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ARCHITETTURA
L'Italia del terzo Millennio: utopia o realtà?
Ci auguriamo che i progetti proposti siano presto operativi e non
rimangano mere utopie di menti supreme, affinché l'Italia possa degnamente
affacciarsi in Europa, sfruttando quelle che sono le sue risorse principali.
Il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri Walter Veltroni è
intervenuto il 25 maggio presso l'Aula Convegni del Consiglio Nazionale delle Ricerche, al
Simposio Internazionale "Il progetto di Architettura". Il suo discorso, in
apertura dei lavori, è apparso significativo di una volontà di cooperazione da parte del
Governo, affinché si possa avviare una strada di risoluzione delle questioni più spinose
che riguardano la vivibilità dei centri abitati, in considerazione anche dell'ormai
prossimo Giubileo. Non sono inoltre mancate critiche nei confronti della leggerezza con la
quale l'Italia ha affrontato i problemi della cultura e in particolare dell'architettura:
"Lo Stato italiano ha mostrato una disattenzione che è purtroppo visibile nel
paesaggio del nostro paese".
Questo Convegno ha rappresentato la continuità di un dialogo, apertosi durante un
precedente incontro che il Vicepresidente del Consiglio ha avuto presso il Ministero dei
Beni Culturali con un gruppo di architetti e rappresentanti della comunità
dell'architettura romana. Insieme hanno avviato un progetto di lavoro comune, che intende
andare incontro ad una serie di questioni irrisolte, derivate da "decenni di incuria
architettonica e pochezza culturale", nonché da una "confusione amministrativa
e da conflitti tra poteri e istituzioni della Repubblica". Il Ministro ha
sottolineato la possibilità, oggi, di ribaltare i tradizionali problemi italiani,
attraverso una nuova consapevolezza nelle politiche del territorio e una più efficace
organizzazione delle amministrazioni centrali e locali per il loro perseguimento. "È
chiaramente aperta una fase di riforme e di riassetto, una fase in cui abbiamo la
possibilità di costruire nuove soluzioni, di ribaltare in modo permanente e strutturale,
non dipendente dall'abilità e dalla bravura dei singoli ministri, dalla natura dei
programmi e delle coalizioni di Governo o dalle loro sensibilità specifiche".
I fondamenti di questo processo di valorizzazione delle nostre città sono il rilancio di
una buona architettura, il bisogno di un nuovo rapporto tra la tutela del patrimonio
culturale e le forme di conoscenza contemporanea. "Sappiamo tutti che la sfida è
impegnativa, è una sfida alta" ed è una sfida che nel nostro paese assume un
carattere peculiare, considerando che il paesaggio italiano è di per sé storia, che il
patrimonio culturale è una componente fondamentale della nostra identità.
"Un'identità _ osserva Veltroni _ che abbiamo vissuto quasi sempre in modo
individuale, ribaltando la convinzione di Cavour, da italiani senza Italia". Appare
necessario dunque farsi identità collettiva, per superare le antiche debolezze e per
procedere alla costruzione di un assetto istituzionale e politico moderno. Creare
un'Italia nel nuovo e più avanzato quadro europeo, questa l'esortazione che il
Vicepresidente del Consiglio ha rivolto con toni di speranza ed ottimismo agli addetti ai
lavori. L'Italia ha dunque il compito di imporre e di affermare una sua specificità nel
panorama più generale della mondializzazione della cultura e dell'informazione, e degli
scambi. "La dimensione della nostra sfida è questa", commenta Veltroni,
osservando tuttavia che in questo programma non sono coinvolte solo le autorità del
Governo; è necessario che il modo della cultura, della progettazione, dell'architettura e
dell'urbanistica partecipi attivamente ai processi di riforma in atto, "innovando gli
schemi di azione, adeguando le sue elaborazioni superando antichi steccati e
suddivisioni".
Un'altra questione importante sollevata dal Ministro è stato il rapporto conflittuale tra
la bellezza dell'architettura storica e le costruzioni moderne. È certamente vero che
quanto è stato costruito in passato costituisce la ricchezza del nostro paese, ma è
giusto pensare che la capacità creativa della nostra comunità e dei nostri architetti,
che tanto hanno dato al mondo nel corso dei secoli passati, sia esaurita? Forse la nostra
epoca segna davvero la cesura tra una stagione passata, caratterizzata dall'invenzione,
dalla produzione di armonia e la condizione odierna di incapacità espressiva? L'uomo oggi
può costruire solo periferie segnate dalla bruttezza, dalla volgarità,
dall'aggressività? L'antico può essere difeso migliorando le qualità del nuovo o chi ha
a cuore la conservazione dell'antico e del paesaggio deve confinarsi all'interno di un
conservatorismo esclusivo e oltranzista? "La questione _ ha spiegato Veltroni _ è
che oggi in Italia quasi tutte le regole di consuetudine in vigore contribuiscono a
moltiplicare l'architettura contemporanea, abbassando la qualità; manca un'attività di
tutela di tipo puntuale che interagisca a monte nelle decisioni di uso del territorio; vi
è una carenza di studi e di investimenti di ricerca sul paesaggio e sulla progettazione
paesaggistica; non sempre è raggiunto con modalità soddisfacenti l'equilibrio fra
l'obiettivo di minimilizzazione dei costi e il miglioramento della qualità del
costruito". Le attuali energie dovranno dunque esprimersi nella loro forma migliore,
affinché il nuovo possa dialogare intelligentemente con l'antico, con la cultura, con il
paesaggio, con i bisogni degli individui e delle collettività, e sia possibile realizzare
una convivenza più armoniosa fra l'antico da difendere e i nuovi insediamenti da creare.
