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MEDICINA
AIDS: la terapia ricomincia da due
L'annuncio in una conferenza stampa a RomaAids. Inutili gli
allarmismi: la terapia funziona.
Aiuti, Moroni e Danziani denunciano:"Basta minare la fiducia dei
malati verso la cura"
Una buona notizia per i pazienti:
adesso basta prendere i farmaci due volte al giorno.
Roma 24 giugno.
AIDS, finalmente una buona notizia. Anzi due. Non è vero che la nuova
terapia che va sotto il nome di triplice e che utilizza più farmaci in combinazione stia
creando una resistenza da parte del virus HIV. Due studi italiani _uno coordinato dal
professore Fernando Aiuti a Roma e uno dal professore Mauro Moroni a Milano- dimostrano
che con la nuova terapia diminuiscono sensibilmente i decessi e si prolunga decisamente il
tempo di insorgenza della malattia nella forma conclamata. La seconda notizia è che è
finalmente finita quella che veniva definita "l'odissea del paziente" che era
obbligato ad assumere vari farmaci in diverse ore della giornata, quasi una terapia non
stop. Adesso uno studio della Merck Sharp & Dohme ha evidenziato che gli stessi
effetti terapeutici si ottengono prendendo le medicine una volta al mattino e una seconda
volta la sera. In questo modo non solo si riduce drasticamente il numero delle assunzioni
ma si evita al paziente di prendere farmaci in ufficio, in mensa o al ristorante con il
rischio di rivelare il proprio stato di sieropositività o di malattia conclamata,
situazioni che sovente portano all'emarginazione se non addirittura al licenziamento.
Questi due annunci che aprono alla speranza in un momento in cui sull'AIDS si stavano
addensando nubi molto nere e che stavano facendo ripiombare i malati nella disperazione,
sono stati dati in una conferenza stampa a Roma dai professori Fernando Aiuti e Ferdinando
Dianzani dell'Università "La Sapienza" di Roma e Mauro Moroni dell'Università
di Milano. Nel corso della conferenza stampa sono state commentate le cifre diffuse dal
Centro Operativo AIDS (COA) _è l'ultimo rapporto disponibile e fotografa la situazione al
31 marzo- che dimostrano il crescente calo di nuovi casi di AIDS negli adulti e in modo
veramente sorprendente nei bambini. Per quanto riguarda i casi pediatrici nel primo
trimestre di quest'anno si sono avuti solo due casi: uno in Emilia Romagna e uno in
Sicilia. Sono state commentate, inoltre, le cifre riguardanti la situazione italiana
provincia per provincia.
Ecco in dettaglio gli interventi.
Fernando Aiuti
A Roma la "triplice" funziona molto bene. Ho letto nei giorni scorsi
servizi giornalistici nei quali si afferma che la triplice terapia antiretrovirale sta
compiendo passi indietro perché il virus Hiv rivela una resistenza, che peraltro è
prevedibile ma non certo in tempi così brevi ed in modo così massiccio. Le notizie
provengono dagli Stati Uniti e dall'Italia. Sono rimasto sorpreso perché i dati che ho
letto non coincidono con quellidel Centro che dirigo all'Università di Roma "La
Sapienza", anzi sono in totale contraddizione. I dati in mio possesso dicono che la
situazione lascia intravedere un ottimismo anche se pacato e che va preso con prudenza,
come sempre deve avvenire in medicina. Questo non vuol dire che il virus Hiv non mostri
una certa resistenza ma questa rientra nelle previsioni.
Ed ecco i dati aggiornati a pochi giorni fa. Sono in terapia antiretrovirale nel Centro
che dirigo 726 pazienti residenti nel Centro-Sud, di cui 478 seguono la triplice terapia
da oltre 18 mesi; novanta di questi pazienti sono in terapia da più di due anni, undici
l'anno dovuta interrompere per intolleranza e dieci sono morti. Quindi, il drop-out per
intolleranza è del 2,6% e non del 20% come riportato dai giornali.
In sintesi, credo che si sia fatto dell'allarmismo che ha preoccupato i malati i quali,
davanti a queste notizie, sono spinti ad interrompere la cura.
Mauro Moroni
Una nuova ricerca che toglie i dubbi
Una dimostrazione della validità della triplice terapia antiretrovirale viene da uno
studio dell'Istituto Malattie Infettive e Tropicali dell'Università di Milano, ospedale
"L. Sacco" e del CNR-ITBA, Milano. Questo studio è stato condotto per
verificare se si siano modificati morbilità, mortalità e costi sanitari dell'infezione
da Hiv e dell'Aids conclamata in seguito all'introduzione di regimi di terapia
antiretrovirale più aggressivi. Ebbene, questo studio ha dimostrato, prendendo in esame i
dati dal gennaio 1994-dicembre 1997, che negli ultimi quattro anni si è verificata una
modesta riduzione del numero di degenze, con riduzione del tempo di degenza, un incremento
marcato del numero di visite ambulatoriali, un progressivo incremento dei pazienti in
terapia antiretrovirale con due o tre farmaci, con conseguente aumento della spesa per
antiretrovirali.
