L’Arte

Oggi 15 Aprile si celebra la Giornata Mondiale dell’Arte ossia qualsiasi forma di attività dell’uomo come riprova o esaltazione del suo talento inventivo e della sua capacità espressiva. Ma proviamo ad esaminare meglio qualche aspetto della stessa con qualche domanda per affinare e stimolare la nostra curiosità e comprensione nei confronti della “téchne” (Arte in greco da cui derivano i termini come “tecnica” o “tecnologia”). Cominciamo:
Un’opera d’arte deve essere spiegata per essere compresa oppure se ne coglie la “magia” semplicemente osservandola?
Esiste una cosa che si chiama contesto e che è imprescindibile da qualsiasi opera creata: letteraria, musicale, visiva, architettonica e così via.
Il contesto contribuisce alla messa a fuoco della localizzazione all’interno di uno spazio fisico e mentale preciso, ma a sua volta, l’opera è sempre nata all’interno e grazie ad un contesto specifico – collocato sia nella mente dell’artista che in un’epoca segnata da un evento storico o sociale. Dall’altra parte, il contesto di un’opera non può sempre essere intuibile per l’osservatore – è proprio il contesto a portare il significato principale dell’opera in questione, per cui si necessiterebbe di un chiarimento, di una enfatizzazione esterna e infatti – si necessiterebbe di una spiegazione.
I conoscitori, i critici, gli storici d’arte e gli artisti stessi, servono proprio a collocare, per lo spettatore, l’opera nel contesto in cui è nata e da cui questa dipende per la giusta comprensione da parte del pubblico.
Facciamo un esempio con un’opera Rinascimentale:
La Gioconda di Leonardo, 77 cm x 53 cm, 1503 – 1506, olio su tela, conservata nel Museo del Louvre di Parigi.
In molti si pongono domande che riguardano l’esecuzione e il significato di questo dipinto, come:
“Perché la Monna Lisa è così famosa?”
“Chi è la donna ritratta?”
“Perché la Monna Lisa non ha sopracciglia?”
Ora, risponderemo a queste domande, per dare un esempio dell’importanza del contesto di un’opera:
Le sopracciglia quasi invisibili di Lisa Gherardini – moglie di Francesco del Giocondo (influente mercante e uomo d’affari a Firenze nel ‘500, nonché amico di Leonardo) – sono dovute a una moda dell’epoca, in cui la donna doveva mostrare un viso pulito ed innocente, come quello di un bambino. Era la moda della Donna-Angelo, trasferita visivamente in un viso femminile dalle sembianze infantili, dal quale erano assenti le sopracciglia, per enfatizzare la grandezza degli occhi. L’opera non è mai stata considerata importante per Leonardo, in quanto non è stata il prodotto di una commissione importante, ma è nata dalla mera voglia dell’artista di fare un regalo al suo amico, ritraendone la moglie. Quest’opera, infatti, non è mai stata consegnata al suo recipiente originale, ma ha viaggiato in Francia, insieme a Leonardo, quando lui vi si trasferì per lavoro ed è rimasta con lui fino alla sua morte. La fama dell’opera è nata solo nel 1911, quando non ancora tanto conosciuta dal grande pubblico del Louvre, è stata rubata – creando a riguardo una bomba mediatica in tutto il mondo, fino al suo ritrovamento.
Ecco qui. Contestualizzando bene l’opera, abbiamo appreso il significato che essa si porta. Senza il suo contesto, la Monna Lisa è solo il ritratto ben eseguito di una donna rinascimentale.
Le opere d’arte devono e possono essere spiegate grazie al loro contesto, ma si possono ovviamente spiegare, anche riferendosi alle tecniche con cui l’opera viene creata. Le tecniche ed i mezzi fanno parte di un linguaggio molto complesso, ma pur sempre linguaggio – che può essere appreso ed esercitato. Proprio come ogni altra lingua.
Ora viene da chiedersi: L’arte possiede basi di scientificità? Esistono dei criteri scientifici nell’interpretazione di un’opera d’arte oppure ognuno può dire la sua?
Ovviamente, ognuno può dire la sua, ma un semplice commento personale, basato sul “Mi piace” o “Non mi piace” non avrà un valore oggettivo. Per esprimere una vera opinione o, prima ancora, per affinare la nostra sensibilità e renderci più ricettivi davanti a un’opera d’arte, è necessaria una certa preparazione, quindi letture specifiche, visite (guidate) ai musei e molta umiltà, perché non possiamo pretendere di capire un’opera se non conosciamo nulla dell’artista, della tecnica che ha usato e del contesto in cui l’ha eseguita.
