cerebrali, ma tali processi non sono necessariamente predeterminati dai nostri geni, bensì possano subire l’influenza decisiva da parte di fenomeni come l’esperienza e l’apprendimento, capaci di esercitare un’azione retroattiva nel nostro cervello, modificandone l’attività dei geni e andando ad agire sull’interconnessione e la funzionalità neuronale. Secondo la regolazione epigenetica infatti le esperienze della nostra vita sono in grado di modificare il nostro cervello e, se significative (come un trauma o un evento ad alto impatto emotivo) o ripetute più e più volte (un’abitudine), avranno la possibilità di depositarsi nelle nostre cellule. La capacità del sistema nervoso di modificarsi in base agli stimoli dell’ambiente prende il nome di neuroplasticità. Andiamo a vedere le principali scoperte legate a come l’esperienza vada a modificare il nostro cervello. In neurofisiologia, la sinapsi è il punto di contatto funzionale fra due cellule nervose o, più esattamente, fra la terminazione neuritica dell’una e il pirenoforo, un dendrite o il neurite dell’altra, al fine di garantire il passaggio dell’eccitamento da un neurone all’altro e in una sola direzione. Le sinapsi che collegano i vari neuroni, possono essere elettriche o chimiche. I neuroni hanno una caratteristica unica, rispetto alle altre cellule, ossia la capacità di formare reti: reti verticali e orizzontali. L’apprendimento implica cambiamenti nella trasmissione sinaptica. Quando due gruppi di neuroni scaricano simultaneamente, si crea un’associazione tra i due gruppi tramite il rafforzamento delle connessioni sinaptiche. Questo tramite il potenziamento a lungo termine delle connessioni. La sincronia neurale conduce quindi alla plasticità hebbiana. Hebb introdusse inoltre il concetto di assemblamento cellulare, per definire un gruppo di neuroni che costituiscono un’unità di elaborazione, e ipotizzò che la combinazione delle connessioni tra gruppi di neuroni costituisse l’algoritmo, in continua mutazione, che dettava al cervello la risposta ai diversi stimoli. È poi importante sottolineare tre principi che riguardano la plasticità del cervello, dovuta all’esperienza ossia: la condizione di ridondanza (facendo esperienza, si producono più sinapsi), di utilizzo (le sinapsi mantenute sono quelle frequentemente attive), di sottrazione (le connessioni non utilizzate vengono eliminate). L’esperienza che facciamo, quindi, è correlata ad un’attività neurale che non solo seleziona le connessioni sinaptiche, ma conduce anche a un accrescimento della complessità sinaptica, formando nuove connessioni o potenziando quelle esistenti. Viene poi da chiedersi se un pensiero è un pattern di attività neurale in una rete, non solo può determinare l’attivazione di un’altra rete, ma può anche determinare il cambiamento, la plasticità. Se le cellule che processano gli eventi sensoriali possono essere soggette alla plasticità in conseguenza del tipo di attività che quegli eventi innestano nei sistemi sensoriali, allora perché le cellule che processano un pensiero non potrebbero modificare le connessioni delle cellule con cui sono in comunicazione? Ovviamente lo fanno, vediamo come questo avvenga. La corteccia è l’area cerebrale maggiormente sviluppata nell’uomo, correlata con le funzioni complesse riguardanti la memoria di lavoro, l’intenzionalità e la percezione del mondo. Da qui partono le connessioni rientranti in grado di controllare e gestire l’attività delle aree subcorticali. Il pensiero, quindi, attraverso la sua stessa attività, è in grado di retro-agire sul substrato neurale, modificando quelle stesse strutture da cui origina. In altre parole, il modo in cui pensiamo a noi stessi ha importanti influenze sul modo in cui siamo e su chi diventiamo. Studi hanno dimostrato inoltre che il cervello può produrre nuovi neuroni. Si definisce ciò neurogenesi. Si possono distinguere due tipi di neurogenesi: la neurogenesi durante lo sviluppo, che dà origine alle cellule nervose e gliali destinate a formare i tessuti del sistema nervoso, e la neurogenesi dell’adulto, il cui significato è legato alla plasticità funzionale di determinate aree cerebrali.
Viene poi da chiedersi come si faccia per trasformare l’apprendimento in esperienza?
L’apprendimento esperienziale è un’attività che ha le seguenti caratteristiche:
- Una combinazione di conoscenza ed esperienza – l’allievo deve capire la teoria e poi metterla in pratica.
- Ridotta valutazione esterna e più riflessione – l’istruttore è meno coinvolto e lo studente gioca un ruolo critico nel valutare se stesso.
- Le attività devono essere rilevanti – l’esperienza deve essere rilevante per il discente in modo che si senta motivato.
- Riflessione – gli studenti dovrebbero riflettere sul proprio apprendimento per fornire loro delle intuizioni personali.