Il progetto si preoccuperà della tutela dei monumenti e dei centri storici, all'interno
di una accentuazione della loro valorizzazione e del loro godimento. Una difesa del
paesaggio che operi interventi necessari, in grado di migliorare la qualità
dell'ambiente, sottraendola al degrado, che metta in cima alla lista delle priorità la
riqualificazione e il miglioramento delle periferie che avvolgono i nostri splendidi
centri storici.
Per realizzare questi obiettivi, la strada proposta è quella di gettare un ponte tra la
difesa dell'architettura antica e la promozione dell'architettura contemporanea di
qualità. "Due funzioni che hanno molto in comune e che possono meglio interagire se
a ciascuna corrisponde un centro amministrativo di elevata competenza tecnico
scientifica". Dunque maggiore libertà di azione alle autonomie locali, che
mantengano tuttavia una visione unitaria a livello nazionale. Da qui nasce la proposta di
Veltroni di attivare all'interno del nuovo Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
che sta per essere costituito, una serie di azioni che abbiano come scopo il
ricongiungimento metodologico e operativo tra i due momenti dell'antico e del moderno di
qualità. Intorno a questa idea il Governo sta lavorando da alcuni mesi, identificando
strumenti e interventi possibili, verificandone la fattibilità tecnica, giuridica,
amministrativa, suscitando un dibattito interno e chiedendo alla Comunità Scientifica un
concreto apporto di idee, di ipotesi e di suggerimenti. Una domanda che anche questo
Convegno potrà contribuire a soddisfare.
Un'altra idea è l'istituzione di una struttura centrale all'interno del nuovo Ministero,
dedicata alle funzioni di concorso, di azione e di progettazione di un'architettura di
qualità, che si muova in cooperazione con la corrispondente struttura per la tutela del
paesaggio e del patrimonio architettonico, e in collegamento con gli Enti locali, a
sostegno delle politiche di valorizzazione architettonica e urbanistica degli spazi
antropizzati, in relazione al loro interesse storico, estetico e culturale. Ad essa si
aggiunge l'idea di concedere nuovi sistemi di incentivi, di premi, di azioni di sostegno e
di assistenza tecnica alle pubbliche amministrazioni e ai privati, per la promozione del
progetto architettonico, urbanistico e paesaggistico. Un progetto di legge prevede anche
la costituzione di un Museo Nazionale dell'Architettura in Italia, realizzabile attraverso
gli stanziamenti aggiuntivi a favore del Ministero, deliberati dalla legge finanziaria del
'91.
Al Museo dovrà essere collegata una rete periferica di musei di architettura, istituiti e
promossi da una pluralità di soggetti e di organismi. A questo proposito si sta operando
in via diretta, attraverso alcuni interventi esemplari, come il concorso di architettura,
che sarà presto imbandito, per la ristrutturazione della Caserma di Via Guido Reni, da
destinare al nuovo polo dell'Arte e dell'Architettura contemporanea.
Altre interessanti proposte sono: la riflessione sui meccanismi per favorire la crescita
formativa e culturale delle giovani generazioni di progettisti; il lavoro su un immenso
patrimonio, anch'esso andato finora disperso per la disattenzione, costituito dagli
archivi degli architetti italiani; la prima Conferenza Nazionale del paesaggio, che
propone una riflessione per il rilancio e la pianificazione territoriale paesaggistica,
superando la logica di contrapposizione, di separazione di competenze fra Stato ed Enti
locali e regionali, con l'obiettivo di costituire sedi di concertazione in cui far
crescere una progettualità nuova, che metta insieme le diverse Istituzioni in uno sforzo
cooperativo.
Saranno inoltre presto varate le nuove Commissioni regionali per i Beni Culturali, che
dovranno diventare la sede permanente del confronto e dell'azione cooperativa fra Stato e
autonomie locali, anche nel campo del paesaggio e del territorio.
Il Governo appare dunque intenzionato a reagire di fronte agli scarsi interventi sul
territorio che negli ultimi vent'anni hanno caratterizzato il nostro paese, in un'epoca in
cui altrove sono state costruite periferie importanti, belle o brutte, sono state compiute
soluzioni architettoniche di rilievo, si è intervenuto sui centri storici, talvolta in
maniera radicale, come a Parigi.
Ci auguriamo che tali progetti siano presto operativi e non rimangano mere utopie di menti
supreme, affinché l'Italia possa degnamente affacciarsi in Europa, sfruttando quelle che
sono le sue risorse principali.
Francesca Vannucchi
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