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anno VIII n. 9 - settembre 1999

  

 NOTARELLE DI NOTE

Cicerone e Clinton: il latino-americano

La battuta scema del titolo serve solo per attirare l’attenzione; però si può scommettere che i giovani, anziché studiare separatamente il latino e l’inglese,Ricky Martin preferiscono applicarsi al latino americano. Il quale è come lo zombi: a volte ritorna. La musica leggera è come la moda e la storia: ha i suoi corsi e ricorsi. E poiché la musica sudamericana è molto valida, al suo ricompa- rire riscuote sempre grande successo.
Valida perché? Perché è molto ben carrozzata in tutte e tre le dimensioni musicali: melodia, armonia e ritmo. Temi indimenticabili («Ipane- ma», «Desafinado», «Brazil») sono accompagnati da pro- gressioni armoniche di tutto rispetto (esplorate da Piazzol- la fino alla dodecafonia). Non parliamo poi del ritmo! I brasiliani, per esempio, hanno una serie variegata di strumenti a percussione per accompagnare il loro samba: gli stick, due legnetti cilindrici da percuotere l’uno contro l’altro con suono acuto e secco; il reco-reco, trenta centimetri di grossa canna di bambù su cui sono intagliate scanalature brevemente distanziate (raschiando la canna con un pettine di legno si ottiene un suono gracchiante). La cabaça è una zucca essiccata e vuotata, circondata da un reticolo di biglie. Le maracas, sfere cave con manico, contengono riso, la cuica, simile alla caccavella napoletana, emette un suono lamentoso come il verso dell’uccello omonimo. I timbales, tamburi metallici, si contrappuntano con le tumbe o congas, coppie di tamburi fusiformi in legno, costruiti come barili. E via, tutti insieme appassionatamente per ritmare esotiche sonorità.
La risposta italiana a simili ritmiche può venire solo da Napoli, a suon di caccavelle, putipù e sceta-vajasse. Si precisa che tale ultimo strumento è composto da tre asticelle di legno, una fissa al centro e due mobili ai lati: le laterali, guarnite di piattini e campanelli metallici si fanno urtare contro la centrale, producendo un colpo schioccante: l’ideale, secondo il fantasioso Pulcinella, per «scetare le vajasse», ovverosia: svegliare le prostitute di basso bordo. Si ipotizza evidentemente uno scenario notturno in cui uno scugnizzo, armato del suddetto strumento, si avvicina a una attempata lucciola assopitasi sotto il lampione per vana attesa di clienti, e la sveglia di soprassalto con una secca percussione, beccandosi in cambio coloriti commenti su maternità e defunti! I giovani di ogni epoca amano la musica latino-americana in quanto l’avvertono in sintonia con la loro età: ne amano il ritmo, i passi di danza fantasiosi e gioiosi, l’istintività e l’emotività. E nei vari periodi trascorsi il latino-americano ha avuto ambasciatori differenti per far sognare le coeve generazioni. Carmen Miranda, col copricapo di frutta, i tre caballeros disneyani, Cugat con la conturbante Abbe Lane, Belafonte, Chakachas, Perez Prado, e poi Carlos Santana. Ieri colleghiale, lambade, macarene. Oggi, cosa passa il convento? Ricky. Quando un giovane viene ascoltato da un anziano, subisce un esame più severo, poiché viene confrontato con altri presenti nella memoria. Ma ho visto un video del Martin e mi è piaciuto. Ha una voce incisiva e pastosa, ha presenza scenica, balla «da dentro», cioè non mima passi imparati, ma li inventa, guidato da quella cosa misteriosa che si chiama musicalità e che suggerisce la «cosa giusta» da fare, da cantare, da ballare. La ritmica della sua orchestra è irrobustita dalle note basse della chitarra elettrica Fender, il che garantisce una iniezione di rock. Il ragazzo ha temperamento e adrenalina e piace ai coetanei che affollano i suoi concerti. Quando con qualche capello bianco guarderanno teneramente la stagionata compagna, ripenseranno a quando vivevano «la vida loca». Il muriatico D’Agostino ha definito il nostro uno «Zero» e lo ha chiamato «Rickione». Questi ultimi sono fatti suoi. Mi rendo comunque conto che il critico, nell’esprimere il suo giudizio, pensasse, non dico a Piazzolla, ma a Gilberto o Buarque. Certo come caratura assoluta il nostro è tutt’altro che un fuoriclasse, e i suoi motivetti sono commerciali: prodotti confezionati per essere venduti in quantità industriale, il contrario di ciò che facevano Battisti o De André, sempre impegnati a creare un nuovo capo1avoro all’altezza dei precedenti. Chi, con paragone calcistico, ha visto indossare da Maradona la maglia n. 10 del Napoli, come può giudicarne l’attuale erede? Ma tant’è: oggi la scena è di Martin, e pare che Berlusconi, per celebrare la vittoria a Bologna, gli abbia commissionato il CD Livin’ the Guazzaloca.
Francesco Barbone

 

  
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