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Sommario anno X numero 3 - marzo 2001

CINEMA - pag. - 21


Una Pura Formalità

Giuseppe Tornatore, Francia-Italia 1994, 108 min.

di Emanuela Evangelisti

depardieu.jpg (16102 byte)Un sapiente uso della macchina da presa rivela sin dal principio il mistero di questo film, grazie a un’inquadratura frontale della canna di una rivoltella carica che, sparando quel colpo decisivo, dà inizio a una corsa quasi inarrestabile del protagonista lungo un bosco che vediamo con i suoi stessi occhi attraverso una lunga ripresa in soggettiva.
Depardieu è Onoff, uno scrittore di successo che non pubblica più alcun libro da diversi anni, causa il "lungo terrore della pagina bianca". La sua fuga viene interrotta da agenti in divisa che lo conducono in uno strano commissariato, non ben localizzato, isolato dal resto del mondo, dove non c’è una penna che scriva e dove cola acqua da ogni parete. Il motivo di questo arresto temporaneo è "una pura formalità", dettata dalla necessità di capire cosa ci faceva Onoff in una strada periferica di un paese sperduto, sotto una pioggia incessante e violenta, in prossimità del luogo e dell’ora in cui veniva commesso un delitto.
Durante un lungo interrogatorio, che ha il sapore di un’intervista, in uno scenario lugubre e talvolta surreale, Onoff ripercorre le fasi più importanti della sua vita, confessando come la propria biografia ufficiale, ben nota al commissario che, non a caso, è anche un suo assiduo lettore, non sia che un’invenzione da lui stesso creata per celare la sua vera identità, quella di Biagio Febbraio, orfano ritrovato nel giorno di San Biagio del febbraio 1946.
È con frammenti di memoria resi bene attraverso un montaggio velocissimo di immagini in flash-back che Onoff risale alla verità sulle ultime quattro ore della sua vita e al motivo del ritiro e della momentanea permanenza in quel posto ambiguo e pur apparentemente reale.
Un film eccezionale nel suscitare tensione, grazie anche ai sempre tematici commenti musicali di Morricone e ai dialoghi tra i due personaggi: da una parte Onoff, uomo distrutto da una vita sofferta, nella quale l’arte dello scrivere è ormai ridotta a vizio e quindi a pretesto per stare bene senza dover ricorrere alla bottiglia; dall’altra il suo interlocutore che, sotto le spoglie del funzionario di polizia, assume i tratti di un inquisitore, che si fa chiamare Leonardo da Vinci.
È stato definito, a buon diritto, un thriller psicologico dall’atmosfera kafkiana in quanto il protagonista è coinvolto in un conflitto che non è preparato a risolvere e che si svolge quasi integralmente all’interno di un’unica stanza.
Una storia avvincente e imprevedibile che tiene lo spettatore incollato alla sedia in attesa del chiarimento di un caso solo apparentemente complicato.


Sommario anno X numero 3 - marzo 2001