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Sommario anno X numero 7 - luglio 2001

SPORT E SOCIETÀ - pag. 21


Giallorossi ieri e oggi

21-sportesocieta-giallo-Stadio.jpg (22838 byte)"Nel triennio che va dal ‘74 al ‘76 la violenza negli stadi di calcio italiani assunse un carattere nuovo: si fece endemica, sistematica, organizzata. La gente cominciò ad aver paura di quel che accadeva all’Olimpico. Soprattutto i bambini e le donne preferivano restare a casa. A sentire gli esperti, si trattava di pochi teppisti, più o meno politicamente orientati. Almeno all’Olimpico, la violenza appariva ben circoscritta. Gli incidenti avvenivano solitamente in Curva Sud, dove si attestavano quelle decine di "gruppettari" che sventolavano drappi, urlavano da ossessi, lanciavano petardi e mortaretti, avventandosi contro le recinzioni, cercando di scavalcarle e superandole anche, riuscendo attraverso l’amore per la Roma a procurare alla stessa multe di milioni e milioni e squalifiche del campo". Il brano citato è tratto dal libro Forza Roma, daje Lupi, di Marco Impiglia.
In un numero di quegli anni (precisamente del 1977) della rivista Giallorossi (rivista che per un breve periodo anche il sottoscritto ha letto da adolescente) si trovava una lettera che iniziava così:
"Caro direttore di Giallorossi, chi le scrive è un gruppo di tifosi appartenenti al gruppo Fedayn, che più volte ha letto sulla vostra rubrica (da noi molto seguita) appelli allarmanti lanciati agli sportivi dai vostri giornalisti, sul fatto che allo stadio domenicalmente si radunano centinaia di sbandati di ogni colore e di ogni ceto, che col pretesto della Roma provocano incidenti spesso gravi, che non fanno altro che danneggiare la Roma."
I Fedayn, che prendono il nome dal celebre gruppo guerrigliero arabo, sono senza dubbio uno dei i più antichi, e più romantici gruppi del tifo organizzato romanista. Nel 1972 questi ragazzi del Quadraro, sulla Tuscolana, avevano già l’abitudine di essere tutte le domeniche mattina alle dieci davanti ai cancelli dello stadio. Visti i mediocri risultati della squadra, la gente li prendeva in giro: "siete dei kamikaze" gli diceva, "siete peggio dei Fedayn". A loro il nome fedayn è piaciuto, come ha spiegato il loro leader Roberto Rulli in un’intervista, precocemente scomparso dieci anni fa. Anche perché le loro simpatie politiche andavano a sinistra. Il loro inno è malinconico-"maledetto": "E quanno more er prete, sonàno le campane, piangono le puttane e i loro protettori; ma quando moro io non voglio gesù cristi ma solo gagliardetti dei Fedayn teppisti". Oggi, tanto per dare un’idea della loro impostazione, campanilista ma non pesantemente sciovinista, firmano i volantini con la sigla: Lega Romana-SPQR.
In quegli anni ogni gruppo ultrà tifava per suo conto, fino a quando non vi fu, nel 1977, l’unificazione nel CUCS Roma, il Commando Ultrà Curva Sud, dietro a cui si riunirono diverse sigle. Quel gruppo che oggi è ridotto al lumicino, e recentemente ha rinunciato a mettere il proprio striscione in curva, dominò per buona parte degli anni Ottanta facendo scuola in Italia per l’entusiasmo, la compattezza e, tutto sommato, anche una lodevole dose di autocontrollo. Ma è anche vero che allora alle trasferte non si andava scortati dalla polizia all’andata e al ritorno come dei pericolosi criminali, che i rapporti con la società erano molto più sciolti, senza la pretesa che vi è oggi, di controllare il tifo ultrà da parte della società applicando perfino una censura preventiva ancora più occhiuta di quella della polizia sugli striscioni, e infine che gli ultrà non vendevano gadgets come fanno ora, con la benedizione della società.
In ogni caso, dopo che la Roma ha conseguito lo scudetto, sono andato a fare una ricerca su internet per vedere se trovassi qualche testimonianza della la rivista che compravo negli anni della scuola media, e che poi lasciai per la più patinata La Roma. Non solo Giallorossi c’è ancora, ma ha un suo sito web, che si presenta vivace e leggero, ben aggiornato, e soprattutto, come si legge su un banner in basso, "deberlusconizzato": facendo click sul banner si può ascoltare una canzonaccia antiberlusconiana di Roberto Benigni. Ma non solo: tra le altre cose si apprende come a Damiano Tommasi, centrocampista della Roma e obiettore di coscienza al servizio militare, particolarmente amato dalla curva per la sua gentilezza e la sua umanità, sia stato affidato l’incarico di Mister onorario dello Zokkolette Fotball Club, composto di obiettori di coscienza. I tifosi hanno bisogno di Totti, di Montella, ma anche di questi punti di riferimento meno appariscenti ma con una grande carica umana. L’indirizzo del sito è: http://digilander.iol.it/giallorossi/
Luca Ceccarelli

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23 ottobre 1983 - Lazio - Roma   0-2

Dal Messaggero del 24\10\1983: "due curve stracolme, netti e vivi i colori. Migliaia di bandierine biancoazzurre nelle mani frenetiche dei laziali. La solita coreografia, collaudata ormai con lo scudetto, nella curva sud, interamente giallorossa. Attimi di tensione, solo quando mancava un quarto d’ora all’inizio. Sino a quel momento le curve si erano fronteggiate rimbeccandosi con cori non proprio da collegiali. Improvvisamente dalla curva nord é emerso superando braccia e teste, un gigantesco striscione un po’ rozzoe volgare, vagamente provocatorio. La risposta dei romanisti é stata stile Oxford: un lungo applauso carico di ironia che deve aver disorientato i laziali. Con sapiente regia poi alle14:25, mentre dal tunnel spuntavano già i calzettoni di Di Bartolomei, la curva sud ha sfoderato il suo asso: un gigantesco tappeto con un messaggio d’amore. Ti amo semplicemente!!!!! 


Sommario anno X numero 7 - luglio 2001