La frequenza di nuovi casi con Aids conclamata ed il numero di decessi sono diminuiti.
Tutte le modificazioni delle variabili considerate sono particolarmente evidenti fra i
pazienti seguiti nel 1997 rispetto a quelli seguiti negli anni precedenti.
Ferdinando Dianzani
Di rigore il rispetto di dosaggi e ritmi
Nella terapia dell'infezione da Hiv l'introduzione degli inibitori delle proteasi ha
inciso profondamente nella storia naturale dell'infezione, con drastiche riduzioni della
mortalità e dei ricoveri. Questi successi sono dovuti a due delle caratteristiche
farmacologiche di questi farmaci e cioè la notevole potenza antivirale e l'azione su una
fase della replicazione virale successiva a quella interessata dagli inibitori della
trascrittasi inversa. Ne consegue che l'impiego dei due tipi di farmaci ottiene un effetto
sinergistico che si manifesta con un'inibizione della replicazione virale mai osservata in
precedenza. Anche gli inibitori della proteasi non sono esenti, tuttavia, dal fenomeno
della farmacoresistenza, insito in ogni farmaco antimicrobico sufficientemente selettivo.
Ciò è dovuto al fatto che nel corso della sua replicazione il virus genera numerosi
mutanti che, pur rappresentando una minoranza rispetto alla popolazione virale di
partenza, possono essere avvantaggiati in particolari condizioni. Nel caso di
mutanti-resistenti, e cioè capaci di sfuggire all'azione inibitoria del farmaco, le
condizioni ottimali per la loro selezione consistono proprio nella presenza del farmaco
che inibisce completamente la popolazione "selvaggia" sensibile lasciando via
libera ai virioni esistenti.
Ne consegue che la velocità di comparsa di una popolazione virale resistente dipende da
due fattori principali e cioè la frequenza di mutazione e la pressione di selezione. La
prima, nel caso degli inibitori della proteasi, è relativamente bassa, dato che per avere
mutamenti pienamente resistenti sono necessarie cinque mutazioni indipendenti. La seconda
dipende entro certi termini dalla concentrazione ematica del farmaco che deve essere
sempre al di sopra di certi valori, al di sotto dei quali l'inibizione è sub ottimale e
la selezione fortemente facilitata. E' ovvio che il mantenimento delle concentrazioni
ottimali di farmaco richiede la scrupolosa osservanza da parte dei pazienti dei dosaggi e
dei ritmi di somministrazione prescritti.
Anche se studi specifici in questo senso non sono stati ancora completati, esistono valide
indicazioni che l'incidenza di fallimenti terapeutici osservati sul campo in misura
superiore a quella registrata nel corso degli studi controllati sia da attribuire in gran
parte alla mancata adesione di molti pazienti al regime terapeutico. E' questo un aspetto
di fondamentale importanza che merita impegno sia sul piano della Ricerca che su quello
dell'informazione. Aids.
Ogni minuto nel mondo si infettano cinque giovani.
Il grido d'allarme viene dall'UNAIDS, l'organismo delle Nazioni Unite impegnato nella
lotta all'Hiv. La geografia e le cifre del virus dall'inizio dell'epidemia ad oggi in
tutti i Paesi del mondo.
Il panorama mondiale della diffusione del virus fornito dall'UNAIDS è drammatico. Le
cifre parlano chiaro. Si stima che dall'inizio dell'epidemia ad oggi (i dati si
riferiscono al 31 dicembre 1997) il numero degli adulti e dei bambini che vivono con il
virus HIV/AIDS sia:
America del Nord: 860.000
Caraibi: 310.000
America Latina: 1.300.000
Europa occidentale: 530.000
Africa del Nord, Centrale e Medioriente: 210.000
Africa subsahariana: 20.800.000
Europa centrale, dell'Est e Asia centrale: 150.000
Asia orientale e Pacifico: 440.000
Asia meridionale e Sud-est asiatico: 6.000.000
Australia e Nuova Zelanda: 12.000
Totale 30.600.000
L'UNAIDS ha stimato, inoltre, che dall'inizio dell'epidemia alla fine
del 1997 i morti, tra gli adulti e i bambini, per HIV/AIDS sono stati in totale 11 milioni
e 700 mila nel mondo. E, in particolare:
America del Nord: 420.000
Caraibi: 110.000
America Latina: 470.000
Europa occidentale: 190.000
Africa del Nord, Centrale e Medioriente: 42.000
Africa subsahariana: 9.700.000
Europa centrale, dell'Est e Asia centrale: 4.500
Asia orientale e Pacifico: 12.000
Asia meridionale e Sud-est asiatico: 740.000
Australia e Nuova Zelanda: 7.100
Totale 11.700.000
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