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Marino: Concerto per la Palestina, sabato 6 luglio

Marino: Concerto per la Palestina, sabato 6 luglio
Luglio 05
08:25 2025

Concerto di Enrico Capuano, Claudia Angelucci, Emancipoo

Iniziativa per le spese legali di Anan, Ali e Mansour

Sabato 5 luglio dalle ore 19- inizio concerto ore 21

CSOA Ipò – Via del Giardino Vecchio, 1- Marino

Dal 7 ottobre 2023 ad oggi, lo Stato israeliano ha assassinato almeno 60mila persone a Gaza; ha reso più crudele l’oppressione in Cisgiordania; ha invaso il Libano e la Siria ; ha colpito in Yemen e ha scatenato una guerra di aggressione contro l’Iran.

Il genocidio a cui stiamo assistendo ha però radici molto più profonde. Il colonialismo d’insediamento sionista persegue, da circa un secolo, la sottomissione e l’espulsione della popolazione locale.

La progettata deportazione degli abitanti di Gaza non è che l’ultimo atto di un processo avviato con la Dichiarazione Balfour nel 1917, la spartizione dell’Asia occidentale tra le potenze europee successiva alla Prima Guerra Mondiale e la *fondazione di Israele* nel *1948* .

Lo Stato sionista si è configurato, fin da allora, come l’avamposto dell’imperialismo atlantico nella vasta area che va dal Mar Mediterraneo ai territori centroasiatici. Il sostegno dei paesi occidentali alle politiche israeliane non è dunque dovuto a mero servilismo, ma alla difesa degli interessi materiali del complesso militare-industriale e del grande capitale statunitense ed europeo.

Nonostante decenni di massacri, i palestinesi e le palestinesi continuano a resistere contro il colonialismo. Dopo il 7 ottobre, in solidarietà con la loro lotta, è nata una grande mobilitazione internazionale per richiedere la fine del genocidio e la decolonizzazione della Palestina.

Il genocidio in corso non rappresenta soltanto un problema umanitario, che può indignarci senza toccarci da vicino. Al contrario, costituisce una gigantesca questione politica che ci coinvolge in prima persona, perché lo Stato italiano (a livello politico, economico e militare) è legato a doppio filo a quello sionista.

L’esempio più lampante della complicità italiana con Israele è costituito dal vergognoso procedimento giudiziario che ha colpito tre lavoratori palestinesi residenti in Abruzzo.

Anan Yaaesh è stato arrestato, su richiesta israeliana, nel gennaio 2024. La Corte d’appello dell’Aquila ha negato la sua estradizione verso Israele, citando il rischio di trattamenti inumani e degradanti in cui sarebbe incorso una volta rinchiuso nelle carceri sioniste, eppure Anan non è stato liberato.

Inoltre, nel marzo 2024, è stato disposto l’arresto di altri 2 palestinesi, Ali Irar e Mansour Doghmosh. Sebbene siano stati successivamente scarcerati per assenza di prove “gravi e circostanziate”, i due sono stati comunque rinviati a giudizio, insieme ad Anan, in un processo iniziato nello scorso aprile e che dovrebbe concludersi il 10 luglio 2025.

L’unico motivo per il quale Anan, Ali e Mansour sono sotto processo risiede nel fatto che Anan, quando abitava in Palestina, ha partecipato alla lotta anticoloniale. La loro vicenda giudiziaria rappresenta quindi un pericoloso precedente volto a negare la legittimità della resistenza all’occupazione, che è viceversa sancita anche dalla Convenzione di Ginevra e da numerose risoluzioni ONU, come la 2625 del 1970* e la *37/43 del 1982.

Dobbiamo respingere questo ignobile tentativo di criminalizzazione della lotta di liberazione palestinese, partecipando alle iniziative che si terranno a L’Aquila per richiedere la loro liberazione e cercando di contribuire alle cospicue spese legali del loro processo.

LA RESISTENZA NON SI PROCESSA

PIENA LIBERTÀ PER ANAN, ALI E MANSOUR

 

 

 

 

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