La prima parte della domanda chiede se l’arte possegga delle basi di scientificità. Sicuramente un artista avrà seguito un percorso di formazione. Un tempo i giovani che dimostravano un talento naturale venivano mandati “a bottega” da un maestro, per imparare le varie tecniche pittoriche o scultoree e seguivano anni di apprendistato, per così dire. Quindi, possiamo dire che non ci si improvvisa pittori e scultori, ma nemmeno poeti, musicisti o architetti. Sono tutte arti che richiedono anni di studio e di preparazione.
Solo pochi, alla fine, eccelleranno e troveranno un modo personale e nuovo di esprimere la propria arte, magari andando contro tutte le regole accademiche che hanno imparato e creando un proprio stile.
Per rispondere alla seconda parte della domanda, possiamo dire che sì, esistono dei criteri per analizzare e interpretare un’opera d’arte. Nel caso della pittura, dopo aver stabilito chi è l’autore, occorre “tradurre il linguaggio visivo in linguaggio verbale, cioè bisogna descriverla a parole. Questo porta a prolungare il tempo di osservazione e a cogliere particolari che uno sguardo frettoloso non noterebbe.” Che tipo di opera è? Un tema religioso, un paesaggio, un ritratto… di cosa stiamo parlando?
Poi bisogna “individuare lo stile dell’artista per collocare l’opera nel giusto contesto temporale e geografico. La conoscenza della vita e della ricerca artistica dell’autore permettono di apprezzare la qualità dell’opera e capire la sua storia.”
A questo punto, osserviamo i colori, questo “affinerà il nostro sguardo “estetico”. I pittori non hanno utilizzato e riprodotto semplicemente i colori osservati nella realtà. Piuttosto, i grandi artisti, hanno creato un loro linguaggio cromatico che costituisce una precisa firma stilistica.”
Quale tecnica è stata usata? Affresco, tempera, pittura a olio, acquerello, carboncino ecc.
È importante anche determinare la fonte luminosa. Da quale punto proviene la luce? È naturale o artificiale? “Spesso la luce crea lo spazio nel quale si svolge la scena e mette in risalto le figure principali.”
Com’è l’architettura compositiva dell’opera? Quali sono le linee compositive e come sono disposte le figure nello spazio?
Quanto all’interpretazione dell’opera, sarà essenziale conoscere la vita e le vicissitudini dell’artista, l’ambiente familiare in cui è vissuto, la sua personalità, la filosofia di vita, i temi prevalenti nella sua arte, nonché il periodo storico e le influenze artistiche che ha fatto sue ed elaborate.
Credo che l’espressione artistica celata in un oggetto abbia un valore diverso per ogni osservatore. Spesso mi è successo di dare un significato diverso a un’opera rispetto a quello voluto dall’artista o dalla critica. Senza alcuna spiegazione un’opera appare quello che vogliamo che sia ma quando se ne scopre la natura e il contenuto voluto dall’artista ci stupisce, cambia valore ai nostri occhi e acquista maggior interesse. Può succedere anche l’esatto opposto. Resta poi il dubbio, a generare ancora più interesse e mistero. Il gap tra la nostra visione, quella dell’artista e la critica. A me piace pensare che sia più importante la molteplicità di significati che può generare all’infinito piuttosto che uno statico univoco.
Va precisato poi che è importante sia studiare un’opera per comprenderla ma anche farsi coinvolgere in modo immediato, perché l’arte si basa anche sull’emozione, che è una cosa personale. Molti però sostengono che lo scopo di un’opera d’arte non è quello di farci emozionare, ma quello di farci ragionare, l’emozione è solo una conseguenza. L’arte non è semplice capacità tecnica come non è semplice emozione. Arte è un processo creativo in grado di dare vita a opere che sono il frutto dell’ingegno umano e che contribuiscono alla crescita intellettuale di tutti gli uomini. L’obiettivo finale dell’arte è far ragionare. L’arte è innanzitutto conoscenza. L’artista interpreta la realtà, esprime un pensiero, contribuisce a formare una coscienza. La vera arte ci insegna ad avere idee proprie, a costruire un personale pensiero critico. L’arte è una grandissima fonte di emozione, ma è un’emozione che ha un forte legame con il pensiero. Come ha detto Robert R. Kiyosaki: “Bisogna usare le emozioni per pensare, non pensare spinti dalle emozioni.” Attraverso il filtro delle loro emozioni, quindi ciò che è arte per una persona, può non essere arte per un’altra.
Qual è dunque quella caratteristica unica e sopra le parti, intrinseca in ogni opera d’arte e che oggettivamente (per quanto possibile) può permetterci di goderne la grandezza indipendentemente dai nostri gusti, ricordi o sensazioni personali? Sicuramente il pensiero. Ricordiamo infatti che l’arte è il miglior mezzo di comunicazione: in quanto linguaggio, l’arte veicola e inventa significati, attraverso uno specifico mezzo (pittura, scrittura, musica) che può essere particolarmente adatto per un tipo determinato di comunicazione.
