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Anno IX numero 12 - dicembre 2000

 L'ANGOLO DELLA POESIA

"adesso 08"
18 novembre 2000

delle destrezze tue
per quelle stesse cose
ch’oramai fa lui
d’inutile presenza diventa la tua
che d’altro ruolo non sai capir passaggi
e fermi tutto
e freni
e sparli
che d’affogar ti senti futuro
antonio


Stillicidio
Spiove. Tuttavia non c’è più niente che cada.
L’acqua è una guaina tra le cose
unite da lentissimi fili
e ogni goccia veste un ago di luce. Sembra
che non esista più una terra emersa,
c’è una stasi che non ha
mai posa.
Aspetto che le forbici del sole
dividano queste sciocchezze dallo scuro
che aumenta
perché io mi renda appena presentabile
e nel poco che varia ti ripeta
che continuo a non dimenticarti.
Costantino Belmonte
(da Polittico dell’estate)


Alla stazione
Partono le persone come sempre,
quasi avessero degli appuntamenti.
Partono con modi rassegnati e
nelle loro vite insipide inutile
diventa il sudare in terra.

Partiamo tutti?
Anche questo treno è partito!

Vedo aeroplani in cielo e
tra le nuvole un gabbiano con
il cuore tra le ali.
Mario Ceccani


"Notizie dalla Bosnia" – VIII
Marta, Nimo, e le tombe

I verdi prati e gli occhi dei bambini
bellissimi, le smorfie e le ditine
nel naso, gli alberi alti, le anime,
l’una, poi l’altra, dietro al guiderdone

d’un bacio; le case basse, le case
alte sopra giardini e traffici
di calze, il vecchio e il suo bicchiere a dose
di paese intavolato, e tu ne odi

di voci dalle soglie cicalare,
e ne vedi di visi intenti a cercare
fra le mani il destino delle ere
ferme a questa, scrutare ai polsi le ore

che si appropinquano all’appuntamento.
Bello il pino antico del vecchio Nimo,
quando campane chiudevano il conto
del giorno, leggere. Cose che amano.

E bella Marta, col suo seno candido
di grazia ricolmo, la grinta d’ebano
e il palpito del cuore che s’effonde,
ora che il pensiero di lei si liba

un attimo. Vero bambini, vero
che il pensiero si nutre di trastulli?
Piccole care creature nel nero
fumo delle guerre, grigio dei crolli

dei palazzi in cui stavate. Piccole
creature, piccole, impotenti a fronte
di una guerra che ci umilia. Se tocco
le mani vostre v’afferra la mente

e il braccio. Tremo a lasciarvi inermi
come Marta in una fossa di bombe;
abbandonarvi come i bimbi ai corvi,
Nimo nella polvere, storte gambe

in ecatombe. L’amore e l’amore.
Perché v’è solo amore in questo mondo
d’amore e amore. Ma cresciute avare
voglie di uomini che vanno a fondo,

ci confondiamo tutti da millenni.
Non sappiamo liberarci piú delle
catene in noi. Ci confondiamo indenni
e uccisi… ci confondiamo. Molle

cade la sera e vengono le stelle
a visitare noi, per ricordare
a noi di dimenticare le balle
di cui ci andiamo sincerando. Sere

tristi le molte senza stelle d’oggi:
tristi. Stanotte cadono le bombe
su Zagabria, dagli occhi anche i raggi
s’ascondono, e Marta e Nimo, e le tombe.
Nicola D’Ugo


Su commissione.
Una poesia per te

Alle tue onde
schiarite dal sole
dove si riflettono
gli occhi fissi.
Ai tuoi gesti
mossi da un uragano
dove si genuflettono
le bocche amare.
Si può solo guardare.

A chi mai questa pietra
smeraldo può apparire smorta?

Su commissione creerò
giganti per proteggerti
quando i nostri visi chissà
non si parleranno più

Una poesia per te
quante volte l’ hai immaginata?

Per quanto si possa
conoscere le tue mani
non si saprà mai
leggerle nelle rientranze.
Di certo non badi alla velocità
apprezzi la tua macchina
e i suoi rumori

Allora delle tue paure
non rimangono che rari incubi
sparsi qua e là
da un vecchio contadino

Così sicura prendi per mano
la vita che non aspetta ma
puntuale, fa partire i suoi treni.
Mauro Leva


Un Riccio
Piove piove, a goccia a goccia,
si scioglie il corpo spinoso
di un frutto autunnale,
caduto per stanchezza sulla terra,
e su di lei lascia la scia
del suo sangue viola,
è il nero tannino e la pioggia dell’aurora.
Manuela Olivieri


Desiderio
Indecifrabile sensazione,
umore, dentro,
quasi tormento.
Poi desiderio,
voler realizzare.

Cosa? Quando? Come?
Progetto,
laborioso ingegno muove,
a trovar modo,
risolvere ostacoli, problemi.
Scalo montagne.

E mi trovai a scalar montagna,
saltare buche,
evitar le roccie.
Per ogni passo guadagnato,
affissi un nuovo chiodo,
sulla parete verticale,
della realizzazione.

Poi, in cima,
svettai vittoriosa,
ma nuovo successo chiedeva già,
di riscender a valle,
e da princìpio riscalar,
più ardua ed ambita vetta.

E di nuovo sensazione,
strana, amara agonìa,
mi ritrovai di sotto a valle,
incosciente d’esser lì,
per riscalar nuovo, ambito successo.

Ed ogni volta così,
faticosamente salire e scendere,
per meglio progettar,
appoggiandosi sui chiodi,
precedentemente affissi,
e arrivar più su,
ogni volta.

Or anima mia,
non tormentarti di sensazione,
che riscender a valle occorre,
per tornar lassù, più su.
Emanuela Pancotti


Disperato trip
Mi sembra d’aver viaggiato a lungo,
attraverso le maree
credendo di vedere lidi ospitali.
Adesso stanca
veleggio naufraga,
non ho più voglia di meta
e quando la trovo
rifuggo.
Micaela Rizzo


Davanti
Davanti
sono uno scaffale
aperto

in alto
libri eruditi
e per il resto fragile cristalleria.

Ma dove messo con le spalle al muro
c’è una fessura
di polvere e rifiuti

e la comune noncuranza
dietro la facciata
a guardarsi.
Biagio Salmeri


Piccolo
In un momento perso nei pensieri,
è comparso un batuffolo di peli;
il manto bianco, un po’ sporco d’avana,
orecchie corte a punta, muso fino,
dentini bianchi, aguzzi, e sguardo vispo.
Lo chiamo e s’avvicina timoroso
ma appena lo accarezzo si scatena:
corre, zompetta, nuota in mezzo al verde,
sbuca dal1’erba, slitta e piroetta;
ritorna e si distende zampe all’aria,
lo gratto lo trastullo, mi diverto,
poi s’alza mi sorride e scappa via;
per un momento ho visto l’allegria.
Riccardo Simonetti