- Vedere il quadro generale – l’apprendimento deve incoraggiare gli studenti a collegare il loro apprendimento al mondo – come è applicabile alla vita reale quello che stai imparando?
- Investimento emotivo – gli studenti devono volersi impegnare nell’esperienza e non solo farlo perché sentono di doverlo fare.
Come possiamo applicare questo modello alla nostra realtà? Un modello su tutti ha gettato le linee guida per l’applicazione quotidiana di questa teoria: il modello di Kolb (1984).
Il modello di apprendimento esperienziale di Kolb prevede un ciclo di apprendimento costituito da:
– Esperienza concreta – fare o avere una nuova esperienza.
– Osservazione riflessiva – rivedere e riflettere sulla nuova esperienza, concentrandosi su eventuali discrepanze tra l’esperienza e la comprensione.
– Concettualizzazione astratta – cosa ho appreso da questa esperienza? Pensare ai punti di miglioramento per la prossima esperienza.
– Sperimentazione attiva – pianificare o applicare l’apprendimento.
L’apprendimento esperienziale offre numerosi vantaggi nella formazione dei giovani. Vediamoli meglio:
– Maggiore coinvolgimento e motivazione: la partecipazione attiva in attività pratiche stimola l’interesse degli studenti e li motiva ad approfondire ulteriormente i concetti studiati.
– Migliore comprensione e applicazione dei concetti: le esperienze concrete consentono agli studenti di collegare la teoria alla pratica, facilitando la comprensione dei concetti e la loro applicazione in situazioni reali.
– Sviluppo di competenze trasversali: l’apprendimento esperienziale aiuta gli studenti a sviluppare abilità come il pensiero critico, la risoluzione dei problemi, la collaborazione, la creatività e la comunicazione, competenze fondamentali nel mondo del lavoro.
-Apprendimento personalizzato: le esperienze pratiche permettono agli studenti di apprendere al proprio ritmo, adattando il processo di apprendimento alle proprie esigenze e abilità.
– Promozione dell’autonomia e della responsabilità: gli studenti che apprendono attraverso l’esperienza diretta tendono a sviluppare un maggiore senso di responsabilità e autonomia, diventando protagonisti del proprio percorso formativo. E ciò ha un impatto significativo sul successo scolastico poiché stimola la motivazione, l’interesse e l’autostima degli studenti. Il coinvolgimento attivo e la riflessione sulle esperienze aiutano quindi a rafforzare l’autostima e la competenza, poiché gli studenti vedono con soddisfazione i risultati delle proprie azioni e apprendono a gestire gli insuccessi come opportunità di crescita. Questo approccio promuove inoltre anche la formazione di individui sicuri di sé, capaci di applicare ciò che hanno appreso in contesti reali e di proseguire il proprio percorso formativo con maggiore autonomia e determinazione.
Per sfruttare appieno i benefici dell’apprendimento esperienziale, gli educatori possono utilizzare diverse strategie e metodi:
-Progetti basati sull’apprendimento: gli studenti lavorano in gruppo o individualmente su progetti che richiedono l’applicazione diretta delle conoscenze acquisite e la risoluzione di problemi concreti. L’apprendistato è una forma di apprendimento esperienziale.
-Laboratori e workshop: gli studenti sperimentano, testano e creano attraverso laboratori e workshop pratici, mettendo in pratica le teorie e le conoscenze apprese.
-Stage e tirocini: gli studenti applicano le competenze e le conoscenze apprese in contesti lavorativi reali, acquisendo esperienza pratica e una visione diretta del mondo del lavoro.
– Simulazioni e giochi di ruolo: gli studenti imparano a gestire situazioni e problemi specifici attraverso la partecipazione a simulazioni e giochi di ruolo che riproducono contesti reali.
-Apprendimento basato sul servizio: gli studenti collaborano con organizzazioni locali o internazionali per svolgere attività di volontariato, sviluppando così competenze pratiche e sociali. Borse di studio, studiare all’estero, Service-learning sono forme di apprendimento esperienziale.
Appare fondamentale, adesso più che mai, riconoscere l’importanza di pedagogisti visionari come John Dewey e Maria Montessori nel contesto dell’istruzione contemporanea. Le loro riflessioni sull’apprendimento esperienziale e l’importanza di un’educazione equilibrata tra teoria e pratica offrono, ancora oggi, solide basi per affrontare le sfide del mondo moderno. Per far ciò, è necessario che le istituzioni educative lavorino in sinergia con i diversi attori del territorio, creando percorsi formativi che rispondano alle reali esigenze del mercato del lavoro e valorizzino le risorse locali al fine di avvicinare gli studenti al mondo del lavoro attraverso percorsi formativi più pratici e mirati.
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