Inoltre non si può raggiungere conoscenza senza attraversare l’immaginazione, senza la capacità d’inventare, di usare la fantasia; senza esercitare il pensiero creativo: l’ideare elementi che consentono l’accesso alla conoscenza della realtà. L’immaginazione come pensiero euristico e artistico è punto di intersezione tra arte e conoscenza. L’atteggiamento euristico abbraccia sia il mondo esterno che interno all’uomo, è il reale promotore della scienza e dell’introspezione. Cosa accade nel poeta o nell’artista nel momento in cui si sente spinto a creare? Arieti parla di creatività come Sintesi magica. Ma sintesi di cosa? Il segreto della creazione estetica non consiste solo nella capacità di trasformare i propri sentimenti, ma di far combaciare più elementi, che investono anche l’aspetto più razionale del pensiero. L’immaginazione può essere intesa, oltre che come modalità conoscitiva (logica e/o estetica), come facoltà autopoietica, strumento di trasformazione (guaritiva e/o autorealizzante).
Di fronte all’opera d’Arte l’integrazione di spirito e corpo è particolarmente evidente nel processo creativo. L’artista ritrova sotto il sapere oggettivo e logocentrico una realtà più profonda fatta di sensazioni, vissuti, immagini, emozioni, tremori; ritrova prima di tutto il contatto col proprio corpo. È attraverso il vissuto corporeo che noi possiamo interrogare noi stessi. Qui le sensazioni corporee stanno al centro dell’attenzione, e il corpo non sta in secondo piano, ma è il luogo dove le immagini, i ricordi, i desideri, le emozioni, le parole, “prendono corpo”. Il corpo è fonte di esperienza e conoscenza. L’ascolto delle proprie sensazioni è esperienza che conduce ad una maggiore consapevolezza della vasta gamma di vissuti che emergono alla nostra attenzione.
Cosa accade nello spettatore posto di fronte ad un’opera d’arte? Si possono avere fondamentalmente due tipi di reazione: una è quella di una vera e propria ricreazione estetica basata sull’empatia e la partecipazione, l’altra è una ricezione intellettualizzata che non integra la risposta emotiva. La reazione emotiva è legata al concetto di empatia, che possiamo definire come un atto di partecipazione affettiva in cui c’è una “immedesimazione” con una persona, un oggetto (artistico), una situazione, il che comporta una capacità di imitazione interna.
Un altro concetto nello studio degli effetti dell’Arte è la catarsi (dal greco): purificazione. È stato utilizzato da Aristotele per designare l’effetto provocato nello spettatore dalla tragedia: «Tragedia è mimesi di un’azione seria e compiuta in se stessa la quale, mediante una serie di casi che suscitano pietà e terrore, ha per effetto di sollevare e purificare l’animo da siffatte passioni» (Aristotele, Poetica, 1992). Tutt’oggi è aperto un dibattito interpretativo, alcuni hanno ritenuto che Aristotele parlasse di purificazione delle passioni in senso etico come se l’arte “sublimasse” le passioni. Altri, invece, hanno inteso la catarsi nel senso di liberazione psicologica temporanea dalle passioni.
Concludiamo questo breve excursus sull’Arte ricordando infine che le Arti sono riflessioni sia nel senso che riflettono la realtà sia nel senso che permettono e favoriscono la riflessione come abbiamo visto. Ma accade oggi che si fugga dalla riflessione e si vogliano solo emozioni forti. Anche se sembra il contrario, questo è il segno di un declino e di un ottundimento della sensibilità. Si crede di essere più sensibili e soltanto sensibili, mentre in realtà lo si è meno. Si vuole un’arte che enfatizzi, che acuisca la finta esperienza fisica di ciò di cui non abbiamo esperienza. Ma questo, credo, è la morte sia dell’opera d’arte che dell’immaginazione del pubblico.
È importante quindi notare che le arti, ognuna e nel loro insieme, possono essere interpretate come un sintomo o una serie di sintomi che rimandano alle condizioni di una società, a una situazione collettiva e alle caratteristiche di un’epoca. È la ragione per la quale la critica, sia letteraria che artistica, cinematografica o musicale è particolarmente interessante quando analizza forme e contenuti estetici in chiave non puramente tecnica ma anche sociologica, psicologica, morale e politica. Alla luce di queste riflessioni diventa fondamentale il valore dell’Arte nelle nostre società e l’urgente necessità di un’Arte capace di recuperare la missione del servizio, di un’arte che sappia tessere le relazioni tra le persone e sappia ritrovare la bellezza come una realtà penetrata dall’amore.
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