L'ANGOLO DELLA POESIA
Il sogno
Come un lenzuolo si contorce
si avvolge, si stende per coprire
trame e tessuti doscurità
nel tramestio della memoria, travaglio del segno,
trasferimento e travestimento di tempo e luogo,
uno sguardo che accarezza il fiume di Eraclito
e che lambisce la sfera dellente parmenideo
Come un lenzuolo raccoglie
le spoglie della nostra catastrofe
sfuggite alla feroce chiarezza
di una sconfitta quotidiana
Mentre le pagine ospitano le parole
pellegrini assetati,
che fuggono nel cuore della notte,
vagabondi di mestiere
che masticano suoni
e calpestando piste polverose,
seminano passi nella terra.
Lorenzo Pompeo
Le maschere della diffidenza
Dalle grondaie del cielo
cadono
lacrime antiche di novità.
Gettati su fogli sparsi
tratti di matita
sconnessi lampi
in un bianco eternamente rinnovabile.
Nudi vaghiamo per il mondo
pronti a darci sferzate;
ganci mai presi
nascosti nelle mani
con i pugni stretti.
Imbrattati di cicatrici noi,
allenate ormai
a guarire in fretta
per frugarci nei pantaloni dellanima
senza lasciare traccia di sporco
sotto le unghie affilate
ci graffiamo
con lame smerigliate
da una superficialità studiata
dietro le quinte delle delusioni.
E andiamo
demoni a frotte
incappucciati di diffidenza.
Andiamo.
Mentre il tempo trascina le stagioni
e ancora le trascina
e ancora trascina un susseguirsi
illimitato di stagioni.
Cosa mi lasci in mano?
Una pistola di zucchero
senza pietà,
una vena che,
spegnendo il rombo del silenzio,
mi pulsa sul collo
al ritmo delle campane a morto.
Micaela Rizzo
Malato
Come oso
chiamare apparenza
la palude melmosa
dellangoscia esistenziale
che sembra alimentata
da una sorgente di fango
intrinseca al mio essere?
Come mi permetto di credere
che quella massa fangosa
nasconde in realtà sorgente
cristallina e pura di vita?
Eppure sono oramai
malato incurabile
di tale speranza.
Paolo Cappai
Il dubbio e lepilogo
Versarti in Lei come si versa
lolio
dal fine becco nella conca calda.
Non spada o lancia né cuneo
a spaccarla,
legno giovane che piange,
sfrigola ad essere bruciato.
Sesso «nonamore» in cui si perde
amore,
non cè tregua (o cenere) al mio ardere,
bruciando in canti duccello, fenice
che
rinasce.
Dubito che lamore poesia si faccia
nella fede incrollabile di Poesia
come amore
Lamore manca,
la mia presenza è incontestabile.
Maria Grazia Lenisa
Tragifalsetto
Ed ecco, vengono, ma come dacqua
come di neve sembrano. Come di luna.
Vengono come dun dolore nuovo,
come di nebbia appena, di bioccoluta
avena (nei fiati, nei fiati!) di vecchi ostinati
(piegati piagati) presso le mangiatoie e larmento,
il butterato volto tutto uno scempio di gioie
o di pene (chi sa più dirlo?), di staccate catene
ai polsi (oh antiche mie noie
) rifarsi,
rinnovellandoci sempre, ancora attendendo
più poco quel meno picciolo gioco chè nostro.
Dove sei, ora? Non vedi?
sparisco, non sono più
neanche me stesso dallora, il me stesso di oggi,
leroe shakespeariano, il Tristano spacciato
per lIsotta che eri. Non vedi? Sparisco, sparisco
! E
io muoio, io muoio
! Non vè più speranza
di vita? Non vè più speranza
? Non vè più
speranza: il gioco è finito, è finito. Non vè
più speranza, più nulla. (Addioo! Addiooo
!)
Più nulla.
Nicola DUgo
Gli alberi ed il vento
Negli alberi il vento parla,
in montagna la gente lo ascolta,
canta e fischia.
Nei paesaggi, la gente lascolta.
I pastori, portano il gregge ai pascoli.
Gli arcobaleni lucenti illuminano i paesaggi,
gli uccellini partono e vanno nei paesi caldi
per non morire
Irina Carletti (8 anni)
La motoretta
Quando te la regalarono
fosti felice!
Ma poi ne facesti
una ragione di vita.
Era la tua evasione
a una situazione.
Cosa fu?
Uno smarrimento,
o una volontà
di provare le tue capacità,
a farti urtare con violenza,
senza farti riprender conoscenza?
Non lo sapremo mai,
ma in quella via
cera la morte,
che attendeva paziente
per ghermirti,
con la sua falce lucente.
In cielo,
per i viali luminosi
ma senza calore,
libra la tua anima,
scevra da ambasce terrene,
in corse felici
senza pericoli.
Così voglio pensarti, Lorenzo.
Bruna (la Tata)
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